SPECIALE CARNEVALE. LA MASCHERA E IL TRAVESTIMENTO

L’elemento che più di ogni altro caratterizza il Carnevale è senza dubbio la maschera, che permette a chiunque, per qualche giorno, di trasformarsi nel personaggio dei propri sogni o di vestire semplicemente i panni di qualcun altro.
Nel corso della storia la maschera ha assunto diversi significati, a seconda della cultura, divenendo oggetto rituale e teatrale, ma soprattutto ha permesso la perdita dell’identità a chi la indossa. La maschera è un misterioso oggetto che accompagna l’uomo sin dalle origini. I popoli primitivi, per esempio, usavano travestirsi con pelli e altri oggetti per imitare le movenze degli animali e, attraverso danze “portafortuna”, si mettevano in contatto con gli spiriti e l’energia della natura. Ancora oggi la maschera assume lo stesso valore magico in alcune tribù africane. In Occidente l’utilizzo della maschera era diffuso sia presso i Greci che i Romani. Nel Medioevo, a Venezia, durante il Carnevale, con una maschera sul viso si poteva trasgredire qualsiasi regola e si era liberi persino di insultare il doge. La beffa e la derisione dei potenti sono diventate il copione per eccellenza che sta dietro alle maschere tradizionali del Carnevale italiano. Nel teatro del Cinquecento, Arlecchino, Pulcinella, Brighella, Colombina erano le maschere fisse di servitori furbi e senza scrupoli che si prendevano gioco dei loro padroni o di personaggi come il Dottor Baldanzone, caricatura del medico sapiente. Nella nostra cultura, la maschera è diventata un mezzo che mette in comunicazione noi stessi con il nostro sé. Pensandoci bene, però, la scelta di una nuova identità tramite una maschera, diventa uno dei modi per togliersi la maschera che indossiamo tutti i giorni, per uscire dal personaggio che abbiamo costruito e da quello che gli altri ci hanno cucito addosso. E allora… Giù la maschera!

Roberto Belviso 1L

SSS1°g. “Dante Alighieri” Casamassima (Ba)