Arsenico ed altri elementi in tracce

Durante la quarta ed ultima giornata della 25esima edizione del Festival della Scienza Ad/ventura, le classi seconde hanno incontrato la brillante Amalia Urbano, una giovane farmacista ed esperta in nutrizione.
L’incontro ha avuto come obiettivo quello  di informare i ragazzi sulle principali caratteristiche dell’Arsenico e di conseguenza sensibilizzarli sui comportamenti adeguati da assumere per ridurre la nostra esposizione a tale elemento chimico.
 
L’arsenico (simbolo As) è un elemento chimico di numero atomico 33, appartiene al gruppo 15 della tavola periodica ed è un semimetallo-semiconduttore.
Fino a qualche anno fa, ma in realtà anche oggi, sebbene più di rado, l’arsenico provocava degli avvelenamenti specialmente tra le persone che per motivi lavorativi erano troppo spesso esposte ad esso, in luoghi in cui si lavorava il rame oppure nelle miniere. 
Ci si è accorti della pericolosità di tale elemento quando, svolgendo numerosi sondaggi tra persone che vivevano in città, in campagna e in zone industriali, i risultati mostravano che specialmente queste ultime erano colpite da numerosi problemi ai polmoni o addirittura da tumori della pelle da cui era praticamente impossibile riuscire a riprendersi.
 
Purtroppo l’arsenico non è presente solo nei residui industriali e nell’aria che si respira in quelle zone, ma anche e soprattutto negli alimenti che mangiamo, nell’acqua che beviamo e nel suolo che calpestiamo ogni singolo giorno della nostra vita. 
È utilizzato molto spesso nella produzione di fertilizzanti, preservanti del legno, insetticidi ed erbicidi; è presente anche nelle microplastiche e di conseguenza nelle acque inquinate dei fiumi e dei laghi, e poi inevitabilmente nello stomaco dei pesci che a nostra volta mangiamo quotidianamente.
Un altro problema che non riguarda particolarmente l’Italia ma specialmente i paesi orientali, è che l’arsenico è presente in notevole quantità nel riso, un alimento che spesso viene considerato ottimo da assumere come alternativa alla pasta, soprattutto per chi segue una dieta. 
Insieme al riso, a contenere l’arsenico in modo significativo, sono anche il latte, i latticini, il grano e i cereali: tutti prodotti che traggono il loro contenuto da suoli e falde acquifere, particolarmente ricchi di arsenico inorganico.
 
Fortunatamente, nel 1998 la Comunità Europea ha iniziato a rivalutare la presenza dell’Arsenico in moltissimi contesti, e ha iniziato a pensare ad una norma per fissare dei comportamenti consigliabili per i cittadini dell’Unione; l’Italia ha messo in vigore una norma ispirata a quella dell’Unione proprio durante l’anno appena concluso, il 2023. 
 
Ma in che modo l’arsenico è effettivamente dannoso per il nostro organismo a livello biologico? Tutti sappiamo che il DNA può essere soggetto a delle mutazioni genetiche, le quali possono a volte portare a problematiche serie e possono essere causate da svariati fattori. 
Tra queste cause troviamo sicuramente l’esposizione a sostanze chimiche oppure a sostanze patogene, con cui entriamo in contatto praticamente ogni giorno. L’arsenico rientra proprio tra queste sostanze pericolose, da cui sarebbe il caso di mettersi in guardia.
Ad essere esposte a questo rischio sono, più di tutti, le donne incinte che poi possono trasmettere direttamente queste mutazioni genetiche ai loro feti, anche perché si incontrano, ogni giorno di più, donne che, pur essendo in piena gravidanza, non rinunciano al fumo di sigarette (ricche di sostanze fortemente cancerogene). 
Negli ultimi anni infatti, sono aumentati notevolmente i casi di tumore ai polmoni tra i bambini molto piccoli. A lungo andare, queste mutazioni genetiche potranno portare i neonati a pesare sempre di meno, oppure a sviluppare dei problemi neurologici già dalla nascita. Per cercare di migliorare la situazione, la Comunità Europea ha cercato di rivedere la quantità di queste sostanze almeno negli alimenti per i bambini.
 
I ragazzi, interessati dalla spiegazione della farmacista Amalia Urbano, le hanno chiesto se sono state già individuate eventuali ed efficaci soluzioni per ovviare a questo problema. La risposta è stata che per il momento l’unica cosa che possiamo fare per diminuire il più possibile la nostra esposizione a questo tipo di sostanze è quella di variare il più possibile la nostra alimentazione e naturalmente leggere le etichette per identificare i prodotti e le acque contenenti le minori quantità di contaminanti.
Dopo una serie di domande, alle quali la dottoressa ha risposto con spiegazioni esaustive e anche piuttosto interessanti, l’incontro si è concluso con successo.
 
Giorgia Smargiassi