Guarire grazie all’immaginazione: il metodo Coué

All’inizio del novecento, accadde un avvenimento particolarissimo che avrebbe rivoluzionato il mondo della medicina nel secolo successivo. Nella cittadina di Troyes, in Francia, in una piccola farmacia, una donna malata chiese al farmacista di procurarle una soluzione che, secondo la donna, era l’unica possibile cura. Questa particolare soluzione era composta da componenti molto pericolosi e, di conseguenza, non si potevano usare.

Il farmacista, però, decise di aiutare comunque la donna: le diede una semplice soluzione acquosa aromatica, e le spiegò che all’interno del flacone vi erano le sostanze richieste. Dopo qualche giorno, la donna, in precedenza, malata si ripresentò in farmacia ringraziando il farmacista che le aveva dato la soluzione: era guarita! Il farmacista rimase alquanto sconvolto: era accaduto un vero e proprio miracolo! Il nome del farmacista: Emile Coué. Negli anni successivi, Coué diventò uno dei medici più famosi del mondo: venne invitato negli stati uniti, in Europa e in moltissimi altri paesi del mondo. Egli scrisse un solo libro: “Metodo Coué”.

In cosa consiste effettivamente il metodo Coué o effetto placebo? L’etimologia della parola “Placebo” è latina: placebo significa propriamente “piacerò”. La scelta di attribuire la suddetta parola per descrivere questo particolare effetto è più che adeguato; nel 1811 venne coniata la prima vera definizione dell’effetto placebo: “Aggettivo assegnato ai trattamenti prescritti più per compiacere il paziente che per guarirlo”. Se si comprende la definizione, è evidente che il paziente guarirebbe grazie ad una specie di inganno; “il paziente guarisce per ragioni ingannevoli”.

Una parte della comunità scientifica smentisce l’efficacia di questo metodo, sostenendo che non può essere dimostrato. In realtà, è stato dimostrato: durante la seconda guerra mondiale, l’anestesia Henry K. Beecher aveva il compito di curare i feriti di guerra sul fronte italiano, in seguito ai bombardamenti tedeschi. Egli non avendo morfina a sufficienza per alleviare il dolore dei feriti, somministrava loro una soluzione salina, invece della morfina, e dicendogli che la dose avrebbe fatto effetto presto. Dopo pochi minuti, un grande numero di soldati -agonizzanti e gravemente feriti, fino a qualche minuti prima- ai quali era stata iniettata la soluzione, si erano completamente acquietati: il dolore era terminato. Alcuni sostengono che fu comunque una coincidenza. Successivamente, Beecher, dopo essere diventato professore dell’università di Harvard, pubblicò i risultati di uno studio su oltre mille pazienti, che affermava che più del 35% di essi reagiva positivamente all’effetto placebo.

In seguito, l’effetto placebo venne testato anche su altre patologie: artrite, emicranie, depressione… e produsse risultati straordinari. Ancora oggi però, innumerevoli medici e professionisti del settore sostengono che questo metodo sia solamente una farsa: il paziente sente di stare meglio, in realtà è solo nella sua mente; i mali del soggetto, pur sembrando apparentemente scomparsi, arrecano gravi danni al paziente stesso. Tuttavia, grazie ai numerosi esperimenti scientifici dimostrati, l’effetto placebo sembra essere completamente funzionante e, producendo risultati straordinari, diventerà un metodo assolutamente convalidato, impiegato quotidianamente.

Francesco Scarpino Cheli 2I