Bomba sul calcio: la Superlega

La Superlega, competizione calcistica creata alla mezzanotte e un minuto del 20 aprile 2021, ha già visto il suo epilogo prima di nascere davvero. La notizia della creazione di questo nuovo torneo ha scatenato un vero e proprio terremoto nel mondo del calcio, ma si è fermata sul nascere visto l’addio anticipato di diverse compagini.

La nuova competizione nasce da un’idea dei Presidenti di 12 dei principali Club Europei: tre Club spagnoli (Real Madrid – Barcelona – Atletico di Madrid), tre Club italiani (Juventus – Milan – Inter), sei Club inglesi (Chelsea – Manchester United – Manchester City – Arsenal – Tottenham – Liverpool). L’ideatore, fondatore e principale artefice della nuova competizione è Florentino Perez, Presidente del Real Madrid, che in un’intervista ad un talk show spagnolo “El Chiringuito”, ha annunciato la creazione di un campionato alternativo alla Champions League. Il risultato emerso dalle parole di Perez è che questo torneo, coinvolgendo i maggiori club Europei, possa portare un interesse maggiore nel guardare queste partite e quindi maggiori guadagni per le squadre che vi partecipano.

Ma in cosa consiste la Superlega. Come ho già detto, si tratta di una nuova competizione fra i club d’élite del calcio europeo che si pone in alternativa alla Champions League. Il format prevede 20 squadre: 15 membri fondatori, qualificati di diritto, e 5 club ammessi a rotazione in base ai risultati sportivi. Le squadre sono suddivise in due gironi da 10 squadre: le prime tre di ogni gruppo accedono direttamente ai quarti di finale (non ci sarebbero gli ottavi), insieme alle due vincenti degli spareggi fra quarta e quinta classificata. Dai quarti di finale la formula ricalca quella dell’attuale Champions League: gare di andata e ritorno a eliminazione diretta, finale in una partita unica.

In realtà questo torneo è stato ideato principalmente per saldare i debiti economici dovuti alle varie restrizioni che la pandemia ha portato. Infatti i club fondatori riceverebbero circa 3,5 miliardi come contributo una tantum a supporto dei loro piani di investimento e per far fronte alla pandemia Covid 19. La torta dei diritti tv sarebbe di circa 4 miliardi e un singolo club potrebbe incassare fino a 350 milioni a stagione. Il progetto prevede anche contributi di solidarietà al calcio europeo in misura maggiore alle cifre stanziate. Il finanziatore unico sarebbe la Banca JPMorgan con 3,25 miliardi di euro e, secondo il Financial Times, il finanziamento potrebbe essere ammortizzato in 23 anni tramite il pagamento di 264 milioni annui, quota che include un tasso di interesse del 2-3%.

Immediata è stata la reazione di UEFA e FIFA, che si sono opposte alla nuova competizione ribadendo che chi aderisce alla Superlega è fuori da tutto il resto del calcio, ossia non può partecipare a nessun torneo ufficiale. La decisione vale per i club, che non potrebbero partecipare al campionato, ma anche per i giocatori, che così non potrebbero giocare più in Nazionale, rinunciando a Mondiali ed Europei. Un altro nodo da sciogliere è quello degli arbitri: chi dirigerà queste partite? L’espulsione varrebbe anche per loro?

Ovviamente la notizia ha portato molta tensione anche negli stessi tifosi di queste squadre, i quali con lo slogan “CREATED BY THE POOR STOLEN BY THE RICH”, hanno protestato aspramente chiedendo che la competizione venisse abolita, affermando che un simile iniziativa avrebbe portato soltanto alla morte del calcio.

Ma questa competizione tornerà in auge nel prossimo futuro? Giovanni Malagò, Presidente del Coni, che ha esternato il suo pensiero ai microfoni di “Restart”, sostiene quanto segue “Non mi sentirei di garantire né di escludere che magari tra qualche anno, non credo prima, tutto questo possa concretizzarsi. Certo sarà doveroso lavorare a un accordo con le istituzioni sportive”.

Quanto successo è, a mio parere, molto serio, non solo da un punto di vista sportivo, visto che si preclude alla maggior parte dei club europei di non partecipare alla competizione (quando si era bambini chi aveva il pallone aveva il potere in mano e decideva chi poteva giocare e chi no) privandone le ambizioni e i sogni che tutti, indipendentemente da quello che si fa, dobbiamo avere, ma anche da un punto di vista politico ed economico.

Come sopra accennato, sia il Presidente di UEFA, Alekander Ceferin, grande amico di Andrea Agnelli, tanto da essere stato suo testimone di nozze, che della FIFA, Gianni Infantino, si sono sentiti traditi dai “secessionisti” , disapprovando con forza la creazione di una Superlega che è un negozio chiuso, un qualcosa che si distacca dalle istituzioni attuali, un qualcosa che è al di fuori del sistema.

Il modello sportivo europeo si basa su apertura e inclusività, su promozioni e retrocessioni. Abbandonandolo c’è molto da perdere e non è concepibile farlo per il guadagno di alcuni. Il calcio appartiene a tutti; i grandi club di oggi non erano necessariamente grandi in passato e non vi è alcuna garanzia che lo saranno in futuro. Questo perché il calcio è dinamico e imprevedibile. Chi si ricorda dove era il Manchester United prima che arrivasse Alex Ferguson a dirigerla? Ve lo dico io: era una squadra di poche pretese che milita solo dal 1975 nella Premiere League inglese; e la Juventus dov’era 15 anni fa? In Serie B; e il Manchester City? Ve lo dico sempre io: ha avuto il suo massimo splendore tra gli anni sessanta e gli anni settanta, vincendo alcuni importanti trofei nazionali per poi retrocedere fino alla Terza Serie (la nostra Serie C) e cadere nell’oblio. Solo grazie agli investimenti arabi, agli inizi degli anni duemiladieci, facenti capo allo sceicco Mansur bin Zayd Al Nahayan la squadra è tornata al successo in ambito nazionale e internazionale, e gli esempi potrebbero continuare. Se il calcio europeo è al massimo livello mondiale, sia per quanto riguarda i club sia per le nazionali, lo deve in grande parte proprio alla sua diversità. Bisogna che il sogno resti vivo per tutti.

Ho detto che la nascita della Superlega ha interessato anche la politica che ha avuto un ruolo determinante nel porre subito fine alla sua crescita. Tutta la politica europea si è allarmata perché, se l’Inghilterra è uscita dall’Europa con la Brexit, Bruxelles non ha potuto non notare l’assalto dell’economia americana proprio al Vecchio Continente. Va notato infatti che il finanziatore di tutta l’operazione è la Banca JP Morgan Chase & Co., multinazionale americana di servizi bancari, con sede a New York, la più grande banca al mondo con una capitalizzazione di mercato di oltre 420 miliardi di dollari (!), e questo non deve essere stato sottovalutato sia dall’UEFA che dai vari Governi nazionali europei. Un ruolo chiave lo hanno avuto i club tedeschi e francesi. I 12 fondatori avevano dato 30 giorni di tempo a Bayern Monaco e Borussia Dortmund per aderire; la metà dei giorni al Paris Saint Germain. Questo perché il mercato tedesco, il più ricco della Comunità Europea, era considerato cruciale dagli americani ed era necessario avere un top club della Germania nella Superlega. Dopo il no del Bayern e del Borussia, le attenzioni si erano spostate sul PSG, ma il proprietario del Club francese, lo sceicco Al-Khelaifi, era stato chiaro: il Qatar, organizzatore dei prossimi Mondiali di Calcio del 2022 non poteva tradire la FIFA. Infine, anche il Presidente francese Macron (sulla Superlega ha detto: “minaccia il principio di solidarietà e il merito sportivo”), così si legge dai giornali, avrebbe fatto pressione su “Stellantis”, quarto costruttore al mondo di autovetture, nato dalla fusione di FCA e PSA, che ha come Presidente John Elkan, cugino di Andrea Agnelli, Presidente della Juventus, affinché la squadra di Torino uscisse dalla Superlega.

Ho accennato all’aspetto economico della vicenda, aspetto, ovviamente, prioritario per i club secessionisti. Visto che la Superlega è stata condannata praticamente come un atto eversivo fatto ai danni dell’Europa calcistica intera, restano però i problemi legati alla sostenibilità finanziaria che la pandemia non ha fatto altro che ingigantire, esponendo al rischio della sopravvivenza molti club. E’ pensabile che quanto verificatosi oggi, con il tentativo della nascita di un campionato alternativo a quello indetto dall’UEFA, possa ripetersi tra qualche anno. D’altronde, quando nel 1992 la Champions League sostituì la Coppa dei Campioni, l’innovazione nasceva da pressioni dei club, desiderosi di monetizzare l’interesse che cresceva attorno al gioco e di legare la distribuzione dei soldi alla competitività tecnica, più che al caso. La vecchia formula a sorteggio libero, con tabellone tennistico ad eliminazione diretta, esponeva, infatti, al rischio di perdere le big in scontri ai primi turni o per incidenti di percorso con outsider nelle fasi finali. Fu introdotta la fase a gironi per garantire un numero minimo di partite a tutti i club partecipanti. Anche dal punto di vista del marketing la formula si è rilevata vincente: brand, inno, logo, vendita dei diritti e concentrazione degli spazi su pochi sponsor, pronti a pagare cifre notevoli. Una crescita impressionante ha spinto il montepremi al record di due miliardi nel 2018/19, creando forti incentivi a costruire rose milionarie perché, nei campionati nazionali, le pressioni dei piccoli club livellavano intanto i diritti TV. Tutto questo ha portato ad accaparrarsi i giocatori migliori facendo lievitare i cartellini, a far impazzire gli stipendi, a far diventare straricchi i procuratori. E’ ovvio che maggiori guadagni attirano maggiori investitori: gruppi finanziari USA, russi, cinesi, arabi; molte delle società della Superlega appartengono ad essi. L’arrivo della pandemia ha messo a nudo tutti i problemi del calcio sovradimensionato ed ha portato ad un crollo delle entrate per i club che più si sono esposti finanziariamente e che non riescono più a far quadrare i bilanci con le sole entrate derivanti dai diritti TV e dai guadagni elargiti dall’UEFA. Oggi si pensa al “Salary cup” che mai prima l’UEFA aveva considerato, ma è un rimedio alquanto discutibile. Infatti, un tetto agli stipendi in termini assoluti è pressoché impossibile in quanto i campionati nazionali hanno bacini di fatturato e schemi di costo diversi.

Il problema del calcio europeo è anzitutto finanziario. Non è pensabile che si possa sempre intervenire su costi e ricavi, che possono variare, come la pandemia ci insegna, perché significherebbe adottare un rimedio eterogeneo rispetto al problema che si vuole risolvere. Occorrerebbe non adottare misure restrittive come sono state il Fair Play Finanziario o il prospettato Salary Cup, ma cercare d’incentivare l’immissione di capitali freschi tramite il mercato e poi modificare la formula della Champions League cercando di sfruttarne meglio il potenziale, senza portare danno ai campionati nazionali, vera fucina di giovani campioni.

Personalmente concordo con quanto dichiarato dal giocatore Allan, ex centrocampista del Napoli, ora all’EVERTON F.C., ai canali ufficiali del club inglese: “Superlega? È stato orribile e sconvolgente sentire parlare di questa proposta, avrebbe decretato la fine dei sogni di tanti bambini. Loro sognano di giocare la Champions League per merito sportivo. È fantastico che questo torneo sia stato cancellato, è fantastico che abbia vinto l’amore per il calcio”.

Donato Di Iorio
V D Liceo Scientifico