Cronache da Vancouver: Portogallo e Francia

Cosa c’entra Vancouver con il Portogallo e la Francia vi chiederete. C’entra perché quando sono arrivata in Canada una delle prime persone che ho conosciuto è stata Nina, la mia “room mate”, un’altra studentessa internazionale. E, sì, alla domanda: “da dove vieni?” Lei mi ha risposto “dalla Francia e dal Portogallo”. Provenire da due paesi diversi è un po’ impossibile, eppure sì, per una ragazza come Nina è difficile spiegare da dove viene, perché dire che è nata in Kenya da mamma portoghese e papà francese è un po’ complesso. Per poi dire che è vissuta in Kenya per tre anni e poi a Roma per cinque e poi a Panama per quattro e poi a Cuba per altri cinque e poi in Guatemala per tre diventa in fretta un miscuglio di informazioni sparse che creerebbero solo confusione. Ma non c’è altro modo per dirlo, è proprio così, una vera e propria cittadina del mondo… e io dopo tutto questo ho anche dovuto dire che sono nata e cresciuta a Bologna senza muovermi di un passo. Ammetto di essere stata tentata di spiegarle come a cinque anni mi sia trasferita da Via Petroni alla Bolognina… ma mi sono trattenuta. E a pensarci ora avrei potuto dire che sono italo-montenegrina di sangue, ma non mi è venuto in mente!

Così la nostra storia comincia, con lei che mi fa i biscotti mentre sono in quarantena e io che le sorrido, la ringrazio e chiudo la porta. Per le due settimane successive alla mia quarantena non ci parliamo quasi, dividiamo il bagno, ci salutiamo quando siamo nella stessa stanza, ma niente altro. Studiandoci a vicenda per un mese non abbiamo proferito parola, mi sembrava così distante da me: una ballerina senza patria a Vancouver. Finché un giorno di metà dicembre lei propone di guardare un film di Natale e io ovviamente accetto data la mia passione per i film natalizi. Spoiler: abbiamo guardato 10 minuti del film e abbiamo finito per interromperlo e iniziare a parlare. E quella sera abbiamo parlato per due ore di fila, da sconosciute, ci siamo raccontate di tutto sulle nostre vite, esperienze, amicizie. Mi ricordo perfettamente la sensazione che ho provato quando camminavo verso la mia camera per andare a dormire: non mi sono mai trovata così a mio agio con nessun altro nella mia vita. Il modo in cui abbiamo parlato di tutto senza problemi, la quantità di cose che avevamo in comune pur avendo vissuto due vite totalmente diverse. La settimana successiva è stata di assestamento, ci siamo conosciute un po’ di più e abbiamo fatto cose insieme, alla fine di quella corta settimana eravamo una cosa sola. E lo siamo tutt’ora. 

Pensare che era solo quattro mesi fa mi fa rabbrividire, mi sembra di conoscerci da anni, eppure non siamo stanche l’una dell’altra. Vivere con una persona sette giorni su sette significa provare le stesse cose che prova l’altro, aiutarsi nei momenti difficili e gioire nei momenti felici, tutto questo insieme.

Dopo mesi posso dire che Nina ha aggiunto qualcosa alla mia vita che nessuno potrà togliermi mai più, e spero di aver fatto lo stesso con lei. 

E posso dire di avere una sorella vera, da qualche parte, nel mondo. 

di Sara Perović