Videogiochi, piaga sociale o vantaggio?

Fin dalla nascita dei videogiochi, datata circa agli anni ’50 ad opera dall’universitario Alexander Douglas, la cosiddetta generazione  “boomer”, ha rigettato questa nuova invenzione rivoluzionaria bollandola come un pericolo e anche la comunità scientifica stessa si divide su questo tema. Negli anni, le console per videogame sono progredite e diventate sempre più confortevoli, passando dal primo GameBoy fino alla nuovissima PS5, con nuove funzionalità particolari e interessanti e giochi con una grafica sempre più immersiva e precisa. È il caso, ad esempio, della ricostruzione particolare della Bretagna durante l’era dei Vichinghi in Assassin’s Creed Valhalla o del Giappone dei Samurai in Ghost of Tsushima, entrambi titoli che hanno caratterizzato il 2021 dei gamers. Come detto, si è troppo abituati a sentire di tutto e di più sui videogiochi, ma la realtà è ben diversa. Secondo uno studio dell’APA, i videogiochi più strategici portano un adolescente a sviluppare maggiori prestazioni nel problem solving, stimolando ragionamento ed analisi, senza contare di come essi migliorino l’umore e siano un’ottima fonte di anti-stress, grazie soprattutto a quella piacevolezza che tutti i giocatori provano di mettersi comodi e giocare al proprio titolo preferito per ore e ore. Non solo, se si facesse un giro tra i vari titoli di questi ultimi anni, potremo notare di saghe basate sulla storiografia e che possono essere un’ottima fonte di apprendimento, come Assassin’s Creed o di Battlefield, analizzando il contesto storico anche su un piano di usi e costumi o sul piano emotivo e morale.

Insomma, genitori e “boomer”, permetteteai vostri figli e nipoti di giocare, ma sempre con moderazione!

Mattia Spena e Giuliano Spada, classe II C