“Tutti quelli che rimangono hanno studiato”

Luca Bizzarri in assemblea al D’Oria

di Christian Giannini,1b

Luca Bizzarri è un notissimo attore comico e conduttore televisivo che ricopre la carica di presidente della Fondazione Palazzo Ducale di Genova. Forse non tutti sapevano che è un ex alunno del nostro liceo.

Il 22 novembre è tornato nell’aula magna del suo vecchio liceo per parlare in assemblea ai ragazzi del D’Oria: “Sono qui per raccontare quello che è stato il mio percorso nel mondo del teatro e della recitazione e per rispondere ad eventuali vostre domande. Dopo gli anni passati qui al liceo, sono entrato a far parte della scuola del Teatro Stabile di Genova, ma non è stato facile: il mio passato è stato segnato dalla dipendenza da alcune sostanze.

Questa scuola mi ha aiutato molto perché la serietà che ho appreso qui l’ho poi praticata allo Stabile di Genova dove ho finalmente iniziato a studiare. Credetemi, lo studio è fondamentale, soprattutto in questo periodo in cui la fama non conta molto, conta più “rimanere”. Tutti “quelli che rimangono” hanno studiato. Di sprovveduti che non hanno studiato nel mio lavoro ne ho incontrati davvero pochi, il talento è solo una piccola parte.

 

Com’è stato lavorare in questo periodo caratterizzato dal COVID-19?

In quest’ultimo paio d’anni è la paura che indirizza le nostre scelte, si fa fatica a trovare una strada.  Per quanto riguarda la mia esperienza è stato complicato inizialmente condurre programmi o fare spettacoli senza il pubblico, guardando semplicemente la telecamera. Anche se ho fatto più fatica poi quando il pubblico è tornato … ormai mi ero abituato a parlare da solo!

 

Come ha scoperto la sua passione per il teatro?

Mi divertivo a far ridere le persone.  Quando ero un ragazzino della vostra età, ero uno sfigato in confronto con mio fratello che era un bel ragazzo, però io facevo ridere le persone.  Un giorno andai a vedere a teatro “Il grigio” di Giorgio Gaber e  capii che sarebbe potuto diventare il mio lavoro.  Successivamente, con molto studio e qualche scelta fortunata, sono entrato allo Stabile di Genova: studiavo fino a dieci ore al giorno mentre i miei amici uscivano. Diciamo che mi sono messo i paraocchi e ho cominciato a correre e me li sono tolti solo qualche anno fa.

 

Che consiglio darebbe a chi volesse fare teatro?

 “Lasciate perdere finché siete in tempo” è il consiglio che un buon insegnante darebbe, ma allo stesso tempo è il consiglio che non dovresti seguire.  E’ un percorso complicato, bisogna lavorare su se stessi, sulle proprie emozioni, bisogna mettersi in gioco.  Per fare gli attori bisogna inevitabilmente frequentare una scuola professionale come lo Stabile.

 

Preferisce il mondo del teatro, del cinema o della televisione?

È sempre lo stesso mestiere, ma bisogna far vedere qualcosa di diverso di sé. Quello che fai vedere non sei tu, è una parte di te, è quello che vuoi far vedere. Da ragazzino volevo fare teatro, adesso voglio fare cinema perché ho ancora troppa ansia del pubblico. Non vorrei fare televisione, anche se quello che faccio, perché ultimamente è in calo rispetto qualche anno fa.  Quindi, rispondendo alla domanda, preferisco fare teatro e cinema rispetto che televisione.

 

Ha parlato di aver avuto delle dipendenze, potrebbe approfondire questo argomento?

La dipendenza è una maledizione dell’essere umano. Quello che è successo a me è stato nascondermi dietro alle sostanze, perché non mi facevano vedere il mio fallimento, la mia nullità.  Le mie dipendenze si interrompevano quando entravo in teatro e sono finite quando ho iniziato a fare il mio lavoro.

Ho avuto la fortuna, per quanto possa essere strano da dire, di vivere da drogato in mezzo ai drogati e quindi sapevo a cosa stava andando incontro, ne ho visti morire tantissimi.

Ci nascondevamo dietro gli stessi muri. Esistono una marea di dipendenze e non solo riguardanti le sostanze. Penso che un padre o una madre che non riescono a staccarsi dal proprio figlio siano dipendenti.  Al giorno d’oggi, più che mai, siamo dipendenti dai social, non serve il fumo o le sostanze per essere dipendenti, ciò che bisogna combattere è la dipendenza, non le sostanze. Per combattere la dipendenza serve la cultura, serve che gli adulti non vi facciano sentire delle nullità, dandovi una via d’uscita.

 

Cosa ne pensa della censura e del politicamente corretto?

Penso che qualsiasi cosa che faccia ridere debba esistere, massima libertà su qualsiasi tema, chi si dovesse sentire offeso ha la libertà di ignorare. Il contrario, quindi censurare ciò che potrebbe far ridere, potrebbe creare problemi. A volte scherzo su battaglie che sostengo. La satira dovrebbe attaccare i potenti, ma penso che la satira abbia il potere di attaccare chi vogliamo.

Chi decide “chi mette i paletti”?

I comici alle volte sono terribili, pensate che su cinque battute che scrivo, tre le scarto. Ecco quello che penso, penso che viviamo nell’era della suscettibilità.