Galileo Galilei: l’uomo che rivoluzionò la scienza

“Con cuor sincero e fede non finta, abiuro, maledico e detesto li suddetti errori et heresie… eppur si muove!” 

Queste sono le parole pronunciate da Galileo Galilei davanti ai giudici del tribunale dell’Inquisizione, dopo essere stato costretto ad abiurare, rinnegando e abbandonando definitivamente la teoria eliocentrica. L’ “eppur di muove” è stato aggiunto in seguito, da Giuseppe Baretti, che si prese l’onere di ricostruire l’accaduto allo scopo di difendere il grande scienziato. La frase è tutt’oggi utilizzata, specie in ambito giornalistico e colloquiale, per esprimere un dubbio o un’incertezza resistente alle rassicurazioni o provocazioni dell’interlocutore. 

 

LA BIOGRAFIA 

Primogenito di sette figli, Galileo Galilei nasce a Pisa il 15 Febbraio 1564 da genitori appartenenti alla borghesia. Il padre, Vincenzo Galilei, era un musicista di valore che aveva dovuto unire la passione per la musica alla pratica del commercio per migliorare la propria situazione economica. La madre, Giulia Ammannati, proveniva da una famiglia di importanti origini. Durante la sua giovinezza, Galileo venne ospitato da Muzio Tebaldi, doganiere amico di suo padre, che sposò Bartolomea Ammannati. 

Iniziò gli studi con il padre, per poi passare ad un maestro di dialettica, fino a terminare il suo percorso formativo nel convento di Santa Maria di Vallombrosa. Fu costretto a studiare medicina all’Università di Pisa al fine di diventare medico e trovarsi una professione stabile, ma a Galileo non interessava la medicina, era affascinato ed attratto dalla matematica. Iniziò così a studiarla sotto l’ala di Ostilio Ricci, seguace del matematico Niccolò Tartaglia. Nel 1589 divenne professore universitario all’Università di Pisa, per poi passare, tre anni dopo, all’Università di Padova. 

 “A Padova consumai diciotto anni migliori di tutta la mia vita”   

A Padova infatti, dal 1592 al 1610, trascorse gli anni più produttivi della sua carriera. Scrisse testi, produsse strumenti che lo aiutarono nelle sue ricerche ed elaborò teorie rivoluzionarie per l’epoca. Ebbe la possibilità di formulare la legge sulla caduta dei gravi e nel 1609, attraverso le sue conoscenze in campo ottico, costruì il “telescopio”, strumento che portò lo scienziato a una serie di scoperte astronomiche che racchiuse nel Sidereus Nuncius (1610). 

“Chi non conosce la verità è sciocco, ma chi pur conoscendola la chiama menzogna è un criminale.” 

 

IL PROCESSO 

Galileo ha sempre difeso Niccolò Copernico e sostenuto la teoria eliocentrica, ma dovette scontrarsi con due forze molto ostili: la Chiesa del tempo e i seguaci del pensiero aristotelico. Intanto, nel 1616, il Sidereus Nuncius venne inserito nella lista dei libri proibiti e, nello stesso anno, il cardinale Bellarmino, convinse Galileo a ritrattare le sue idee riguardanti l’eliocentrismo, offrendogli la possibilità di insegnare le teorie copernicane solo come possibili ipotesi. Ma dal 1624 al 1630 la situazione precipitò: Galileo pubblicò il “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”, suscitando la reazione di Papa Urbano VIII. Nel 1633 venne condannato dalla Santa Inquisizione e costretto ad abiurare. Confinato ad Arcetri, morì cieco, privato di quella vista che gli aveva permesso di fare le eccellenti scoperte che oggi conosciamo. 

DISCORSI E DIMOSTRAZIONE INTORNO A DUE NUOVE SCIENZE 

Dopo la condanna, a Galileo fu proibito di occuparsi di questioni cosmologiche e fu vietata, dall’Inquisizione, la pubblicazione di qualsiasi suo scritto. Ma la curiosità non lo fece desistere dalla ricerca, spostandone l’oggetto alla fisica terrestre. Nei Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, stampati a Leida, in Olanda, dove i veti dell’Inquisizione non venivano rispettati, Galileo fece il punto delle conoscenze che era stato capace di acquisire in tutta la sua vita. Le due nuove scienze riguardavano la struttura della materia e la sua resistenza a rompersi, e i fenomeni del moto locale con mille digressioni sui più svariati effetti naturali. Il libro non parve destare particolari reazioni di sdegno o apprensione, nonostante una materia costituita da atomi e vuoto e una fisica del moto prettamente copernicana. 

 CURIOSITÀ 

  • Il famosissimo esperimento di Galileo Galilei sulla torre di Pisa, in cui fece cadere due sfere per dimostrare che il tempo di caduta è indipendente dalla massa, è in realtà falso: si pensa che sia una voce messa in giro dal suo assistente. “Se si levasse totalmente la resistenza del mezzo, tutte le materie discenderebbero con eguali velocità” ma poiché Galilei non può realizzare una situazione in cui l’attrito dell’aria sia trascurabile, lo dimostra con un ragionamento per assurdo.
  • Cento anni dopo la morte dello scienziato, quando il suo corpo venne spostato per una nuova sepoltura, un ammiratore ne tagliò il dito medio della mano destra. La reliquia è ora esposta al Museo della Storia della Scienza di Firenze e punta verso Roma. 
  • Galilei non inventò il telescopio, ma lo perfezionò pur presentando al governo veneziano come una propria invenzione, durante una spettacolare dimostrazione dalla cima del campanile della Basilica di San Marco, che gli fece ottenere il raddoppio dello stipendio e un’offerta vitalizia di insegnamento all’Università di Padova. Il cannocchiale è stato inventato in Olanda nel 1608, ma tutt’oggi non se ne conosce con certezza l’inventore. Girolamo Sirtori sembra attribuirne la paternità a Johannes Lippershey, ma aggiunge che questo occhialaio aveva appreso il segreto da un viaggiatore che era arrivato al suo negozio. Lo scienziato pisano, comunque, fu il primo a usare lo strumento per guardare il cielo. 
  • Papa Giovanni Paolo II, chiese nel 1979 la revisione del “Caso Galilei” e annullò la condanna della Chiesa cattolica allo scienziato, riconoscendone pubblicamente la validità e verità scientifica delle sue teorie. Chiese inoltre scusa per avere ingiustamente condannato il fondatore della scienza moderna, una delle menti più brillanti e geniali di tutti i tempi.

 

      Borrello Lorenzo 

     Bocchino Andrea 

    Cicchini Vincenzo