“La Shoah è un lascito ingombrante di un passato di cui è impossibile sbarazzarsi”.
E’ il 27 gennaio. Nel ‘45 i carri armati dell’esercito sovietico sfondarono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz in Polonia. Si poneva così un punto a più di un decennio di persecuzione, di discriminazione, di gesti aberranti e inconcepibili nei confronti di coloro che avevano l’unica grande colpa di essere diversi.
In occasione della Giornata della Memoria, al Polo Liceale Mattioli di Vasto gli studenti, sotto la guida della docente referente, prof.ssa Giovanna Santangelo e la collaborazione dei docenti Domenico Mancini, Antonia Provicoli e Patrizia Ciccarella, hanno organizzato in Auditorium un toccante momento di riflessione per ricordare le vittime della Shoah.
Tra le note dei nostri musicisti Santoro Emanuele (pianoforte), D’Adamo Tommaso (violino), Malandra Francesco (clarinetto), Cimini Marco (contrabbasso) e Tafili Ines (voce), è stato riportato alle menti il dolore di un tempo, che si allontana sempre più, ma che, non per questo, deve cadere nel buio dell’oblio.
Le lettrici Mary D’Amico, Sara De Cinque, Federica Del Borrello, Caterina Molino e Giada Totaro hanno dato voce a documenti tangibili sulla Shoah, tra cui l’articolo di Elena Loewenthal pubblicato su La Stampa, la poesia “Non Dimenticherò Mai” di Elie Wiesel e i passi del diario di Etty Hillesum.
Sono stati esposti in Auditorium alcuni progetti realizzati dagli studenti, testimonianza di un impegno concreto per la memoria. Tra questi gli oggetti artigianali costruiti dalle classi 1ASA e 2BSA, i libri “8 settembre 1943” delle classi 3LM e 1LM e “La memoria vive in noi” della classe 1A, un video di sensibilizzazione realizzato dal 4BSA.
E’ stato dedicato infine un momento alla stesura e lettura, da parte delle classi presenti, di riflessioni in merito all’argomento. Gli studenti hanno espresso il loro impegno morale, comprensione e sensibilità nei confronti di uno dei momenti più tangibili della crudeltà umana.
“I testimoni pian piano se ne vanno perché gli anni corrono, se ne vanno insieme alla loro ansia di scrivere quello che hanno visto. Per anni la memoria si è trincerata dietro lo slogan “quanto è successo appartiene ad un altro mondo, è cosa di un altro pianeta”. E invece no, quanto è accaduto appartiene, spetta al mondo intero, a chi c’era e a chi è venuto dopo, a chi ha ucciso, sterminato, visto e taciuto, a chi ha visto e lottato, a chi ha visto troppo tardi, a chi non interessa affatto.”
Oggi i giornali relegano a irrisori trafiletti un tassello di storia che ha segnato l’umanità intera per la sua disumanità, preferendo dare risonanza a questioni futili.
E’ nostro dovere, come giovani, impegnarci per un esercizio attivo della memoria, per ricordare chi è stato privato di tutto ed in primis di se stesso, del proprio essere, della propria dignità.
In fondo nulla è cambiato dai tempi della Shoah. Il seme del male fiorisce ancora ed è dovere di ognuno impegnarsi affinché il mondo riesca a purificarsi dal morbo che lo colpisce: un processo di catarsi che parte innanzitutto da se stessi.
“Una pace futura potrà esser veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso, se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza e popolo, e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore, se non è chiedere troppo”.
Anelisse Stancila