Dora Maar: il prezzo dell’amore nell’arte

Avvolta dall’ombra monumentale di Picasso, è stata a lungo – e riduttivamente – nota come sua amante e musa ispiratrice: famosa come la “Donna che piange”, soggetto di una sequenza di dipinti di Picasso che la immortalano nella sua fragilità femminile. 

“Sono la donna che piange
Sono la donna verde dei quadri del genio.
Sono l’idea stessa del dolore, il mio, il suo, il dolore del mondo.”

Ma la storia di Dora Maar è stata molto più di questo: pittrice e fotografa di grande talento, intellettuale impegnata politicamente, coinvolta attivamente nella Parigi delle avanguardie artistiche del primo dopoguerra.

Nasce a Parigi nel 1907, studia presso una scuola progressista che sosteneva l’integrazione delle donne nel mondo dell’arte.
L’urgenza di catturare la realtà che la circonda la spinge a scegliere la fotografia come mezzo espressivo.

La sua è una lettura fotografica realista, quasi espressionista, ma sono già evidenti dei richiami di natura ironica; con il passare del tempo un’inclinazione all’onirico e all’inverosimile che la portano naturalmente ad avvicinarsi al surrealismo.


Le tecniche sperimentate dalla Maar sono all’avanguardia per l’epoca tra tagli prospettici, deformazioni, doppie esposizioni, collages; attraverso i fotomontaggi decontestualizza i personaggi delle foto di strada inserendoli in architetture di fantasia, ribaltate da rotazioni e deformate in camera oscura.

Notevole anche l’interesse per la politica che con l’avanzare dei fascismi in Europa, la porta a rafforzare il suo impegno politico nella sinistra. I temi della diseguaglianza sociale sono il soggetto artistico che fa da contraltare ai suoi lavori professionali degli anni ’30. 

L’amore per Pablo Picasso
L’incontro con il pittore risale all’inizio del 1936. La loro relazione durò 7 anni.
Dora sarà compagna e musa ispiratrice di Picasso, la cui ombra monumentale inizierà mano mano a sovrastarla. È un periodo artisticamente molto ricco per il pittore che nel 1937 inizia la grande opera Guernica, Dora avrà il permesso di fotografare tutte le fasi di studio e realizzazione del dipinto, realizzando un diario fotografico che costituisce ancora oggi un documento di grande valore.
Tuttavia Picasso sdegna il mezzo fotografico e convince la Maar ad abbandonare la fotografia e tornare alla pittura. Un passaggio che porta solo ulteriore squilibrio poiché il grande pittore continuerà a criticare e denigrare le opere  della  compagna che per lui non sarà mai all’altezza di quella forma d’arte.
Dora è atterrita ed arriva a dire:

                 “solo io so quello che lui è …è uno strumento di morte …non è un uomo, è una malattia” 

La relazione viene interrotta dallo stesso Picasso nel 1943: una nuova giovane amante è entrata nella vita del pittore ed è incinta. Dora è sterile, questa serie di eventi la porterà alla depressione e al ricovero in una clinica psichiatrica. 

Due anni dopo, superata la crisi, si ritira nel paese Ménerbes, luogo in cui Picasso le aveva regalato una casa – insieme a una serie di suoi dipinti che lei non venderà mai nonostante le difficoltà economiche. Continuerà a dipingere per il resto della sua vita.
La sua produzione pittorica si emancipa dall’influenza di Picasso per evolversi “verso nature morte caratterizzate da forme stilizzate, da oggetti sobri ed isolati”, muovendosi sempre più verso un linguaggio puramente astratto, sperimentando diverse forme espressive.

“Tutti pensavano che mi sarei uccisa dopo il suo abbandono. Anche Picasso se lo aspettava. Il motivo principale per non farlo fu di privarlo della soddisfazione.”

Nel 1997, a seguito della sua morte, la scoperta nel suo appartamento di un enorme quantità di opere inedite, ha portato alla luce la straordinaria ricchezza della sua arte, rendendone oggi possibile l’omaggio.

                                                                                                                                           Laura Del Casale