Poesie farcite 1

Nella vita reale e virtuale è sempre più facile imbattersi nelle farciture. Non ci riferiamo a quelle dell’alta pasticceria, lucide, glassate e appetitose da gustare o guardare in fotografie scattate da prospettive studiate. Non siamo nelle confetterie di Gozzano né tra le strade di Mergellina o a un tavolino del Gambrynus con Leopardi o D’Annunzio. Le farciture che caratterizzano il nostro tempo hanno glasse meno scintillanti, aspetti meno invitanti. Sono le farciture ideologiche con cui si condiscono i discorsi elettorali di politicanti da strapazzo, il turpiloquio, l’egoismo dell’Occidente, la corsa al consumismo, l’alienazione, il narcisismo. Noi, a queste, abbiamo preferito le farciture in versi. Seguendo il gioco del raddoppio poetico suggerito da Luciano Prada, abbiamo corredato testi illustri della tradizione poetica di un’eco beffarda perché pensiamo che conservare uno sguardo attento ma ironico sia un modo per combattere i mali di una società opaca, grigia, triste.

                                                               Gli studenti della 2E

 

SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO

ma della bella vita non mi sono dimenticato

 

Spesso il male di vivere ho incontrato:

e per consolarmi ho gustato un po’ di cioccolato
era il rivo strozzato che gorgoglia,

ma tutto sommato non mi è passata la voglia
era l’incartocciarsi della foglia

mentre aspettavo fermo sulla soglia
riarsa, era il cavallo stramazzato

tutto intero nel tappeto arrotolato.

Bene non seppi, fuori del prodigio

non poté aiutarmi neppure topo Gigio
che schiude la divina Indifferenza:

è tutta una questione di sopravvivenza:
era la statua nella sonnolenza

del dio Morfeo aveva la parvenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato

mi faccio una risata e cado addormentato.

 

Rebecca Andreoli