Intervista a un giovane credente

di Selene Sposetti

Sei cresciuto in un ambiente familiare che ha influenzato le tue scelte riguardo alla fede, o hai trovato la tua strada da solo?

“La mia famiglia era la classica famiglia credente ma non molto praticante. Da piccolo mi portava mamma a messa, mi ha iscritto a catechismo per la prima comunione, e poi mi ha lasciato libero per la cresima. Ho scelto di continuare, e di lì in poi ho partecipato ai gruppi giovanili. Tutto il mio gruppo di amici era lì, e poi trovavo interessanti gli incontri. Crescendo, mi hanno proposto anche di assumere impegni in parrocchia, e dopo un periodo di crisi e domande, ho iniziato a maturare anche nella fede, indipendentemente.”

Quale avvenimento in particolare ti ha portato a credere?

“Uno degli eventi che mi hanno segnato particolarmente è stata la partecipazione a un seminario di tre giorni, organizzato dalla parrocchia, al quale già avevano partecipato i miei genitori e che li aveva entusiasmati, che il parroco aveva fatto come regalo al nostro gruppo di giovani. In quei giorni, ho fatto esperienza di tutte quelle cose che fino ad allora rimanevano nella sfera della conoscenza teorica. Un conto è sapere che Dio è Padre e mi ama così come sono, che Cristo è morto e risorto per me, che lo Spirito Santo accompagna la Chiesa…altro è farne esperienza ed avere la fede radicata nella vita, capire che non è una cosa campata in aria o il contentino per chi non si spiega alcune cose o ha paura di altre.”

Com’è cambiata la tua vita da quando Dio ne è entrato a far parte?

“Sicuramente non è più tranquilla, tutt’altro! Però è decisamente più…piena, penso sia questo il termine più adatto. Intanto, perché scopro ogni giorno che il valore della mia vita non dipende da fattori esterni, non dipende dal giudizio altrui, bensì dall’essere un figlio amato. Poi, ha gradualmente trasformato (e continua tuttora) il modo di vivere le mie relazioni, di rapportarmi con gli altri, capendo non senza fatica che a volte amare davvero significa perdere, non essere capiti, anche esclusi. Ha cambiato anche il mio modo di guardare alle cose, ai grandi temi della vita, ha ridefinito il mio sistema di valori e di cosa significhi realizzarsi nella vita. Nel confronto quotidiano con la preghiera e con la Parola di Dio, scopro il modo con cui sono chiamato giorno per giorno ad amare, che poi è il fine ultimo di ogni esistenza, attraverso le scelte che faccio ogni giorno. Sapere che il Dio con cui mi rapporto si è fatto uomo e ha sofferto fino a morire come fosse un infame, per amore, opponendosi a ogni sistema di oppressione dell’uomo sull’uomo, mi mette l’inquietudine di sapere che non posso stare tranquillo, sapendo che accanto a me ci sono situazioni di sofferenza, povertà, sfruttamento, mancanza d’amore…e ultimo, ma fondamentale, il Dio che si è fatto crocifiggere dà un orizzonte di senso a quelle cose di cui non si vorrebbe mai parlare, il dolore (specie se innocente) e la morte: ecco, queste non hanno l’ultima parola, perché quella spetta alla Vita.”

Molte persone criticano la religione cattolica, a cui tu aderisci, oggi in modo particolare per alcune sue posizioni su temi di attualità. Tu cosa ne pensi?

“Tendenzialmente, io faccio distinzione tra fede e religione, in quanto la religione prevede una struttura organizzativa che è fatta di persone, che come tutte le altre sono soggette a errori. Penso che ci siano delle critiche legittime, l’ultima ad esempio riguardo al tema delle benedizioni alle coppie omosessuali, che dovrebbero spingere la Chiesa, tutti i cattolici, a riflettere su quale sia il vero messaggio di Gesù per oggi e a fare un po’ di sana autocritica. Per non parlare della questione sulla copertura degli abusi sessuali, gli scandali finanziari… Bisogna però dire che tante critiche vengono mosse in termini di pregiudizio e senza una effettiva conoscenza del pensiero della Chiesa e della fede cattolica, decontestualizzando, o per il puro gusto di attaccare l’istituzione. Per quanto mi riguarda, ho smesso di infervorarmi per certe discussioni, specie se sui social, da anni, non per paura del confronto quanto più per rispetto della mia salute mentale…e soprattutto perché credo che ciò che credo si manifesti molto più nel dialogo e nella vita concreta, che non nelle discussioni sterili che non portano a nulla.”

Quali sono gli apporti positivi che invece senza il cattolicesimo non avremmo oggi?

“Il cattolicesimo, checché se ne dica, è parte integrante del pensiero occidentale. L’impulso artistico, letterario, musicale, architettonico e via discorrendo, la nascita delle università e il ruolo fondamentale nell’istruzione, nella filosofia, nella scienza (tanti ecclesiastici sono stati anche uomini di scienza di un certo rilievo), senza contare le opere caritative e di solidarietà di cui la Chiesa è sempre stata promotrice e che tanto hanno contribuito allo sviluppo umano di tante persone che le società da sempre hanno messo ai margini, basate nella continua affermazione della dignità inviolabile della persona umana.”

Se potessi fare una domanda a Dio, quale sarebbe, e perché?

“Bella domanda…ne avrei tante di cose da chiedergli, tra le più disparate, ma ce n’è una che mi preme più di tutte: Papà…ma perché noi uomini non riusciamo a essere liberi, e vivere da figli, da fratelli, perché non riusciamo semplicemente ad amarci di più?”