Le persone ai tempi del coronavirus

Intorno alla fine del 2019 a Wuhan si è incominciato a diffondere un nuovo tipo di coronavirus. Un virus  che gli scienziati hanno iniziato a studiare e ad attribuirne l’origine agli animali.  I sintomi derivanti dal contagio sono assimilabili a quelli influenzali ma si possono aggravare molto presentando difficoltà respiratorie specialmente negli anziani già affetti da altre patologie e perciò più deboli dal punto di vista immunitario. Tutte queste informazioni come giungono a noi cittadini? Chi le verifica? La nostra conoscenza riguardo le novità (almeno in un primo momento) ci è fornita dai giornalisti.  Costoro hanno l’importante compito di filtrare le informazioni, di tradurle, e talvolta di interpretarle. La notizia arriva con un articolo ma sta al giornalista voler creare allarmismo o cercare di affrontare le notizie in maniera più razionale. “Leggero raffreddore”, “forte influenza”, “virus letale che dimezzerà la popolazione mondiale”. Il virus “proviene dai topi”, “è stato creato in laboratorio come arma biologica dagli americani”, “si è diffuso a partire dai pipistrelli”. “Bisogna continuare a vivere normalmente”, “non si può più uscire senza mascherina”, “la mascherina non serve”, “bisogna lavarsi le mani e niente di più”. “Bisogna stare a casa”. Di chi ci possiamo fidare? Che cosa è vero e cosa no? Queste dichiarazioni sono state rilasciate da alcuni mass media e giornalisti e le persone hanno preso per vere le informazioni che meglio gli suonavano. L’informazione è essenziale al giorno d’oggi, specialmente in situazioni d’emergenza. Senza l’informazione non sapremmo che il virus era qui, non avremmo potuto sfruttare i consigli di chi aveva già cominciato ad affrontarlo e non avremmo mai iniziato a comportarci in maniera tale da cercare di diminuirne i contagi. E’ grazie all’informazione che si può prevenire e rendere le persone consapevoli di un fatto. Tramite l’informazione si ha il circolo di notizie, il confronto e una spropositata influenza sull’opinione pubblica. I mass media, come alcuni giornali, per cercare di aumentare gli ascolti e per pubblicizzarsi hanno approfittato di questo momento per agire senza responsabilità. Dopo che fu appurato il fatto che il contagio si diffondesse da persona a persona e che fosse quindi necessario evitare assembramenti, i mass media hanno continuato a voler sfoggiare grandi titoli da film apocalittico. “Uccidono di più i fulmini”, “La fine è arrivata”. Poi c’è stata confusione: “Colpisce solo anziani già malati”, “420 ragazzi sotto i 19 anni positivi al virus”. La reazione delle persone a tutte queste notizie, come è facile intuire, è stata molto diversificata. C’è chi ha pensato irresponsabilmente al peggio e si è preparato ad una fine ipotetica attuando un saccheggio dei supermercati (come se avessero dovuto chiudere). C’è chi ha percepito i titoli di giornale come infinitamente esagerati e non si è posto il minimo problema. Alcuni giornalisti di cronaca anche di importanti testate hanno purtroppo iniziato a condividere qualsiasi piccola notizia senza verificarla più di tanto o senza davvero pensare all’effetto che avrebbe potuto  scatenare nella popolazione. Per esempio, quando ancora era permesso spostarsi liberamente sul territorio italiano e il governo era in procinto di rilasciare il decreto che avrebbe vietato gli spostamenti, i giornalisti ne sono venuti in qualche modo a conoscenza e l’hanno subito divulgato scatenando il caos. Le persone, in preda al panico di non poter ritornare nella loro città, dalle loro famiglie, o nella loro patria, hanno cominciato a fare le valige e a lasciare le città affollando le stazioni in una maniera incontrollata (anche perché il fatto avvenne di notte). Il risultato di questa mossa giornalistica è stato l’opposto di quanto avrebbe promulgato l’ordinanza del Presidente del Consiglio di lì a poche ore: restare a casa e limitare il contagio evitando contatti e assembramenti. I giornalisti hanno una grande responsabilità e spesso non ci fanno sufficiente attenzione. Dopo qualche giorno dall’ordinanza ci troviamo bloccati in casa, senza più contatti umani oltre che con i nostri familiari. Per i ragazzi, come dice il nostro preside, in un’epoca nella quale ci sono i social network, la relazione interpersonale che c’è a scuola finisce per essere l’unica relazione fisica durante la settimana. In quarantena si riprendono attività lasciate indietro da settimane, mesi, anni. Si riscoprono oggetti e ricordi. Si cucina, si fa giardinaggio, si riguarda quel film che da tanto era in lista. E nei momenti di noia si guardano i social network… Qui vi si trova spesso parte della peggior fauna. Persone che approfittano del momento in cui i supermercati sono tutti affollati per andarci anche loro e mostrarlo ai propri “followers”. Persone “coraggiose” che tengono a sottolineare che non hanno paura e che a loro il virus non farà niente. Ci sono quelli che inventano statistiche e numeri. C’è chi si permette di criticare il lavoro dei medici. Circola un filmato nel quale una ragazza di 25-30 anni affermava che avrebbe continuato ad uscire come se niente fosse finché non sarebbe morta almeno una persona sotto i trent’anni. Un fatto particolare di questa quarantena è che abbiamo scoperto migliaia di nuovi maratoneti. Gente che non corre mai che adesso deve uscire ad allenarsi come se dovesse partecipare alle olimpiadi. E’ vero che le cose sono più piacevoli quando proibite ma in questo momento di fragilità per l’Italia è indispensabile che ognuno faccia la propria parte. In questa quarantena a mio parere abbiamo anche avuto modo di assistere a manifestazioni di senso di appartenenza incredibili. Interi condomini affacciati ad applaudire i nostri medici e ad incitare l’Italia. Queste scene sono toccanti e scaldano il cuore. C’è gente che non le apprezza e che trova fastidioso che la gente si metta a suonare sul balcone. Questi gesti di “disturbo” appartengono a persone che vogliono animare il proprio quartiere, a coloro che vogliono tenere compagnia agli anziani che da tempo non vedono i propri nipoti. Ascoltare l’inno italiano e sventolare la bandiera insieme dal balcone non perchè abbia vinto la partita la nazionale ma per dimostrare il nostro legame con il paese e la nostra gratitudine per chi lo sta difendendo e soccorrendo in prima linea, è qualcosa di straordinario. In questo momento tutti stanno facendo sacrifici, c’è chi sacrifica l’aperitivo e chi ci sta rimettendo denaro perchè non riesce a lavorare, ed è indispensabile che tutti facciano la loro parte perchè si possa presto tornare alla normalità. L’incertezza di questa situazione è faticosa ma c’è un grande lato positivo. Viviamo nel paese più bello del mondo e la sua bellezza ci manca. Nonostante adesso sia deserto e lo possiamo ammirare solo dalla finestra, quando tutto sarà passato riempiremo le piazze, i monumenti e rivivremo la sua bellezza e la nostra vita in una maniera unica e mai provata prima. Gli abbracci saranno più intensi e preziosi. Il buon caffè del bar, fatto con gli stessi chicchi del solito, sarà delizioso. Alla fine di questo incubo torneremo a goderci il paese più bello del mondo ancora di più.

Classe 3B