Missione Natale – Racconto breve di Alexandru Durbaca

In un quartiere di Roma, nel bel mezzo dell’inverno del 1995 e con il Natale alle porte, vivevano due fratellini, Mario e Alberto, rispettivamente di 11 e 12 anni. 

Con l’arrivo delle feste natalizie, per loro il miracolo più grande era ogni anno l’addobbo dell’albero di Natale, vicino al camino, proprio come nei classici cartoni animati che tanto amavano guardare.

Mario e Alberto quell’anno erano un po’ tristi perché i loro genitori erano talmente impegnati con il lavoro ed i preparativi per il Natale dall’essersi totalmente dimenticati dell’albero. Anche se ancora bambini, decisero di prendere in mano la situazione e sorprendere i loro genitori, quindi partirono alla ricerca dell’albero perfetto.

Mario e Alberto si lanciarono all’avventura. 

Scelsero di prendere il tram per andare fino al villaggio di Natale, un posto attrezzato per la vendita di tutto l’occorrente per le feste natalizie. 

Una volta arrivati, vennero inondati da suoni, odori, luci e tante emozioni. Per tutto quello che li circondava, sembrava di essere davvero nel vero e proprio paese di Babbo Natale. Non dovevano distrarsi però, avevano una missione: trovare l’albero perfetto! 

Iniziarono a girare tra la gente, senza farsi rallentare troppo dalle bancarelle di dolci e adornate di lucine colorate.

Finalmente, i due fratelli videro da lontano il reparto dove vendevano gli alberi. Mario e Alberto iniziano a correre velocemente pieni di gioia, per scegliere quello l’albero più bello della città.

C’era un unico problema, a cui non avevano pensato fino ad allora. I piccoli dovevano usare i loro risparmi che non erano tanti e, in più, la prestanza fisica non permetteva loro di scegliere un albero troppo grande, altrimenti sarebbe stato impossibile riportarlo a casa. Questo non li scoraggiò e iniziarono a girare tra gli alberi, incantati dall’odore che li faceva danzare, come fa una pattinatrice sul ghiaccio, affascinati da tutti quegli abeti. La commessa li vide e chiese loro come potesse aiutarli. I piccoli le raccontarono tutta la loro storia, così la signora consigliò un albero in particolare. A prima vista non era proprio quello che sognavano, né come grandezza né come bellezza, però addobbato per bene dalle loro abili manine esperte, sarebbe potuto diventare l’albero dei loro sogni, quindi decisero di prenderlo. La commessa li vide così entusiasti che decise di regalare a quei piccoli sognatori anche alcuni addobbi natalizi.

Partirono entusiasti: direzione casa. Mario prese l’albero dalla base, Alberto dalla punta e, con molta attenzione, si diressero verso la stazione del tram. Da lontano videro il tram arrivare ed iniziarono a correre per riuscire a prenderlo, così da arrivare a casa prima dei loro genitori e preparare tutta la sorpresa al completo. 

Entrarono con gran fretta nel tram, però il conducente non vide che l’albero era ancora con la punta fuori, e chiuse le porte.  In un attimo, fu il disastro. L’albero si spezzò in due. Gli altri passeggeri cercarono di attirare l’attenzione del conducente per fare aprire le porte, ma era troppo tardi, l’albero ormai è rotto. I due fratelli presero entrambe le parti divise e, tristi e sconsolati, continuarono il viaggio verso casa. Non solo l’albero era spezzato, ma anche il loro spirito natalizio sembrava irrimediabilmente distrutto.

Giunti a casa, non sapevano più come fare per realizzare il loro sogno. L’albero già era piccolo e spoglio prima, adesso sembrava totalmente senza vita. Il loro piano di sorprendere i genitori con un albero di Natale gigantesco e pieno di addobbi, come quelli dei film, era fallito. 

I fratelli cercarono di tirarsi su di morale e provarono a salvare quello che era rimasto del loro povero albero, iniziando ad addobbarlo al meglio, per di più riuscirono a incollare anche l’altra metà del tronco per riformare l’abete originario. Certo non sarebbe stata una visione perfetta, ma pensarono che la bellezza spesso si trova nelle piccole imperfezioni della vita. 

Andarono avanti. Una volta coperto l’albero di addobbi, luci, palline e fiocchi si notavano molto meno le stonature. Effettivamente era storto, spennacchiato e bassino, ma era comunque il primo loro albero.

Una volta tornati i genitori, i due piccoli decisero di raccontare tutta la loro avventura per cercare un albero perfetto e sorprenderli. Avventura dal finale imperfetto e il risultato era appunto quell’albero, storto, piccolo e per niente simile a quello che avevano loro in mente. 

I genitori, ascoltato il loro racconto, li tranquillizzarono. Dissero a Mario e Alberto che avevano creato l’albero più bello che potesse esistere, poiché era stato fatto interamente dai loro bambini. Lo spirito del Natale infatti era proprio quello, il momento di riflettere, un tempo caritatevole, giorni di gentilezza e gioia.

Il padre disse che lo spirito del Natale era nel dare, e non parlava solo dei regali simbolici che ci si scambiava ogni anno, ma soprattutto di aiutare e dare una mano a chi ne aveva davvero bisogno. La madre aggiunse che il Natale era il momento dell’anno in cui chi era solo si sentiva più solo, chi era povero si sentiva più povero, quindi doveva essere anche il momento in cui chi poteva doveva tendere una mano: sarebbe stato quello il più grande regalo da ricevere.

Il padre dopo questo insegnamento accese il caminetto, e tutti e quattro si riunirono davanti all’albero con una cioccolata calda per godersi il meritato riposo, dopo la lunga giornata che aveva visto due bambini protagonisti di una grande avventura. Quella di salvare il Natale.