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Interessante incontro al d’Avalos su Verga e “l’intervista ritrovata”

Cento anni fa, il 27 gennaio del 1922, ci lasciava uno dei più grandi autori italiani della storia della letteratura, Giovanni Verga, giustamente commemorato in un evento a lui dedicato presso la Pinacoteca di Palazzo d’Avalos, sabato 10 dicembre.

“Un autore sottovalutato”, così lo definisce Gianni Oliva, Direttore del Centro Europeo di Studi Rossettiani, aprendo il convegno. Il suo centenario può essere infatti ritenuto un vero e proprio fallimento viste le poche notizie a riguardo. Questo è dovuto probabilmente alla non contemporaneità di Verga, al suo “non essere mediatico”, oppure al suo “sapore di gesso” che al solo sentirlo nominare fa venire alla mente quelle mattinate passate a scuola aspettando con ansia il suono della campanella.

Eppure il nostro verista era una personalità molto interessante e alquanto bislacca. Nichilista, stoico e silenzioso, questi sono i tre aggettivi che lo descrivono alla perfezione. La sua sfiducia nel genere umano, la sua radicata credenza che nulla sarebbe mai cambiato e che il mondo fosse totalmente privo di evoluzioni e cambiamenti, erano solo alcuni degli aspetti più rappresentativi della sua poetica.

Rifiutò di presenziare alla sua nomina da senatore per via dello sdegno che provava nei confronti dello Stato, che a suo parere, lo aveva abbandonato dando maggiore credito ad altri autori come D’Annunzio. Ogni foto, ritratto o video raffigurante la sua persona lo indispettiva al punto tale da spingerlo a far causa a chiunque osasse utilizzare indebitamente la sua immagine. Non rilasciò mai interviste ufficiali, solo una sua conversazione avvenuta con un giornalista, trascritta senza consenso, è giunta fino a noi non senza lo sdegno da parte di Verga che la definì una “bricconata”, accusando il giornalista di aver manipolato le sue parole.

È proprio quest’intervista la protagonista dell’evento, che ci è stata riportata in forma integrale accompagnata dall’eccellente performance dell’attore Domenico Galasso nei panni di Verga.

Al termine dell’intervista ha preso la parola Antonella di Nallo, ordinario di letteratura teatrale italiana presso l’Università di Chieti, che, assieme al prof. Gianni Oliva, ha posto l’attenzione su uno degli interrogativi più frequenti sullo scrittore: Perché non terminò mai il suo Ciclo dei Vinti? La risposta ci viene fornita da Verga stesso che in una sua lettera a Guglielmino affermò di non riuscire a parlare delle persone altolocate, come la duchessa di Leyra, poiché non erano umili e avevano la tendenza a “mentire 2 volte”.

Il duo di ospiti ha poi introdotto anche un aspetto meno conosciuto di Verga: la sua carriera teatrale. Intrapresa per motivi economici, la sua penna si dimostrò ugualmente abile nelle trasposizioni teatrali tanto che la sua prima realizzata, ”Cavalleria Rusticana”, riscosse un enorme successo per via del suo “sapore esotico” dovuto al classico schema narrativo con l’introduzione di elementi caratteristici siciliani. Sfortunatamente la seconda non fu altrettanto fortunata, non per via di una carenza di qualità, bensì per via di una scrittura troppo avanguardista, il pubblico non era ancora pronto per delle storie così vere e distanti dalla loro quotidianità.

Nonostante la brillante carriera e la fama raggiunta, autori del suo calibro non sono esenti dall’essere al centro di gossip come quello riguardante la sua morte dovuta ad una focaccia, che per via del soffocamento gli causò un ictus che lo lasciò steso sul pavimento per una notte intera senza soccorsi; oppure l’esistenza di una presunta lettera scritta dal suo cocchiere che affermava di essere a conoscenza di uno dei suoi più grandi segreti, ovvero la reale identità del suo presunto nipote, Giovannino Verga, che sarebbe in realtà suo figlio.

L’evento si è concluso con la lettura della novella “La chiave d’oro” ancora una volta magistralmente interpretata da Domenico Galasso che ha reso giustizia ad un autorevole scrittore, rivoluzionario della letteratura italiana, che ancora oggi merita di essere ricordato ed elogiato per le sue opere.

 

Stefania Capuano

 

Foto di Giacomo Monaco