Nei meandri della mente…

 

Si accende il fuoco,
le sue fiamme ballano,
come per gioco,
e crepitii cantano.
Si incontra, attorno a lui,
gente proveniente dai posti più bui,
e narrano di storie,
sconfitte e vittorie,
al crepitio della fiamma.
In maniera corale
si avviano gli uomini a parlare,
si rinfrescano attorno al calore
e le loro anime prendono colore.
Questa gente,
riunita a cantare,
non arriva dallo stesso viale,
né dallo stesso ambiente,
e chi dice il contrario mente
perché ciascun di loro
sa aprir il cuor a modo proprio.
Così questa gente
si incontra nella fitta fratta
e canta come matta.
Una vita,
han passato loro a vagare,
in mille ostacoli han dovuto imbattersi,
ma nonostante ciò nella realtà non si son persi.
Non è ben noto il lor modo di vagare,
probabilmente han nelle tasche,
pesanti sassi
per, dal vento, trasportare non farsi;
probabilmente han nelle tasche,
molte mappe,
per ricordare le lor tappe
e non smarrir più la via;
probabilmente, lor non contano i lor passi fugaci,
di sicuro, non si accorgono di come son forti;
ma se c’è una cosa che è verace
è che lor,
per mare e per terra han sudato
e mille monti solcato.
Ma molta strada invano,
non possono aver percorso,
perciò alla fin di questo brano,
dico che il lor mitico bivacco
non è altro che un bosco:
un ambiente che riconosco.
Questo il loro attendamento,
non per usufruire delle bacche,
non per nascondersi dalla notte luminosa,
bensì per ritrovarsi:
la più importante cosa.
Questa la lor magica sensazione,
attorno al fuoco che sprizza tepore,
scevro di mali.
Adesso non la macchia indomabile,
non la selva mesta
è casa loro:
sono casa loro i risi,
nei volti degli amici visi
e attorno al fuoco,
circondati dal vento roco
comprendono una grande verità:
nelle avversità,
avere una guida è la più grande libertà
per trovar il più bel maniero
nell’amico più sincero.
Lucio Licitra I B Liceo Classico – Istituto “G. Carducci”- Comiso (RG)