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Moroni: “Ecco come lavora un procuratore sportivo grazie alla tecnologia”

di Filippo Moreschini, classe 1B

Intervista a Renato Moroni, procuratore che si occupa anche di cessioni di società calcistiche 

Renato Moroni, detto anche Renè dagli amici, è un procuratore sportivo che da vent’anni lavora in Spagna e che occupandosi anche di vendite di società è stato il protagonista del passaggio di mano del Genoa da Preziosi al fondo americano “777 Partners”. In questa intervista ci racconterà come lavora con e senza l’aiuto della tecnologia 

 

Ciao Renato, partiamo proprio dalle basi, tu sei un procuratore sportivo, ma come potremmo spiegare questa professione a qualcuno che non sa bene che cosa sia? 

Il procuratore è la figura che fa gli interessi del proprio assistito, cioè del calciatore, e che si interpone tra il calciatore ed il club. Il procuratore deve aiutare in tutti i modi la trattativa e deve approfittare delle migliori occasioni per spostare il giocatore da un club all’altro. Questa professione è nata a fine anni ‘80; una volta era molto più difficile praticarla a causa di esami, burocrazia e pagamenti che dovevano essere fatti alla FIFA, mentre adesso è molto più facile essere un procuratore sportivo, tanto che nei sei  principali campionati europei ce ne sono addirittura 1500 per federazione.  

Come cercate di lavorare nella tua agenzia di procuratori, la “Be to be sport”? Cercate di lavorare tanto sui giovani? C’è qualche giovane in particolare della vostra “scuderia” che consigliereste, magari, a qualche squadra? 

La “Be to be sport” ha sede in Portogallo, a Lisbona, e lavoriamo a 360°. Non trattiamo solo giocatori ma nel 2012 abbiamo iniziato a vendere anche società: la prima è stata il Cadice,  di cui ci siamo occupati  proprio in quell’anno. Nel frattempo trattiamo anche i giovani, soprattutto i giovani europei, a causa di regolamenti FIFA che limitano il passaggio da squadra a squadra di giocatori extracomunitari, cioè non europei.

Non ho potuto fare  a meno di notare che uno dei vostri assistiti è Kristijan Asllani. Che potenziale ha? E secondo te meriterebbe più minutaggio all’Inter?

Non è più un nostro assistito, però sicuramente è un giocatore con un potenziale importantissimo.

Quella di procuratore sportivo è una professione che  è cambiata tanto grazie alla tecnologia? In che modo? È più facile lavorare all’interno del calciomercato rispetto ad una volta?

Adesso ci sono diverse app per video-visionare i giocatori, come ad esempio WyScout, e ce ne sono altre che permettono di visionarne  diversi dati statistici. Però questo tipo di informazioni, per quanto utili, non bastano, perché, comunque, il calciatore e la stessa famiglia vanno visti e conosciuti dal vivo per evitare problemi di ambientamento e caratteriali nella futura squadra. 

Oltre che il lavoro di procuratore sportivo, grazie alla tecnologia è cambiato inevitabilmente anche il calcio in generale, secondo te in meglio o in peggio?

Il calcio si sta indirizzando verso una forma di “show-business” e, ad esempio, la VAR è una di quelle forme di tecnologia che non fanno che rendere questo sport qualcosa di più interessante per lo spettatore.

Tu sei nato a Genova, sei da sempre un tifoso genoano (purtroppo) ma da una ventina di anni ti sei trasferito in Spagna, come mai? Per esigenze di lavoro?

Sì, per esigenze di lavoro e mi ero convinto fin da subito per come lavorano con i giovani.  In Spagna, dagli 8 ai 12 anni i ragazzi lavorano tantissimo sulla tecnica: li fanno divertire utilizzando principalmente  il pallone. Poi dai 12 anni iniziano a farli lavorare di più sulla tattica e sulla forza.  

Quella Spagna in cui hai conosciuto Blasquez, uomo di fiducia di “777 Partners”, al quale avevi proposto di acquistare il Genoa, proposta poi ascoltata e messa poco tempo dopo in atto; mi puoi raccontare nei dettagli com’è andata la trattativa?

Blasquez me l’aveva presentato il presidente del Siviglia Josè Castro durante un pranzo e fin da subito siamo diventati amici. Poi questo rapporto di amicizia è andato avanti e ad un certo punto Andres mi ha detto che voleva acquistare un club in Italia e così io gli ho proposto di acquistare il Genoa. La trattativa è durata tanto ma alla fine, per fortuna, è andata in porto.

Sempre in Spagna hai avuto un’esperienza come responsabile marketing del Cadice, me la puoi raccontare?

A Cadice mi sono trovato bene, anche se è stata un’esperienza che è durata poco

Parlando invece della Sampdoria, cosa ne pensi della situazione che sta attraversando a livello sportivo e societario? “Mettendo da parte i colori” non ti sembra ingiusto che una squadra così importante e storica del calcio italiano sia in questa situazione?

Questa situazione è un danno importante per la città di Genova e, paradossalmente, se la Sampdoria dovesse fallire, sarebbe un guaio anche per il Genoa perché dovrebbe gestire le spese dello stadio da solo. Comunque se la Samp dovesse fallire andrebbe in Serie C, e se fosse supportata dalle giuste persone, sicuramente in poco tempo si troverebbe di nuovo in Serie A. Senza dubbio attualmente il problema della Sampdoria è Ferrero.

C’è ancora qualche progetto che vorresti realizzare?

Ti posso anticipare che stiamo cercando di creare con un fondo americano una multiproprietà a livello internazionale tra un club spagnolo di Segunda Division, un club in Portogallo che già possediamo ed un’accademia negli Stati Uniti. Anche con 777 Partners stiamo cercando di creare una multiproprietà, che però comprenderebbe dieci club in giro per il mondo.