“La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano 

“La solitudine dei numeri primi” è il primo dei libri più famosi dello scrittore e fisico Paolo Giordano. Questo capolavoro è stato scritto e pubblicato nel 2008, dalla casa editrice Mondadori. Tradotto in più di quaranta lingue, ha vinto il premio Strega 2008 e il premio Campiello Opera Prima. 

La narrazione rientra nel genere del romanzo di formazione, che vede come protagonisti due adolescenti, Alice Della Rocca e Mattia Balossino, che vedremo crescere e maturare con l’evolvere della storia. I due protagonisti hanno una cosa in comune: sono stati segnati a vita da un evento traumatico che li tormenta fin da piccoli e questo li porterà ad essere “diversi” dai loro coetanei. Il romanzo è stato ambientato a Torino, tra gli anni Ottanta e gli anni 2000 e offre un fedele sguardo dell’aspra società moderna. 

Alice è una ragazza semplice, ma allo stesso tempo fragile, dato che si fa condizionare molto dal pensiero altrui. La vedremo fino alla fine lottare contro un mostro, che pian piano la divora e non le fa vivere la vita serenamente. 

Mattia, invece, è all’apparenza un ragazzo molto forte, ma in realtà si rivela molto sensibile. Si ritroverà a fare i conti con sé stesso e si procurerà tagli e cicatrici sulla pelle, il ricordo del suo errore lo strazia e, procurandosi del dolore, si sente in qualche modo meno in colpa. 

Il libro si apre con la storia di Alice, una bambina obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. Una mattina perde di vista i suoi compagni a causa della nebbia fitta, rimane sola e se la fa addosso per via del latte caldo bevuto a colazione. Umiliata, cerca di scendere, ma finisce fuori pista facendosi male ad una gamba. Mattia, è invece un bambino molto intelligente ed ha una gemella di nome Michela che soffre di una malattia. La presenza di Michela umilia Mattia di fronte ai suoi compagni e per questo, la prima volta che un loro amico li invita alla sua festa di compleanno, abbandona la sorella nel parco, dicendole di non muoversi e che tornerà presto da lei. Questi due episodi saranno il marchio impresso nelle loro vite. Le due anime si incontreranno e scopriranno di essere vicini, ma allo stesso tempo distanti. Questo concetto darà il titolo al romanzo. Ci sono infatti dei numeri speciali chiamati “primi gemelli”, due numeri vicini, ma separati da un numero pari che non permette loro d’incontrarsi. 

Trovo molto particolare e intrigante lo stile dell’autore, il quale ha avuto la capacità di passare da una storia all’altra senza tralasciarne i minimi particolari. Ha saputo tenermi incollata alla storia, riuscendo ad arrivare dritto al cuore, ma più di tutto a stupirmi è stato il suo modo di scrivere: diretto, semplice e accessibile a tutti.  

Ci sono state diverse frasi che mi hanno colpita, ad esempio “Lei e Mattia erano uniti da un filo elastico e invisibile, sepolto sotto un mucchio di cose di poca importanza, un filo che poteva esistere soltanto fra due come loro: due che avevano riconosciuto la propria solitudine l’uno nell’altra.” Con questa l’autore ci continua a sottolineare la loro vicinanza e come la presenza di uno nella vita dell’altro fosse fondamentale. 

Ho apprezzato molto anche la frase con cui termina il libro che, a mio parere, è la più importante poiché è quella che rimane dopo aver terminato la lettura. 

“Pensò a quel silenzio perfetto. Anche adesso, come allora, nessuno sapeva dove lei si trovasse. Anche questa volta non sarebbe arrivato nessuno. Ma lei non stava più aspettando. Sorrise verso il cielo terso. Con un po’ di fatica, sapeva alzarsi da sola” 

Con questa frase emerge la tematica più importante del romanzo: la solitudine insormontabile.  

Gli altri temi presenti sono le problematiche legate alla società, ma anche le difficoltà dei giovani di oggi, dalla fuga all’estero per trovare lavoro, all’anoressia e alla depressione. Questo libro ci fa riflettere in modo amaro sul mondo contemporaneo, in cui i giovani hanno tutto ciò che è materiale ma sono abbandonati spesso nella loro solitudine. 

Ritengo  che valga la pena leggerlo poiché è lontano da essere una storia d’amore tradizionale, da lieto fine. Giordano ci racconta di un rapporto impossibile, in cui non si riesce a raggiungere la felicità nonostante sia vicina. 

    Giada Gizzi