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Tracce di umanità e fede. Incontro con Don Nicola Florio al Mattioli di Vasto

Durante la mattinata del 18 gennaio, nell’ambito della 25° edizione del Festival della Scienza Ad/ventura, si è tenuto in Auditorium Mattioli un dialogo tra Don Nicola Florio, responsabile della pastorale giovanile e
scolastica, coautore del libro “Dialogo tra un sacerdote cattolico e un sociologo marxista”, e Franco Di Nucci, ex trafficante d’armi e responsabile di comunità educanti.
I due ospiti hanno parlato di umanità, di fede, di collaborazione tra religione e scienza e del vissuto di Franco Di Nucci, il quale ha raccontato la storia della sua vita, i suoi errori e la sua redenzione.
 
Don Nicola apre la conversazione affermando come la religione e la fede siano indispensabili per  conoscere le verità sul mondo e su Dio. É grazie all’unione di ragione e fede che si arriva alla verità. Negli ultimi 400 anni l’uomo ha fatto dei passi da gigante e ha cominciato a comprendere come va il mondo indagando sull’universo, sull’uomo e su tutte le cose della vita, analizzando e verificando esattamente come insegna Galileo Galilei, scienziato credente.
Viene aperto poi un nuovo capitolo del discorso di Don Nicola attraverso la naturale domanda: “É possibile l’ordine nel caos? Può il disordine universale coesistere col cosmo, con l’ordine armonico?” Don Nicola risponde alla domanda descrivendo il cosmo come un sistema ordinato e perfetto che l’uomo sta piano piano scoprendo e narrando l’impresa secondo la quale Dio ha creato il mondo in sei giorni partendo dalla Terra informe e deserta, quindi una realtà caotica e senza possibilità di vita, una terra dominata dal disordine.
Dio ha prima separato gli elementi e poi popolato. E’ giusto credere ad un’ origine gestita da un’intelligenza superiore che ha messo al primo posto l’uomo.
 
Sono state inoltre definite la fede e la scienza. La scienza ci dice il come delle cose e la fede ci dice il modo
in cui noi possiamo relazionarci con le cose che esistono.
 
Il dialogo viene poi continuato da Franco di Nucci, un uomo che ha toccato con mano la violenza e la
criminalità per poi ritrovarsi e conoscere l’importanza dell’amore come origine del suo cambiamento. Franco ci racconta la storia della sua vita partendo dalla gioventù. Cresce a Roma in una famiglia modesta ma onesta. In casa non gli mancava niente ma non poteva accedere al superfluo a causa di problemi monetari causati per lo più da Massimo, suo fratello maggiore. Massimo soffriva di una disabilità, lui era idrocefalo. Aveva bisogno di costanti cure e Franco, col passare degli anni, inizia a vergognarsi di suo fratello, a non voler invitare amici in casa sua a causa del fratello, a desiderare addirittura la sua morte.
Ciò finché un giorno Massimo muore davvero.
 
Franco, al tempo, frequentava le superiori e la morte del fratello lo sconvolgerà tantissimo. Inizia quindi a cambiare il suo comportamento sia in casa che nel sociale, si chiude in sé stesso, nella sua rabbia. Inizia a provare ammirazione verso i boss della banda della Magliana, un’organizzazione criminale di Roma.
Il loro temperamento dava modo di collocarsi nella società come esseri potenti. Anche Franco aveva voglia di quella potenza, quell’indipendenza. Inizia così a compiere reati, a spacciare. Nel suo rione, ci dice, di 100 ragazzi sono attualmente vivi solo 6. Molti sono morti a causa di malattie legate al loro stile di vita, altri sono morti per overdose, altri a causa di rapine e furti falliti.
Franco si sposa, mette al mondo dei figli e si sistema.
 
A distanza di anni, dichiara a sua madre il desiderio della morte di Massimo. Sua madre straordinariamente lo comprende e gli dice: “In fondo tutti qui speravamo che le sue sofferenze finissero”.
Franco si era tenuto dentro questo pensiero scellerato a causa della sua abitudine a mentire. Nemmeno alla moglie aveva mai parlato della malavita e del suo cattivo vissuto. Si sentiva incompreso e vuoto, quel vuoto adesso lo riempivano i suoi figli. Loro lo comprendevano. Purtroppo la relazione padre-figlio è destinata a degenerare.
Il padre ha bisogno dei figli e non viceversa. I figli crescono e si allontanano come è normale che sia.
 
I figli di Franco lo lasciano dunque in una situazione emotiva di incomprensione.
Dal punto di vista economico la famiglia andava più che bene. Franco aveva sviluppato doti commerciali e scambiava prodotti con l’Albania. La sua indole criminale, disgraziatamente, si ripresenta e le merci che scambiava con l’Albania diventano armi. Le armi in Albania costavano pochissimo ed erano molto richieste in Italia. Iniziò quindi a fare il trafficante di armi, oltre che gestore di night club e profittatore di donne e ragazze vittime della prostituzione.
Ci fu un episodio però che fece scatenare in lui la voglia di cambiare. Tante cose nella sua vita non andavano bene, se ne rese veramente conto un giorno, in mezzo al traffico, un traffico causato dall’ uccisione di un tabaccaio. Fu allora che si fermò dinanzi ad una chiesa e iniziò a chiedere: “ti prego fermami”.
 
Il giorno dopo viene fermato dalla polizia, lo perquisiscono, gli trovano le armi e lo arrestano. Reputava giusta la sua punizione, reputava giusto stare in carcere. I figli lo venivano a trovare e si vergognavano di lui.. Si vergognavano di avere un padre criminale. La cosa a Franco pareva innaturale perché è un padre che a volte si vergogna dei figli quando fanno sciocchezze.
Comincia a sentirsi in colpa per i suoi familiari, per i figli che si vergognano di lui, per la moglie lasciata sola, per i genitori di cui aveva approfittato da ragazzo.
Inizia quindi il suo percorso di rinascita in comunità. La comunità gli fa bene, lui si sente rinato e la sua indole cambia totalmente. Questo fin quanto non conosce un ragazzo di nome Andrea.
 
Andrea gli fu affidato dalla comunità in modo che potesse prendersene cura. Inizialmente Franco era entusiasta all’idea di aiutare qualcuno, ma poi vide Andrea, era disabile. La sua prima reazione fu di rabbia, di distacco. Col tempo però iniziò a volergli bene. Nel momento in cui Andrea fu trasferito, per stare in un posto migliore, Franco ci rimase molto male.
 
Un’altra esperienza che muta profondamente Franco è la conoscenza che farà di Sonia e Vanessa, due ragazze vittime della prostituzione.
Erano obbligate a prostituirsi e i segni di questa costrizione si vedevano nelle cicatrici che portavano sulla loro pelle. Una delle due aveva tanti buchi sulla schiena che corrispondevano a forchettate incise sul corpo per costringerla a prostituirsi. Le due ragazze, in un dialogo con Franco, gli chiesero se secondo lui Dio avrebbe mai potuto perdonarle. Franco per mesi seguì le ragazze col tentativo disperato di aiutarle a uscire da quella situazione. Dopo nove mesi le ragazze finalmente riuscirono ad evadere dallo stato di schiavitù che la prostituzione aveva loro procurato. Adesso Sonia e Vanessa sono sposate.
 
Aiutare Sonia e Vanessa è stato come chiedere perdono a tutte le ragazze che Franco aveva sfruttato anni prima nel night club. Così come aiutare Andrea è stato un modo per chiedere perdono a Massimo. Dalla testimonianza che Franco ci ha lasciato possiamo comprendere tante cose: nella vita si fanno degli errori e non dobbiamo aver paura di cambiare. Cambiare è difficile, così come scegliere il bene.
Della storia di Franco dobbiamo fare tesoro. Pur essendo consapevoli dell’impossibilità di cancellare gli errori del passato, abbiamo la possibilità di scrivere il nostro futuro.
 
Natalija Kimsevic