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Sulle tracce dell’intelligenza artificiale – Intervista a Luca Di Sabatino 

Nel pomeriggio del 15 Gennaio si è tenuto, presso l’Auditorium del Polo Mattioli, il convegno “Sulle tracce dell’intelligenza artificiale”. I presenti, accompagnati dalla professoressa di ingegneria Tiziana Catarci, dalla direttrice della Asl di Teramo Ranieri Sofia, dal Data Scientist Riccardo Di Nisio e dal direttore artistico Luca Di Sabatino, hanno potuto riflettere sull’intelligenza artificiale nelle sue varie sfaccettature. Al termine di questa apertura al mondo della tecnologia, che ormai riguarda tutti essendo su scala planetaria, noi della Redazione Mattioli’s Chronicles abbiamo potuto intervistare Luca Di Sabatino, un uomo eccentrico che giornalmente vede il suo lavoro legato proprio all’intelligenza artificiale.
 
Durante i secoli l’arte, un’aperta disciplina, è cambiata e si è evoluta in base alla società. A partire dalle prime tele e tecniche pittoriche fino ad arrivare ad oggi, con l’avvento della tecnologia, è entrata a fare parte di questa grande realtà. Come si è avvicinato a questo nuovo mondo e qual è la sua opinione in merito?
 
Foto di Serena Terranova
Io mi sono avvicinato all’arte fin da giovane. Ho iniziato comprando e leggendo fumetti fin da quando ero molto piccolo. A 13 anni, poi, quando mi è stata data la possibilità di fare qualcosa di mio, ho scoperto di avere un piccolo talento e quindi più di una persona mi ha consigliato di continuare sulla via artistica. 
Al liceo ho pensato per la prima volta che il disegno poteva diventare un mestiere e ho sempre creduto che sarebbe stato meglio lavorare facendo qualcosa che mi piaceva.
Quindi questo è un discorso legato più da qualcosa che veniva da dentro che dall’esterno.
Poi ho iniziato a vendere quello che facevo, come faccio tutt’ora, e non tutti lo fanno poiché spesso conservano la propria arte, io invece no, ho delle persone che mi chiedono delle cose e devo trovare il metodo migliore per realizzarle in meno tempo e con meno spese.
Quindi questo è il mio lavoro, anche se non mi sono mai sentito un’artista, piuttosto un artigiano.
Un artigiano è colui che fa le cose ad arte, ad esempio si occupa di costruire un tavolo, questo deve essere fatto in un determinato modo perché altrimenti non possono essere poggiate le cose sopra.
Io non ho questo tipo di velleità, però lavoro con le aziende e mi piace fare un sacco di cose. Al digitale sono poi arrivato proprio lavorando con una azienda che stava cercando una persona con capacità manuali, così ho iniziato ad usare i primi strumenti.
 

Dato che il tema di quest’anno è “Tracce”, quali sono state le tracce che ha seguito durante il suo percorso per arrivare a ciò che fa oggi? 
 
Il percorso è sempre quello di informarsi, di guardare a tutto con la voglia di capire. Ogni tanto vado a vedere delle mostre all’uscita dall’ufficio. Sono stato a vedere, un anno fa, una mostra di Aldo Fallai, un fotografo che ha cambiato non solo l’immagine di Giorgio Armani negli anni 80′, ma l’immagine di moda di quel periodo. 
Il discorso è sempre quello di essere vorace ed io lo sono, guardo con tanta passione al mio lavoro e mi apro alle innovazioni. Quando l’intelligenza artificiale è stata introdotta nel mio lavoro, io subito ho colto l’occasione di usarla. Uso Photoshop dalla prima versione fin dalla fine degli anni 90′. Sarebbe stupido da parte mia non usarlo, anche se posso decidere di non utilizzarlo, perché possiedo la tecnica. Ad esempio non uso filtri, poiché li riesco a creare con una serie di elementi sulla tavoletta grafica. 
Quindi siate affamati, siate folli, è un piccolo consiglio che vi do.
 
Il suo lavoro, essendo versatile, ha compreso negli anni una numerosa moltitudine di attività. È venuto a contatto con diversi campi. Qual è stata la traccia che lo ha segnato profondamente nel suo cammino?
 
Credo che gli anni del liceo artistico siano stati assolutamente formativi, perché ho avuto la possibilità di stare con chi sapeva disegnare tanto e lì, guardando un po’ più in alto, ho iniziato a capire dove volevo veramente arrivare. In questo, avere dei punti di riferimento è davvero importante.
Quindi adesso, per assurdo,  mentre voi ragazzi pensate di avere un sacco di stimoli, spesso non li avete, perché avete accesso a tante informazioni così velocemente che a volte diventa anche difficile fare una analisi di quello che può servire o meno.
Io ho fatto il liceo nei primi anni ’90 e ho avuto molti punti di riferimento che spesso erano anche insegnanti. Però quello che mi ha fatto tanto crescere sono stati alcuni ragazzi del liceo che in quel periodo già avevano una visione diversa. Ad esempio, un mio compagno di scuola disegna ormai da vent’anni per la Marvel e per la DC, un altro mio compagno per il mercato francese e così via. 
 
Come si lega l’intelligenza artificiale al suo impiego e cosa ne pensa? Crede che potrà essere di aiuto in futuro?
 
È un’opportunità. È come un’automobile, tutti guidano la macchina, spesso però non sanno come funziona un motore, poi si può decidere se guidarla bene o male.
Quindi per me come professionista è un’opportunità, non utilizzarla sarebbe da ciechi, non conoscerla sarebbe da stupidi.
 
 Giulia Tiranno