Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza, che porta alla perdita di memoria e di altre abilità intellettuali. Una persona malata di Alzheimer va, via via, a dimenticarsi delle proprie abitudini, delle persone che la circondano, fino a rimuovere anche la propria immagine.
Si tratta di una malattia che ti porta via tutto gradualmente; sostanzialmente si tratta della degenerazione dei neuroni e, purtroppo, al giorno d’oggi non esistono cure, ma ci sono alcuni farmaci in via sperimentale e molte ricerche scientifiche.
Uno degli esperimenti più recenti relativi al morbo di Alzheimer è quello di Marius Werning, ricercatore dell’università di Stanford.
Werning, a differenza di altri studiosi propone, per la prima volta in questo campo, una terapia cellulare, che consiste nel risolvere la malattia dalla disfunzione principale, sostituendo le cellule malate con quelle sane.
L’esperimento venne eseguito su dei topi malati di alzheimer. Si andava a manipolare l’espressione dei fattori di trascrizione nelle cellule staminali, trasformandole in microglie sane.
Le microglie sono delle cellule immunitarie del cervello, che servono a evitare la degenerazione dei neuroni, ma sono proprio le variazioni genetiche di queste cellule ad essere la principale causa di alzheimer in forma non ereditaria, anzi, in particolare, quando avviene la variazione, è un gene contenuto in queste cellule, noto come TREM2, ad essere disfunzionale.
Gli esiti dell’esperimento sono stati positivi sui topi, ma gli scienziati hanno messo in conto che a lungo andare le cellule staminali potrebbero creare problemi e che ci vorrà tempo e ricerca prima di poter mettere in atto una terapia del genere su un uomo, poiché prelevare le cellule staminali richiederebbe che il paziente sia sottoposto a una chemioterapia tossica e troppo pericolosa per la sua salute.
Silvana Miulli