L’affetto… è sempre la miglior medicina! – Racconto

Finalmente …. oggi è arrivato il giorno tanto atteso , finalmente oggi con la mia famiglia vado a fare una gita, e ora arriva il bello… la destinazione la scelgo io!
Tutti gli anni il 31 dicembre la mia famiglia festeggia il capodanno in una gita familiare; a me non è mai piaciuta , mi sono sempre annoiata. Certo, la destinazione non l’ho mai scelta io, ma quest’anno è tutto diverso, oggi è un giorno memorabile, un giorno da ricordare nella storia della famiglia Pizzottelli.
Io sono Anita, una bambina curiosa e mi piace divertirmi, mi piace stupire le persone con i miei trucchetti di magia. Esatto: sono una “maga” e come tale non potevo che scegliere una destinazione magica e particolare, come il Parco Magico di Brasilia, in Brasile.
Si tratta di un parco con all’interno un grandissimo Luna Park, un bellissimo zoo e oltre trenta circhi. Maghi, giocolieri, clown, equilibristi, ogni genere di animale, insomma, è il luogo dei miei sogni! Non vedo l’ora di arrivarci, voglio mostrare a tutti il mio talento.
Ed ora… è arrivato purtroppo il momento più brutto di tutto il viaggio. Sono stata ben dodici ore in aereo, e come se non bastasse accanto a mia zia Edelina e a mio cugino Edoardo, un neonato di sette mesi che per tutto il viaggio non faceva altro che sbavarmi addosso, che schifo!
Mi sono annoiata tantissimo, non sapevo cosa fare, non c’erano carte né giochi con cui giocare, cose indispensabili per una bambina di otto anni come me.
Abbiamo viaggiato in aereo tutta la notte, anche se io non sono riuscita a dormire un secondo, sempre per colpa di Edoardo che faceva impazzire mia zia piangendo, facendola urlare; i miei timpani si erano letteralmente rotti e i miei occhi erano gonfi e arrossati; ne ero certa, in quel momento ero in una gabbia di noia e di fastidio che la mia testa non riusciva più a sorreggere.
Terminato il viaggio abbiamo alloggiato in un albergo a Brasilia, un tre stelle: pensate che della mia famiglia eravamo in ventisei, e le camere erano veramente piccolissime, perlopiù le nostre erano da cinque, quindi immaginate la scomodità, eravamo tutti strettissimi.
Fortunatamente questa sensazione non è durata tanto, perché siamo subito andati a fare il i biglietti per il Parco Magico. La fila era lunghissima ma dopo un’ora siamo riusciti a venirne a capo.
Pagati i biglietti, siamo tornati in albergo, pronti alla splendida gita che ci avrebbe atteso domani (i biglietti per oggi erano tutti terminati); ma per me non è stato un problema, perché così ho avuto il tempo di allenarmi per lo show che avrei fatto l’indomani.
Dopo un anno e vari mesi passati a chiedermi l’esistenza della, magia, finalmente è arrivato il fatidico giorno, il giorno in grado di dare uno slancio alla mia carriera da maga.
Con fierezza sono arrivata allo sportello dell’auto e dopo una ventina di minuti sono scesa insieme alla mia famiglia e mi sono fermata a guardare con uno sguardo sognante quel bellissimo arco in fiori, che mi divideva dal luogo dei miei sogni.
Due passi e “Boom”: mi veniva quasi da piangere, era un posto così bello, chiunque ci vorrebbe entrare….
– Devi essere forte, Anita! – mi incitai mentalmente, poi feci un gran respiro ed entrai nel circo numero 27, a prepararmi per il gran momento. Giravo lo sguardo e vedevo eccezionali personaggi fare le prove, proprio come me, mi sentivo al settimo cielo!
Era quasi arrivata l’ora, ho indossato cappello e mantello, ho preso i miei guanti verdi portafortuna, la mia bacchetta e infine il mio aiutante: il mio dolce coniglietto Plaf .
Prima di entrare in scena, ero talmente agitata che senza volerlo sono scivolata a terra, battendo la testa sullo spigolo di una Cassa pussa via (la cassa che noi maghi utilizziamo per far sparire le persone)! MI faceva tanto male la testa, il dolore che provavo era talmente tanto che nella mia testa passava il vago pensiero che io non avessi più potuto fare l’esibizione che aspettavo di fare da quando il mondo della magia è entrato nel mio cuore.
Ed eccolo… il mio incubo realizzarsi!
Corsi subito nella platea, dalla mia mamma, ero distrutta, e se solo pensavo a quello che mi era successo mi sarei chiusa in casa cinque mesi, o forse sei, o sette… la mia testa stava proprio scoppiando!
Quando all’improvviso Edoardo, il mio cuginetto, ha iniziato ad indicarmi con la sua manina .
Io non volevo pensare anche a ciò che era successo in aereo, quindi ho fatto finta di ignorarlo.
Ma lui continuava e continuava ad indicarmi, allora mia zia Edelina lo portò da me e me lo mise in collo. Sinceramente non ne ero entusiasta, però… che dovevo fare?
Ad un certo punto lui mi sorrise e mise la sua mano davanti al mio cuore.
Non ne sapevo il motivo, ma improvvisamente mi sono sentita carica, sempre dolorante, ma è come se sentissi una pompa che piano piano mi stava facendo sorridere.
Il suo sorriso ed il suo supporto non aveva guarito la mia ferita, no… ma aveva guarito quella parte di me che si era rabbuiata e intristita. Ora non ero più infelice, grazie al mio cuginetto, che avevo ritenuto fastidioso e che avevo ignorato… che stupida… è proprio vero che l’affetto è la miglior medicina!
Martina Ferraro / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze