Un dono prezioso

Benedetta Licciardello e Aurora Genovese

Oggi vogliamo raccontarvi una storia, quella di un ragazzo sportivo, che aveva il sogno di diventare un calciatore professionista e poter fare della sua passione il proprio lavoro. Aver avuto la possibilità di ascoltare il racconto di Luca S. è stata per noi una fortuna poiché, grazie alle sue parole, abbiamo avuto l’opportunità di comprendere gli stati d’animo di chi ha subito un trapianto. Inoltre, ci è stata trasmessa l’importanza della vita che spesso si dà per scontata finché, in un modo o nell’altro, non si capisce che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo. Fin da piccolo, Luca sapeva del suo banale problema cardiaco che però non lo ha mai fermato dall’inseguire il suo sogno di rincorrere il pallone, tanto che quando non risultò idoneo alla visita medica militare si convinse che fosse soltanto una “scusa” per avviarlo al calcio a livello professionistico. Quella patologia congenita non era più così “banale”. La sua vita era gravemente e costantemente a rischio. Ecco la sua storia che speriamo possa esservi utile come lo è stata per noi: dopo un infarto in età precoce, la vita di Luca cambiò improvvisamente, perché numerose visite lo portarono a comprendere la dura verità: aveva bisogno di un trapianto. Sebbene le liste di attesa fossero immense, come lo sono sempre state, non c’era più tempo per aspettare, infatti, dal momento in cui entri a far parte di quella lista, ogni minuto è prezioso come non mai. Finalmente, un giorno del 2011, è arrivata la tanto desiderata telefonata e con essa la possibilità di sperare di nuovo in qualcosa. Adesso avrebbe avuto la possibilità di veder crescere i figli che aveva messo al mondo per poter lasciare la sua impronta. Nonostante alcune iniziali complicazioni, il trapianto dell’organo è andato a buon fine e gli dona la possibilità di “raccontarsi”.
Il destino gli ha dato anche l’occasione di incontrare la famiglia del donatore, in cui ha rivisto la figura materna che aveva perso molto tempo prima; un incontro che gli ha fatto ben comprendere come, in ogni situazione della vita, si riscontrino due facce di una stessa medaglia: da un lato vi è la gioia di poter ricominciare a vivere una vita normale, mentre dell’altro c’è una famiglia completamente distrutta, che trova “pace” soltanto nell’incontrare coloro che sono stati salvati dal proprio caro. Infatti colmare l’assenza e il vuoto che lasciano le persone quando vanno via è impossibile, ma il dolore può essere alleviato, come in questo caso, sentendo ancora una volta il suono del suo cuore o vedendo la luce dei suoi occhi. E’ proprio parlando di questo che Luca racconta e descrive, con un nodo alla gola, la forte emozione provata quando la madre del suo donatore si è gettata fra le sue braccia ed ha appoggiato la testa sul suo petto e lo ha abbracciato come fosse suo figlio, ma facendo trasparire il dolore di colei che ha perso l’amore più grande che una donna possa avere. Lui ammette che rifarebbe la stessa scelta e incontrerebbe, tornando indietro, di nuovo la famiglia, ma a chi si trova nella sua stessa situazione, consiglia di non farlo poiché mai come in quel momento ci si sente un debitore che sa di non aver modo per poter ripagare un tale gesto di gratuito altruismo. Lui ci ha provato in tanti modi, anche tentando di istituire a Siracusa una sede di AIDO (Associazione Italiana per la Donazione di Organi, tessuti e cellule), ma nemmeno questa iniziativa è riuscita a farlo stare meglio. Durante il racconto, gli abbiamo chiesto cosa fosse cambiato dopo il trapianto e lui ha risposto che è cambiata soprattutto la sua visione della vita. Dice infatti di non aver mai perso la fede che lo ha accompagnato durante tutto il percorso della malattia ma che, allo stesso tempo, ha modificato il modo di vedere molte cose. Se prima considerava il cuore come centro dell’anima, adesso lo reputa soltanto una massa di fibre, ma non perché si è ammalato, bensì perché sostiene che se fosse stato qualcosa di diverso da un semplice organo, il LORO cuore non avrebbe retto l’incontro fra lui e gli affetti della persona a cui sarà sempre grato. Quando abbiamo saputo che Luca sarebbe venuto da noi, in classe, tutti eravamo certi di sentire “soltanto” la storia di un uomo trapiantato, ma non è stato così: ci ha fatto cambiare idea, ci ha trasmesso un messaggio che nessuno si aspettava. “La vita è fatta di scelte”, in ogni momento, in ogni situazione, possiamo scegliere, basta solo sapere cosa è meglio per noi. Quando ti invitano ad usare sostanze stupefacenti, è una scelta. Ammettere di avere torto e chiedere scusa o mettere in pericolo qualcuno imponendo una falsa ragione, è una scelta. Siamo sicuri, però, che riusciamo sempre a fare quella giusta? Forse da oggi dovremmo rifletterci di più e ripetere ancora una volta “LA VITA UMANA E’ FATTA DI SCELTE”. Anche vivere o morire è una “scelta”, la più importante, ma l’unica che non sempre dipende da noi.