L’IMPATTO PSICOLOGICO DEL COVID

La recente pandemia ha allarmato il mondo, spaventandoci per l’incolumità della nostra salute fisica, ma viene spesso ignorato l’impatto psicologico che ha avuto. Infatti non solo la salute fisica delle persone è stata attaccata, ma anche quella mentale.

Secondo Il Sole 24 Ore la percentuale di coloro che hanno avuto esperienza di un disturbo depressivo maggiore è più che raddoppiata tra il 2018, anno in cui era pari al 6%, e l’aprile 2020, in cui ha toccato il 13%, questo contando chi chiede aiuto e lasciando fuori le tantissime persone che non si sono rivolte a degli specialisti. Secondo lo studio svolto dal Dipartimento di salute mentale dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” volto a valutare le aree del funzionamento psicosociale, tra cui la presenza di sintomi dello spettro ansioso-depressivo, ossessivo-compulsivo e post-traumatico da stress durante il lockdown sono aumentati i livelli di ansia, depressione e i sintomi legati allo stress, soprattutto nei soggetti di sesso femminile. In realtà spesso gli uomini sono meno propensi a chiedere aiuto poichè secondo gli stereotipi essi devono mostrarsi sempre forti e mai “deboli”.

La durata dell’esposizione al lockdown ha inoltre rappresentato un fattore predittivo significativo del rischio di presentare peggiori sintomi ansioso-depressivi. Queste patologie possono essere causate da avvenimenti economici legati alla pandemia, come la chiusura di molte attività o un eventuale abbasamento degli stipendi, l’isolamento o l’eventuale perdita di un proprio caro. Inoltre lo sperimentare una situazione senza precedenti e senza sapere come sarebbe potuta finire ha di certo alimentato lo stress generale. Un modo per risolvere questo ulteriore danno che il covid ci ha creato può essere parlare di questi argomenti, in modo che lentamente smettano di essere un tabù e sperare in un miglioramento e aumento delle strutture in modo da poter fornire più aiuto a più persone.

 

Di Eleonora Tagliavini