Qualche giorno fa era il 23 maggio, una data molto importante perché si ricorda la strage di Capaci avvenuta nel 1992, compiuta dalla mafia per uccidere il magistrato Giovanni Falcone.
L’attentato è avvenuto sull’autostrada di Capaci. Mentre l’auto di Falcone passava, una carica di tritolo piazzata sotto la strada e fatta detonare da un monte accanto, fece esplodere l’autovettura di Falcone uccidendo lui, sua moglie e tre agenti della scorta.
Falcone, indagando, andò a toccare punti dolenti come i collegamenti tra Stato e mafia. Inoltre era incorruttibile e non si faceva intimidire da nessuna minaccia e riuscì a convincere molti pentiti come Buscetta a parlare, ma prima di scoprire i veri vertici mafiosi venne ucciso.
In più, Falcone lavorava con un altro magistrato di nome Paolo Borsellino che morì due mesi dopo Falcone, in via d’Amelio. Dal luogo dell’attentato a Borsellino scomparve la sua agenda rossa dove appuntava tutte le sue indagini e prove.
Insieme, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone fecero condannare molti mafiosi e pentiti al maxi processo di Palermo.
Adesso sotto la casa di Falcone cresce un albero dove vanno in visita molte scuole d’Italia e lasciano fogli con pensieri dedicati al Magistrato attaccati proprio su quell’albero. Inoltre, è partita un’iniziativa che distribuisce alle Scuole d’Italia talee dell’albero Falcone per coltivare nuovi alberi della memoria.
Purtroppo dopo trent’anni non si riesce ancora a sapere la verità perché in ogni indagine si scopre qualcosa di nuovo e bisogna valutare se è vero o un depistaggio.
Bisogna insegnare e ricordare alle nuove generazioni gli errori del passato per non ripeterli e per combatterli e riconoscerli perché “la mafia è una cosa umana e ha un inizio e avrà fine spero che la fine non coincida con quella dell’uomo”, come disse Falcone.
Alessio Casale
Classe 1G SMS D’Azeglio
IC Molassana e Prato – Genova
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