Per la giustizia, un delitto risolto, un caso chiuso. Per l’opinione pubblica un delitto con troppi conti che non tornano, e troppe poche prove.
Francesca Alinovi
“Il delitto del DAMS“; così fu subito definito dalla stampa. La vittima: Francesca Alinovi, una sorta di dark lady, bella e maledetta, critica d‘arte di livello internazionale, intellettuale stravagante con un look da sedicenne anche a 35 anni, assistente di estetica al DAMS di Bologna, la facoltà universitaria che dovrebbe creare gli artisti del futuro.
Francesco Ciancabilla
Il corpo senza vita della vittima viene ritrovato alle sette di sera del 15 giugno 1983, in un appartamento nel centro storico di Bologna. Il cadavere della Alinovi giace girato sul fianco sulla moquette del salotto, il volto coperto da due cuscini, trafitto da 47 piccole pugnalate superficiali (tutte profonde circa un centimetro). La vittima è stata colpita su tutto il lato destro del corpo. Ma ad ucciderla non sono state le 47 pugnalate, bensì il colpo inferto alla gola che ha tranciato di netto l’arteria giugulare: Francesca Alinovi é morta soffocata dal suo stesso sangue dopo almeno 10 minuti di straziante agonia.
I sospetti cadono subito sull‘uomo che vive con lei: Francesco Ciancabilla, un giovane pittore pescarese studente della vittima. Il loro è un rapporto strano, senza nessun rapporto sessuale, basato solo su un‘affettività contorta, contorta come la personalità di quest‘uomo: aggressiva e al tempo stesso debole con anche qualche problema di tossico dipendenza.
Ciancabilla sostiene di essere rimasto con Francesca fino alle 19.30 di domenica 12 giugno, e di essere poi uscito di casa per recarsi alla stazione, dove avrebbe preso un treno per Pescara insieme ad un‘amica. Proprio quell‘ora, le 19.30 diventeranno la “condanna” di Ciancabilla, in quanto secondo il medico legale la Alinovi Sarebbe stata uccisa tra le 17 e le 24, un arco di tempo troppo ampio, ma questo basta.
Cercando di stabilire un momento più preciso della morte della vittima, si analizza il suo rolex. É un orologio che si carica con il movimento del braccio, fermo alle 5.12 del 14 giugno (ma di mattina o di pomeriggio?).
Scanned with CamScanner
Con un calcolo molto complesso, i periti stabiliscono che quel rolex non ha più subito movimenti di carica dalle 18.12 del 12 giugno. Questa viene stabilita come l‘ora del delitto, quando Ciancabilla si trovava ancora in casa. Conta poco il fatto che quell‘orologio sia stato periziato dopo essere stato riconsegnato alla famiglia, e quindi, rimesso in movimento.
Ciancabilla, arrestato e processato in primo grado, il 31 gennaio 1985, viene assolto per insufficienza di prove. Ma il 3 dicembre 1986, quasi due anni dopo, la sentenza viene ribaltata: gli vengono dati 15 anni per omicidio volontario, ed altri tre di casa di cura e custodia.
Intanto Ciancabilla é fuggito. Verrà arrestato nel 1997 in Spagna, quando la Cassazione ha già messo la parola fine al “delitto del DAMS” da nove anni: la condanna definitiva di Ciancabilla é di
12 anni per omicidio non più volontario, ma preterintenzionale.
Ma quali sono gli altri indizi che scagionerebbero l‘uomo?
Il primo sarebbe quell‘interruttore della luce sporco di sangue dato che alle 19.30 nel mese di giugno e la luce esterna c‘è ancora, forse l‘assassino ha spento la luce, e quindi è uscito, dopo che Ciancabilla aveva già abbandonato l‘appartamento? In più di certo l‘assassino si è sporcato i pantaloni del sangue di Francesca, ma Ciancabilla –secondo più testimoni– non aveva su di sé nessuna macchia di sangue, e allora molti si chiedono: forse c‘è un assassino in libertà?
Resta un fatto: tra il 30 dicembre 1982 e il 3 dicembre 1983 a Bologna vengono assassinate quattro persone tutte collegate al DAMS. Tra loro anche Francesca Alinovi. Gli altri tre delitti restano tutt‘oggi insoluti, sarà solo una coincidenza?
Rosanna Mennillo, II Q