“Novecento” di Alessandro Baricco

Novecento è un monologo teatrale scritto da Alessandro Baricco. La storia è ambientata su di un piroscafo transatlantico, Virginian. E’ qui che comincia la storia, la storia di un bambino, divenuto ragazzo, divenuto uomo. La storia di un pianista nato cresciuto e morto su una nave, il suo mondo. Danny Boodmann T.D Lemon Novecento è il suo nome. E’ un ragazzo prodigio nel suonare il pianoforte, strumento sul quale è stato abbandonato alla nascita.

Nel monologo, la fabula (l’insieme degli elementi di una storia considerati nel loro ordine logico e cronologico) è presente solo alcune volte, è l’intreccio che prevale, perché il personaggio che narra la storia, ne racconta i fatti nell’ordine in cui gli vengono in mente. A scegliere l’ordine in cui sono raccontati i fatti è l’autore che entra a far parte del testo occupando il ruolo dell’amico di Novecento, un ragazzo che suona la tromba e fa parte della band incaricata di intrattenere i passeggeri. Il narratore è quindi interno, alcune volte può sembrare anche onnisciente. Nel testo sono presenti sequenze narrative, descrittive, dialogate e riflessive. Il narratore utilizza un linguaggio di stile quotidiano, il testo è molto scorrevole, ma in alcuni punti ci si sente quasi persi, perché troppo partecipi della storia. Altri elementi che compaiono sono l’analessi e il flashback. L’analessi è minima, viene utilizzata maggiormente nel punto iniziale e successivamente viene usata in piccole frasi durante la narrazione. Di flashback ne troviamo vari, molto specifici e determinanti all’interno del testo, che il personaggio narrante utilizza in modo perfetto per far continuare la storia. I temi affrontati sono quelli del legame, che il protagonista nutre nei confronti del Virginian, la sua casa, la sua famiglia, il suo mondo.

L’altra tematica è quella dell’immaginazione, che Novecento “costruisce” nella sua mente, l’immaginazione del mondo sulla terra ferma, oltre l’Oceano, delle città, degli odori, dei suoni, dei sapori, del MONDO che lo circonda e che lui non ha il coraggio di visitare, non è capace di gestirlo, come fa con il suo pianoforte. L’immaginazione è per lui un sogno, formato dall’unione di tutti i racconti dei passeggeri del Virginian, quei racconti lui li ha immagazzinati nella sua mente, li ha vissuti, immaginando di guardare il mondo, di sapere ogni cosa di esso. Il messaggio che l’autore vuole trasmettere è quello di fare sempre ciò che ci rende realmente felici, qualunque cosa essa sia, che il mondo non è per forza quello che ci circonda, il mondo per ogni individuo può essere anche solo un angolo, purché sia quello che per noi lo rappresenta. Il messaggio in parte è anche quello della libertà, libertà di scegliersi il proprio destino e di vivere la vita godendosi ogni attimo.

Questo testo non può essere definito solamente bello, è molto di più, è un viaggio che noi percorriamo con il protagonista, ci immedesimiamo in lui, proviamo le sue stesse emozioni. Per me è stato esattamente così, viaggiare con gli occhi verso mete descritte da Novecento. La narrazione in prima persona mi rende partecipe, essere il narratore e allo stesso tempo il protagonista. E’ una sensazione stupenda. Sono entusiasmata dalla vita del protagonista, dalle sue passioni, dalle sue paure, dalle sue sicurezze e convinzioni, dal suo essere quel che è. Mentre leggevo, da una parte, non vedevo l’ora di arrivare alla fine, dall’altra volevo che questa lettura fosse infinita, un viaggio ….! Sono felice del fatto che il pianista non sia mai sceso dalla nave, era proprio questo quello che volevo, una storia osservata dagli occhi di qualcuno che non ha mai visto il mondo vero, perché il suo mondo era il Virginian. Proverò ad immaginare da sola una storia nella quale il pianista non si ferma sul secondo gradino, ma sale il terzo e inizia una nuova vita, una vita diversa ma che può essere allo stesso tempo speciale, mi immedesimerò comunque in lui, ma questa volta sarò io, al posto dell’amico, a decidere l’ordine degli avvenimenti e i fatti da raccontare, mi trasformerò da lettore a narratore.

 

di Greta Di Martino