“Un caffè, grazie!”

Mi sveglio con la voce di mio padre che dice
‘Alzati che è pronto!’. Raggiungo a stentoni la
cucina e mi ritrovo davanti una tazzona di
caffelatte e già solo l’aroma di
quell’ingrediente miracoloso mi fa aprire gli
occhi.
Pausa merenda a scuola: le mie palpebre
non fanno che abbassarsi dalla seconda ora
e la prof mi guarda storto, allora racimolo
qualche monetina e mi fiondo al distributore automatico prima della tanto temuta fila; torno
così in classe di nuovo carica di energia.
Dopo pranzo il mio stomaco lo chiede di nuovo, è impossibile dirgli di no e così mi riempo
un’altra tazzina di espresso.
Sono le 17:30: ormai sono più di due ore che sto sui libri e la materia non aiuta a tenermi
sveglia, che posso fare se non berne un altro?
Ringrazio così ogni volta l’esistenza di quella bevanda miracolosa: il caffè; senza cui, mi
rendo conto, non riuscirei a superare neanche una giornata. Tanto che male c’è, gli effetti
sono solo che positivi, no?
Niente di più sbagliato: diversi studi hanno riportato che un’elevata assunzione giornaliera di
caffè ( 4-5 tazzine che contengono circa 400mg di caffeina) porta ad una vera e propria
dipendenza, non tanto diversa da quella da droghe o alcol.
Tale effetto è dovuto alla presenza di caffeina: un alcaloide presente in molte bevande (tè,
caffè, bevande energetiche ecc..) che ha la funzione di bloccare i recettori che procurano
sensazioni di stanchezza e, stimolando il sistema nervoso, di aumentare il livello di
adrenalina e dopamina nel sangue.
Come qualsiasi altra droga può portare a molteplici sintomi psichici e fisiologici negativi tra i
quali tolleranza, cioè la necessità di quantità di caffeina sempre maggiori per raggiungere gli
effetti precedenti; craving, ovvero continui ed intensi pensieri e desideri circa il ricercarla e
l’assumerla; astinenza, contraddistinta da una serie di sintomi dovuti alla sospensione della
sua assunzione; e molti altri come ansia, insonnia, affaticamento, palpitazioni cardiache e
nervosismo.
Secondo una ricerca riportata dall’ EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), una
dose giornaliera adeguata, per evitare tali sintomi, corrisponde ad una quantità di 3mg per
kilogrammo di peso corporeo, relativa sia agli adulti che ai giovani; spesso però è facile che
questa soglia venga superata.
Il caffè prende così il secondo posto per bevanda più bevuta al mondo (seconda solo
all’acqua), mentre la caffeina in esso contenuta ottiene il primo posto come sostanza
psicoattiva più diffusa e per di più legale.
Quindi no, gli effetti possono essere positivi a breve periodo, ma a lunga andata può
costituire un vero e proprio rischio per la propria salute. Credo che d’ora in poi mi toccherà
passare ad uno yogurt o ad un succo…