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Alla scoperta dei beni culturali nelle Giornate Fai di primavera

Alla scoperta dei beni culturali

nelle Giornate Fai di primavera

«Di Mnemosyne è questo sepolcro. Quando ti toccherà di morire,
andrai alle case ben costruite di Ade: v’è sulla destra una fonte,
accanto ad essa si erge un bianco cipresso;
lì discendono le anime dei morti per aver refrigerio.
A questa fonte non accostarti neppure;
ma più avanti troverai la fredda acqua che scorre
dal lago di Mnemosyne: vi stanno innanzi custodi,
ed essi ti chiederanno, in sicuro discernimento,
che mai cerchi attraverso la tenebra dell’Ade caliginoso.
Dì loro: “Son figlio della Greve e del Cielo stellato;
di sete son arso e vengo meno: ma datemi presto
da bere la fredda acqua che viene dal lago di Mnemosyne”.
Ed essi son misericordiosi per volere del sovrano degli Inferi,
e ti daranno da bere (l’acqua) del lago di Mnemosyne;
e tu quando avrai bevuto percorrerai la sacra via su cui procedono gloriosi
anche gli altri iniziati e posseduti da Dioniso».
E’ la traduzione del contenuto della Laminetta di Hipponion conservata accuratamente nel Museo archeologico nazionale di Vibo Valentia, visitato nell’ultimo weekend delle Giornate Fai di primavera che da 27 anni aprono ad un pubblico di curiosi ed appassionati luoghi solitamente inaccessibili o visitabili solo in occasioni particolari. Il programma di quest’anno della delegazione Fai – Fondo ambiente italiano Vibo Valentia comprendeva anche la presentazione del libro “La Laminetta di Hipponion e la Definitiva Rivelazione dei Rituali Orfici” di Maurizio Bonanno in occasione del cinquantesimo anniversario dell’istituzione del Museo archeologico nazionale “V. Capialbi”.

Il Museo, che ha sede presso il Castello Svevo – Normanno, non è per niente un luogo inaccessibile perché aperto al pubblico tutto l’anno, ma per noi è stato emozionante scoprire la Laminetta Aurea, datata III secolo a.C., che rappresenta il più antico e completo testo orfico mai rinvenuto sia in Italia che in Grecia. Al mondo c’è ne sono solo sei. Nel museo, che domina la città proiettandosi suggestivamente sull’entroterra e il mare, abbiamo potuto osservare l’attuale esposizione del Codice Romano Carratelli, la prima iconografia della Calabria risalente al XVI secolo. Si tratta di un documento composto di novantanove acquerelli che raffigurano torri, castelli, sistemi difensivi della Calabria Ultra. Il percorso espositivo delle tavole del Codice Romano Carratelli, in mostra al Museo archeologico “V. Capialbi”, riguarda immagini del territorio costiero vibonese. Il Codice Romano Carratelli, scoperto dall’ex parlamentare Romano Carratelli, sarà esposto prossimamente a Matera, capitale europea della cultura 2019, in occasione dell’importante mostra “Rinascimento visto da Sud”. Di questa esperienza ringraziamo il nostro dirigente scolastico, Genesio Modesti che ha unito l’Ite “Galilei” di Vibo al Fai, i docenti Francesco Lo Duca e Cinzia Catanoso che ci hanno guidato in un percorso importante per noi allievi dell’indirizzo Turismo.

Redazione allievi dell’indirizzo Turismo Ite “G. Galilei” Vibo Valentia