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Che importanza assumono i “terzi luoghi” per la socializzazione?

Nella vita di un individuo giocano un ruolo fondamentale, ai fini della sua formazione e crescita personale, l’ambiente familiare e quello didattico e lavorativo. Vi è, inoltre, una vasta categoria di luoghi che sono imprescindibili per il benessere sociale dei singoli e per la realizzazione di comunità (e di società) funzionali,  i terzi luoghi.

La nozione di “terzo luogo” ci ricorda che le connessioni umane hanno bisogno di essere coltivate.

Denominati in tal modo dal sociologo e antropologo americano Ray Oldenburg, i terzi luoghi sono gli spazi intermedi tra l’ambito familiare e quello professionale, la cui caratteristica principale è quella di essere intrinsecamente finalizzati ad una socialità di tipo informale. Esempi principali di questi sono i caffè, i bar, le osterie, i club e tutti quei luoghi ove i soggetti hanno modo di dialogare in maniera spontanea sugli argomenti più vari. L’elemento che dunque conferisce ad uno spazio la nomea di terzo luogo è la pratica della conversazione. Questi spazi sono polifunzionali, in quanto all’interno di essi hanno modo di coesistere i due mondi strettamente interconnessi della socievolezza e della sfera pubblica.

La conversazione, secondo  Georg Simmel, filosofo e padre fondatore della sociologia insieme a Émile Durkheim e Max Weber, rappresenta la manifestazione concreta del concetto di socievolezza. La socievolezza è da Simmel intesa come “forma ludica della sociazione”, cioè della tendenza delle interazioni ad assumere forme determinate. E’ intesa come gioco per via dell’esistenza di regole convenzionali che ne determinano i modi opportuni, ma soprattutto perché è formalmente svincolata da criteri di utilità: ci si associa per il puro gusto (e necessità) dell’associazione stessa.

I terzi luoghi sono inoltre, secondo il filosofo e sociologo Jürgen Habermas, costituenti imprescindibili della sfera pubblica, ovvero come “uno spazio discorsivo in cui i cittadini discutono liberamente, razionalmente e tra pari di ciò che concerne la vita di tutti, valutando reciprocamente la fondatezza delle proprie argomentazioni.”

E’ dunque lo spazio in cui si forma l’opinione pubblica come risultato di confronto e di discussioni informate. In quanto tale è cruciale per il funzionamento di una società democratica; in essa i cittadini si confrontano in modo tale che, almeno in linea di principio, le argomentazioni più convincenti si diffondono e, in casi determinati, arrivano a influenzare le azioni dei governanti.

Nel caso della socievolezza, si tratta di un tipo di conversazione in cui a predominare è la funzione fàtica della comunicazione (ciò che conta è comunicare). Nel caso della sfera pubblica, a essere dominante è la funzione referenziale (si parla di qualcosa, questo qualcosa è inteso come rilevante, e la conversazione ha dei fini espliciti).

L’individuo frequentando i terzi luoghi e prendendo parte ad entrambi i tipi di conversazione, sviluppa come conseguenza un senso di appartenenza ai luoghi stessi. Questo ha effetti diretti sul suo benessere sociale, considerato come un costrutto multidimensionale costituito da cinque dimensioni: integrazione sociale: valutazione della qualità delle relazioni dell’individuo con la società e la comunità; accettazione sociale: costruzione della società attraverso il carattere e le qualità delle altre persone; contribuzione sociale: valutazione individuale del proprio valore all’interno di una società; attualizzazione sociale: valutazione della traiettoria potenziale che può intraprendere la società; coerenza sociale: percezione della qualità, dell’organizzazione del mondo sociale.

Sebbene i terzi luoghi siano ancora presenti nella nostra società, la loro funzionalità è andata svanendo negli anni a causa di vari fattori, primo tra i quali l’avvento di internet. Il web ha gradualmente sostituito i terzi luoghi come spazio di comunicazione diminuendo il numero di conversazioni faccia a faccia. Ciò ha comportato in diversi casi un’effettiva incapacità di alcuni soggetti a relazionarsi nella vita reale, portandoli ad isolarsi ed evitare gli ambienti sociali dove l’interazione è prerogativa essenziale.

Questo crea uno sbilancio tra la sfera sociale e quella individuale dell’individuo che, muovendosi in un ambiente pressoché astratto e molto più ampio di un terzo luogo ideale (il numero di persone che puoi trovare in un caffè è evidentemente più gestibile di quelle che si possono trovare su qualunque piattaforma social), tende a formare legami molto deboli ed a soffrire della maggiore differenziazione sociale ed individualizzazione.

Aumentando la quantità di input la realtà diventa più complessa e l’uomo, per quanto libero, può andare incontro ad una perdita di identità.

Si dovrebbe dunque ricominciare a dare priorità alla frequentazione dei terzi luoghi per una società democratica sana e funzionale.

Siamo esseri umani e, in quanto tali, abbiamo bisogno di relazionarci con gli altri, interagire, discutere e bere un buon caffè.

                                                                                                                                      Anelisse Stancila