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La risposta agli stupri di Palermo e Caivano. Intervista al criminologo Vincenzo Musacchio.

 

di Lucia De Sanctis

Lontano dalla giustificata rabbia di questi giorni abbiamo cercato di  affrontare con maggiore lucidità possibile i problemi concreti legati ad una violenza sessuale tentando di dare anche qualche risposta al lettore. Lo abbiamo fatto con il criminologo Vincenzo Musacchio autore di numerose monografie scientifiche sull’argomento.

Due violenze sessuali molto gravi nel giro di pochi giorni, professore cosa sta succedendo nel nostro Paese?

Sulla carta nulla di non previsto poiché l’Italia registra da almeno una decina d’anni una tendenza in crescita per i delitti di violenza sessuale. Dal 2020 c’è stato un aumento di questi delitti pari al 35%. Un andamento che doveva e deve preoccupare, e non poco, considerando che nei primi sei mesi del 2023 il trend sia già più alto rispetto ai primi sei mesi del 2022.  C’è poca informazione  su questi dati, si minimizza spesso il fenomeno a volte anche in maniera aberrante. Si sentono ancora frasi del tipo: “aveva la gonna troppo corta”, “era ubriaca”, “con lo sguardo aveva fatto capire di starci”. Tutte espressioni che disprezzano il valore e la dignità della persona umana.

Da un punto di vista giuridico esiste un modo per evitare queste aberrazioni?

Nel lontano 1996 scrissi una monografia intitolata proprio “Il delitto di violenza sessuale” dove affrontai la questione del consenso da parte della potenziale vittima del reato. Se non c’è consenso espresso da parte di una persona ad avere rapporti di natura sessuale, dovrebbe rilevare automaticamente il dissenso. Una donna, drogata o ubriaca, se non può esprimere il proprio consenso di fatto esprime un dissenso. In diritto amministrativo c’è il silenzio-assenso in questi casi invece dovrebbe sussistere il silenzio-dissenso.

Ci spiega in maniera più semplice il concetto?

Nei delitti di matrice sessuale la volontà della vittima è determinante, se manca c’è violenza anche presunta.

È solo una questione di codice penale?

Assolutamente no. È in primis una questione culturale e oserei dire anche politica.

Secondo lei andrebbe riformato il codice penale in relazione a questa tipologia di reati?

Non credo più di tanto. Come ho già detto, agirei sul consenso da parte della potenziale vittima come elemento costitutivo del reato. Se si ha di fronte una ragazza o un ragazzo che non è in grado di prestare il proprio consenso, non ci si può approssimare con richieste di natura sessuale.

Sugli stupri di Palermo e di Caivano come dovrebbe reagire lo Stato?

Con un mix di azioni preventive e repressive. Garantendo gli standard minimi di sicurezza nelle zone più depresse e disagiate del Paese e agendo dal punto di vista sociale e culturale attraverso politiche del lavoro e scolastiche. Famiglia e scuola ovviamente svolgono un ruolo primario anche nella educazione sessuale delle nuove generazioni.

Cosa pensa della proposta del pornoattore Siffredi di oscurare tutti i siti porno?

Onestamente credo sia un proposta da Medioevo. Sul proibizionismo poi si crea sempre un mercato nero parallelo che presenterà rischi ancora maggiori degli attuali. Non è chiudendo i siti porno che risolveremo il problema. Occorre incidere realmente sul sistema educativo e sul ruolo della famiglia. I genitori dovrebbero avere la possibilità di spendere più tempo con i loro figli ad esempio tenendoli il più lontano possibile dei loro smartphone che ormai li stanno disumanizzando. Se i genitori non svolgono più il loro ruolo come può crescere un bambino e comprendere i valori della vita? Se diamo l’immagine che l’uomo più virile e quello più dotato sessualmente, quello che tratte le donne come sue sottomesse, poi non possiamo dire risolviamo il problema chiudendo i siti porno perché questo ancora una volta significherebbe lavarsene le mani.

La ragazza stuprata a Palermo ha scritto sui social: “Sono stanca, non ce la faccio più, mi state portando alla morte” a proposito proprio del suo consenso all’atto sessuale, secondo lei l’attuale assetto culturale del Paese è in grado di contrastare questi fenomeni criminali?

No! Questo no è motivato dal fatto che non ho visto nessuno degli ultimi trent’anni iniziare quel faticoso percorso educativo (lo dico anche da docente) di raccontare quali sono le regole elementari da rispettare in un rapporto di natura sessuale tra due individui pensanti. È un lavoro che qualcuno prima o poi dovrà cominciare a fare, in caso contrario le conseguenza sono sotto gli occhi di tutti.

Si parla di introdurre l’educazione sessuale nelle scuole, lei come la pensa?

Sarei d’accordissimo e la introdurrei dalle scuole elementari.

Perché secondo lei è importante fare educazione sessuale a scuola già in così tenera età?

Credo che una migliore coscienza sullo sviluppo psicologico, relazionale e sessuale, proprio e altrui, permetta uno sviluppo del singolo soggetto più sereno e consapevole. L’educazione sessuale deve essere un progetto educativo generale di sviluppo della personalità nella sua globalità e delle potenzialità di ognuno e occorre partire proprio dalla fase in cui comincia a formarsi la personalità di un individuo.

Tornando agli stupri di Palermo e Caivano, lei cosa si sentirebbe di proporre all’attuale Governo in carica?

Come ho detto in precedenza casi tragici come quelli accaduti  non sono risolvibili solo con modifiche legislative. Serve un lavoro culturale complesso e profondo. Stiamo dando ai nostri figli esempi di rapporto tra i due sessi sempre più violenti e degradanti. Stiamo tirando su una generazione di ragazzi “insensibili” che sempre più spesso non si rendono neanche conto di cosa fanno. Ecco è su questi aspetti che concentrerei l’azione di governo.

Possiamo chiudere l’intervista con un messaggio di ottimismo?

Più che un messaggio di ottimismo vorrei dare un consiglio alle vittime di violenza non solo sessuale. Reagite, siate anche rabbiose, ma non vi abbandonate allo sconforto e alla solitudine che sarebbero la peggiore soluzione del problema. So per esperienza sul campo che nessun giudice, nessun terapeuta potranno mai elidere il dolore di questo orribile crimine che cambia per sempre una vita. Non c’è risarcimento che tenga, non c’è soluzione se non quella che decide di scegliere la vittima. Per questo dico a tutte le vittime di violenza che non siete affatto voi ad essere sbagliate. Noi non dobbiamo insegnarvi a difendervi dallo stupro ma dobbiamo insegnare agli uomini a non stuprare le donne. Questo è il messaggio che mi sento di condividere.

 

Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo.