“Mai perdere la speranza, mai smettere di conoscere”

“Smettiamola di dire che i mafiosi sono solo al Sud, lì, sono disperati, perché abbiamo deciso di reagire”

di Belotti Giorgia, Custo Francesca, Fineschi Rebecca, Odino Laura, Rosillo Martina, 2D

La mafia è un problema che coinvolge tutta la nostra Italia, presente come il prezzemolo in cucina. Un mafioso può essere chiunque, dai semplici cittadini alle istituzioni, nessuno saprebbe riconoscerlo, in quanto è perfettamente mimetizzato nella società.

Ad oggi, la necessità  di sensibilizzare le nuove generazioni è pressante, dato che costituisce l’unica possibilità di iniziare un nuovo capitolo per il nostro Paese. 

Mai un passo indietro, nemmeno per prendere la rincorsa”, questo è il messaggio che Tiberio Bentivoglio, lottatore per il futuro e la giustizia, ha voluto trasmettere agli studenti del Liceo D’Oria. 

Quella di Bentivoglio potrebbe essere la storia di un imprenditore come tanti, ma non è così; infatti la mafia lo aspetta dietro l’angolo, pronta a mettergli i bastoni tra le ruote. Un giorno Tiberio viene fermato per strada: è Nino, un mafioso della zona, che ha come unica e pesante richiesta quella di ricevere il pizzo. Lo ‘ndranghetista con naturalezza e sfrontatezza è determinato a spaventare l’imprenditore, facendogli notare che per quindici anni non ha pagato e si è arricchito.

Tiberio torna a casa, avvisa la moglie, la sua “marescialla”.

Non paghiamo!” replica lei. E infatti non pagheranno.

La mafia, che era sicura di atterrirlo, non si blocca davanti ad un rifiuto e inizia un lungo e complicato periodo per Tiberio ed Enza. L’unica soluzione, la denuncia, è ciò a cui ricorrono.

“Nonostante la paura, ci sono cose che dobbiamo fare.

Il coraggio è un sentimento che si deve trovare quando manca la forza.”

Certo che mettersi contro la mafia non è una passeggiata.  Eventi dolosi, incendi, furti, minacce e bombe sono all’ordine del giorno per la loro attività.

Distruzione deposito, da https://www.repubblica.it/cronaca/2016/02/29/news/calabria_ intimidazione_testimone_giustizia_bentivoglio-134467262/

Tiberio viene riconosciuto come obiettivo sensibile e quindi fornirgli una scorta sembra l’unico modo per iniziare a condurre una vita più serena e sicura.

Tiberio non accetta, non vuole perdere la poca libertà rimasta

Nonostante fossi sdraiato a terra, mi dovevo alzare.”

Il 9 febbraio 2011 gli sparano alle spalle, nel frutteto, il suo posto del cuore: 6 proiettili, 30 secondi di silenzio “assordante”. Si salva per miracolo.

Una volta  tornato a casa, nessuno va più a comprare nel suo negozio e nessuno in Calabria gliene vuole affittare uno.

Questo è stato il momento peggiore: l’indifferenza colpiva più della mafia.

La più grande malattia di questo mondo è l’indifferenza, non il Covid.

E pensare che tutto era iniziato nel 1979, con l’idea di creare un’azienda privata commerciale di prodotti per l’infanzia.

L’iniziativa si sviluppa, diventa un progetto, e così, proprio sotto casa di Tiberio ed Enza, viene aperto il primo negozio.

Tutto sembra andare per il meglio, le entrate aumentano e Tiberio decide di lasciare il precedente lavoro come farmacista: “Quello che guadagnavo in un mese, mia moglie lo guadagnava in un giorno.”

C’è la necessità di ampliare il negozio, affittano dunque un grande locale. Ma il sogno costruito onestamente dai sacrifici viene infranto dalla ‘ndrangheta

La sua testimonianza oltre a rappresentare grande coraggio ed esempio di vita vuole sottolineare l’importanza della determinazione e della conoscenza. Bentivoglio ha sempre agito conoscendo l’esistenza di un limite per la sua incolumità che non doveva essere superato. Questo è il caso dell’associazione culturale che Tiberio, Enza e alcuni loro amici decidono di aprire e che purtroppo saranno costretti a chiudere perché fastidiosa e non gradita.

Tiberio Bentivoglio, testimone di giustizia, non ha avuto e non ha alcuna paura di dire ciò che pensa, sia negli incontri con le scuole, sia nelle aule bunker dei tribunali. Si spinge addirittura ad affermare di non aver sentito il supporto dello Stato, come si intende dal  titolo del suo libro: “Colpito, da chi? Dallo Stato o dalla mafia?” ma la sua testimonianza è per noi giovani un invito a sperare e a credere nella Giustizia per desiderare un Paese diverso.