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La boutique del mistero: trentuno storie di magia quotidiana che raccontano l’oggi

di Matteo Barcella, Samuele Bozzo, Filippo Vassallo, 2B

Anche quest’anno si sono tenuti, da remoto, i Colloqui Fiorentini, l’annuale convegno che propone un intenso studio e approfondimento di un autore della letteratura italiana a cui hanno partecipato più di 1200 studenti provenienti dalle diverse regioni d’Italia. Durante la manifestazione, presieduta dai Direttori Gilberto e Pietro Baroni, sono intervenuti alcuni relatori, giornalisti, scrittori, professori che hanno affrontato con minuziosi approfondimenti le opere, le tematiche e lo stile di uno delle voci della letteratura italiana del Novecento: Dino Buzzati

Dopo una breve introduzione al convegno, con l’intervento del giornalista Davide Perillo i lavori hanno avuto inizio.

Perillo si è soffermato sui 31 racconti scelti e ordinati da Buzzati che compongono La boutique del mistero trentuno storie di magia quotidiana che raccontano l’oggi, connotando nella parola mistero la stratificazione tridimensionale più profonda di un interrogativo o di una paura; di qualcosa che non si può né toccare né vedere. 

Partendo da questa riflessione ha indagato attraverso alcune di queste storie il messaggio che Buzzati ha voluto lasciarci.                                                                   

Nei racconti I sette messaggeri, Inviti superflui, La giacca Stregata, la Goccia emerge sempre la stessa domanda:  La realtà è muta o ha qualcosa da comunicare? Si ferma dove si ferma lo sguardo o reclama qualcosa di più? Diventa qualcosa di sfuggente e alterato e ci fa scorgere solo lo strato più superficiale?

Noi cerchiamo di censurare costantemente l’inquietudine e l’attesa inesorabile che abitano la realtà, ma queste tornano e continuano a bussare alla nostra porta. Come la goccia d’acqua che sale i gradini della scala. La senti? Disteso a letto nel buio, ascolto il suo arcano cammino. Come fa? Saltella? Tic, tic, si ode a intermittenza.

Quanto più semplice e banale di una goccia? Eppure sale le scale e non si sa dove si fermerà. Dunque è naturale ragionare se la realtà è muta o vuole, comunicare con noi; ci dà risposta il docente e scrittore Alessandro D’Avenia, analizzando il simbolismo e il vincolo di ξένια greco, ma la risposta purtroppo è la stessa: portiamo con noi un frammento del coccio che abbiamo spezzato, mentre la realtà conserva la sua precisa corrispondente; cerchiamo in tutti i modi, costernandoci e lottando, di arrivare a unire l’integrità pristina, ma non troviamo mai l’altra faccia, celata nella concentricità della quotidianità.

Come i protagonisti di Qualcosa era successo o Eppure battono alla porta, spesso rifiutiamo il dramma incompreso fino all’ultimo e cerchiamo di “tappare” l’angoscia crescente.

La grande domanda quindi si trasforma in un bivio, possiamo passare il tempo a cercare di fuggire dalla realtà oppure possiamo accettare la sfida che attimo dopo attimo incalza le nostre esistenze. 

Quello che c’è in gioco è, come ne Il Colombre, la perla del mare, la felicità.