Campania, l’annosa questione dello smaltimento rifiuti

Inchiesta Rifiuti e problema in Campania 

Da sempre in Campania c’è un grande problema con i rifiuti. L’emergenza rifiuti inizia, infatti, nel 1994 con l’emanazione di un decreto dell’allora  presidente del consiglio dei ministri, Carlo Ciampi , in cui il governo italiano prendeva atto dell’emergenza ambientale che si era venuta a creare nelle settimane precedenti in numerosi centri campani, a causa della saturazione di alcune discariche.

Il problema dei rifiuti in Campania sarebbe stato risolto completamente il 18 luglio 2008, come risultato diretto delle misure implementate dal governo Berlusconi dove è stata pubblicizzata come un problema di smaltimento dei rifiuti con l’intento di nascondere le questioni di fondo ai cittadini. Ma anche oggi, nel 2022, questo problema persiste, aggravandosi. Le strade della Campania , e di Napoli soprattutto , sono colme di rifiuti.

L’emergenza rifiuti in Campania ha messo in evidenza l’esistenza di due problemi:

  • il primo, lo smaltimento dei rifiuti;
  • il secondo, la difficoltà di trovare un terreno comune per un dialogo fra il mondo della ricerca e quello della sanità pubblica.

Da una parte, la necessità di rigore metodologico, dall’altra la necessità di indicare azioni concrete e di un linguaggio comprensibile alle istituzioni e alla popolazione. L’unico modo per risolvere questa situazione è mettersi nella prospettiva dell’azione e contare i danni. Prima di tutto, bisogna partire dall’assunto che finora nelle discariche illegali sono state riversate tonnellate di rifiuti, soprattutto tossici. In secondo luogo, che urge bonificare il territorio, indipendentemente dall’esito degli studi sui legami fra rifiuti e salute. Infine , visto che l’attuale sistema di smaltimento, consiste nell’impiantare gli strumenti riconosciuti come efficaci: la raccolta differenziata, le discariche a norma di legge e gli inceneritori di nuova tecnologia. 

In Campania, infatti, non ci sono abbastanza strutture per la distruzione dei rifiuti ; ora è in costruzione una nuova Linea al termovalorizzatore di Acerra, purtroppo a causa di problemi di manutenzione il termovalorizzatore dovrà chiudere 2 linee. 

Dunque dobbiamo prepararci, sapendo che occorrono decine di milioni di euro, non sono piccoli interventi, per fare una linea di riserva che ci consenta di avere una manutenzione programmata, cioè di poter chiudere ogni 3 o 4 anni una linea e sostituire completamente l’impiantistica. Il presidente De Luca dice che è ridicolo dire di no a impianti di compostaggio. Oggi, è  assurdo registrare ancora resistenze che non hanno alcuna base scientifica razionale lui dice che noi dobbiamo muoverci nel settore, per risolvere definitivamente il problema dell’autonomia ambientale della Regione Campania. Non si può lasciare ai nostri figli ancora per anni l’emergenza rifiuti. 

Un altro grande problema sono i rifiuti tossici: provengono da materiali di scarto industriali, tra cui amianto, cloro, diossina, policlorobifenili, sostanze radioattive o metalli pesanti, come piombo, cadmio, arsenico, mercurio e altri, ma sono tossici anche l’antigelo esausto e le batterie al piombo. In Campania, in 20 anni, sono stati smaltiti illegalmente più di 10 milioni di tonnellate che, per risparmiare sul compostaggio, vengono smaltiti anche sottoterra.

Tra Napoli e Caserta c’è un vasto territorio tristemente famoso  per la  presenza di rifiuti tossici: la Terra dei fuochi . Luogo in cui le innumerevoli discariche abusive presenti in piena campagna o lungo le strade vengono date alle fiamme quando si saturano, per liberare spazio dove “smaltire” altri rifiuti, la maggior parte dei quali sono speciali. A volte sono anche delle ecomafie delle associazioni criminali dedite al traffico e allo smaltimento illegale dei rifiuti a bruciare i rifiuti. I rifiuti speciali sono definiti nell’articolo 7 del Decreto Legislativo numero 22 del febbraio 1997 come una categoria che si differenzia nettamente dai rifiuti urbani, domestici o assimilabili a quelli domestici, quelli per esempio che derivano dalla pulizia delle strade o provenienti da aree verdi.

I rifiuti urbani e speciali, bruciati nell’area del casertano e nella zona settentrionale della provincia di Napoli sono la principale fonte di inquinamento della zona. La pratica criminale di smaltire o riciclare i rifiuti speciali bruciandoli ormai va avanti da molti, troppi anni, senza che nulla sia realmente cambiato, con stagioni di roghi, fumi tossici e chissà quanti altri veleni. Rifiuti tossici possono entrare in contatto con noi attraverso diverse fonti, ad esempio se vengono sotterrati illegalmente o riversati nei canali. Possono poi raggiungerci via aria, suolo e acqua, ma anche tramite contatto con la pelle, ingestione e inalazione. Ma si possono trovare anche su piante e animali.

Chi si occupa della gestione dei rifiuti in Italia?

 La gestione va divisa in due macro aree distinte: operazioni di recupero e operazioni di trattamento-smaltimento. Nel primo caso, è competenza degli impianti che gestiscono i rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata , nel secondo invece intervengono discariche, inceneritori e impianti di trattamento meccanico-biologico.

L’Italia, nel recupero dei rifiuti, è tra le più virtuose in Europa dato che più del 50% dei rifiuti urbani prodotti dai singoli cittadini (non dalle industrie) viene riciclato. In Unione Europea mediamente viene sottoposto a riciclo il 47% dei rifiuti urbani. La raccolta differenziata è la migliore alternativa allo smaltimento dei rifiuti in discarica. Essa infatti garantisce, oltre a un uso più efficiente delle risorse, anche benefici all’ambiente e all’economia. Il risparmio che si ricava è elettrico, idrico e nelle materie prime.

I vantaggi economici sono di tipo diretto e indiretto. I primi dipendono dal grado di purezza del rifiuto, i secondi sono invece legati alla creazione di nuovi stabilimenti e al conseguente incremento dei posti di lavoro. In Campania, ma anche nel resto d’ Italia, siamo ben lontani dalla fine di questo problema. La Corte di Giustizia europea, con sentenza del 16 luglio del 2015, aveva condannato l’Italia, con riferimento alla gestione dei rifiuti in Campania, a pagare alla Commissione europea una sanzione forfettaria di 20 milioni di euro, nonché una penalità giornaliera di 120mila euro per ciascun giorno di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie per conformarsi alla sentenza e fino alla completa esecuzione della stessa. Anche se dopo tanti anni questa multa è diminuita L’ Italia ha finora speso 239 milioni per la risoluzione di un problema che permane.

Carmine D’Afflitto, II Q