Poesie farcite 6

LA CAPRA
di Umberto Saba

Ho parlato a una capra

Che le porte del manicomio nessuno mi apra

Era sola sul prato, era legata.

Sembrava a dir poco adirata

 Sazia d’erba, bagnata

Le offrii una limonata

 dalla pioggia, belava

e non la smetteva, e si lamentava

Quell’uguale belato era fraterno

E mi parve come un rumore interno

 al mio dolore. Ed io risposi, prima

con dei versi facili in rima

 per celia, poi perché il dolore è eterno,

le dissi di non pensare più al solitario inverno

 ha una voce e non varia

nonostante tutto è una valida avversaria

 Questa voce sentiva

E la mia amica divenne così combattiva.

 Gemere in una capra solitaria

Non si addiceva a questa rivoluzionaria

 In una capra dal viso semita

Mi ritrovai per la prima volta nella mia vita

 sentiva querelarsi ogni altro male,

con la sua voce ancestrale

 ogni altra vita.

Alla fine m’è parsa quasi dimagrita.

 

Francesca Pachioli