Tra scoperta e rischi

Prima felici e subito dopo tristi, arrabbiati con il mondo per poi scoppiare a ridere inconsciamente, sull’orlo di una crisi di pianto per non sentirsi capiti o semplicemente perché ci andava, impulsivi e immaturi. Questo è come ci sentiamo spesso.

Ma cosa ci succede in questa fase della nostra vita? Perché siamo soggetti a continui e immotivati cambi di umore?

<<Già Aristotele, più di duemila anni fa, definiva gli adolescenti “folli” distinguendo il loro comportamento da quello degli uomini maturi perché descritti come “impetuosi, facili all’ira e al seguire l’impulso”. Concludeva considerandoli schiavi delle passioni perché “irragionevoli, presi da se stessi e inclini a sentirsi invincibili”>>. Ma l’affermazione del filosofo, ritenuta vera tutt’ora da genitori e insegnanti, che senso ha da un punto di vista evolutivo?

Gli adolescenti, infatti, in questa fase adottano un atteggiamento volto alla sperimentazione, sottovalutando i possibili rischi o conseguenze.

Ma da dove vengono le emozioni? Iniziamo con qualche cenno di anatomia… Il sistema limbico oltre a rappresentare uno dei sei lobi che compongono gli emisferi dell’encefalo, è composto da una serie di aree cerebrali; in particolare, interviene nell’elaborazione dei comportamenti legati alla sopravvivenza della specie , elabora le emozioni e le manifestazioni ad esse correlate (tristezza, pianto, gioia , risate, ecc) ed è coinvolto anche nei processi di memorizzazione e nei vissuti legati ad essi. Tra le diverse strutture anatomiche citiamo l’ippocampo e l’ amigdala. Il primo , a forma di cavalluccio marino, è un’ area fondamentale perché essenziale per il funzionamento della memoria ed entra in gioco nei processi di apprendimento; la seconda invece fa parte del cosiddetto cervello profondo , regola le emozioni di base (rabbia, paura e gioia) e le risposte fisiologiche connesse e infine è coinvolta nel sentire l’ansia e la paura. Quindi possiamo riassumere che mentre l’ippocampo “rimembra” i fatti, l’amigdala gli da la valenza emozionale.

In adolescenza l’ amigdala è meno controllata dalla corteccia prefrontale, quest’ultima è responsabile della funzione di prendere le decisioni e di inibire atteggiamenti inappropriati . Tale area completa il processo di maturazione entro i 27-29 anni, ciò è alla base del fenomeno neuro-fisiologico , scoperto in tempi recenti dai neuro-scienziati e definito “prouning”. Questo processo interviene, sempre a livello della corteccia prefrontale, sulle connessioni sinaptiche in eccesso e sottoutilizzate durante l’infanzia che vengono così eliminate , mentre si rinforzano quelle più in uso ; possiamo quindi paragonarlo ad un “reset”di un cellulare dove vengono scartate le applicazioni meno importanti , per dare spazio a quelle a cui siamo più interessati. Il prouning si completa entro io 27-29 anni , quando le ultime aree a maturare sono proprio quelle deputate al controllo e alla modulazione degli impulsi; inoltre aumenta lo spessore delle guaina mielinica che permette all’impulso nervoso di viaggiare più velocemente.

In adolescenza quindi si crea una maggiore “disconnessione” tra la tendenza ad esperire e il controllo, ciò se da un punto di vista evolutivo favorisce la ricerca di nuove esperienze e del piacere, dall’altra aumenta la vulnerabilità a correre rischi, talvolta con minore considerazione delle conseguenze a lunga durata rispetto a quelle immediate.

Questi meccanismi che si innescano in questa fase della nostra vita ci aiutano meglio a capire perché agiamo in un certo modo, aiutandoci a identificare le nostre emozioni o umori caratteristici.

In fine ,concluderei con una frase di Ippocrate: << …Gli uomini devono sapere che da niente altro se non dal cervello deriva la gioia, il piacere, il riso, il divertimento, il dolore, il pianto, la pena. E attraverso esso noi acquisiamo la conoscenza e le capacità critiche, e vediamo e distinguiamo il giusto dall’errato. Il cervello è anche la dimora della follia e del delirio, delle paure e dei terrori che ci assalgono di notte o di giorno>>; allo stesso modo Siegel in tempi moderni sostiene:<< I periodi di aumentata plasticità cerebrale hanno grandi probabilità di lasciare tracce indelebili. La propensione al rischio dell’adolescente non è segno di un cervello indecifrabile o “un pò matto”, ma indica solo un tempo fisiologico che fa imparare al ragazzo il modo di muoversi in un mondo complesso.[…] Dopo l’adolescenza il cervello non avrà più a disposizione quella plasticità che ha in dono. Secondo L. Steinberg “dopo l’infanzia, l’adolescenza è l’ultima occasione per fare la differenza”.>>

Giulia Nuzzo IV C cl