Omosessualità nell’antichità

Ci ritroviamo oggi in una società che considera l’omosessualità come qualcosa di anormalo. Se volessimo ricercare un vero e proprio inizio di questa discriminazione potremmo affermare che è molto più recente di quanto si pensi, intorno al XIX secolo. Infatti l’omosessualità nell’antichità era contemplata, non esisteva una distinzione palpabile né in ambito sociale né storico; ciò che poteva costituire un dato discriminante era invece costituito in maniera essenziale  dal ruolo assunto all’interno del rapporto sessuale. Analizzando i differenti periodi storici partendo dall’Egitto, nonostante adesso l’omosessualità sia un reato e la comunità LGBTQ in forte pericolo, nei secoli dei faraoni la situazione era ben diversa. Un caso in particolare ci parla di questo avvenimento: la tomba di due ufficiali, entrambi uomini vissuti fra il 2494-2345 a.C., che lavoravano per conto del faraone Niuserre. Nonostante avessero mogli e figli furono seppelliti nella stessa tomba, l’ipotesi di un’amicizia si può escludere grazie alla presenza dei dipinti sulle pareti, le quali mostrano i due uomini molto vicini tra loro mentre sfregano il naso, questo in Egitto era sinonimo di un attuale bacio. Anche nell’Antica Grecia i cittadini vivevano una vita spontaneamente ed intimamente bisessuale; Plutarco dice a tal proposito: “…colui che ama la bellezza umana sarà favorevolmente disposto sia verso quella maschile sia verso quella femminile…Gli uomini devono prendere esempio dagli Dei (che amano entrambi)”. Gli amori omosessuali mitici e “omerici” erano presenti in racconti e poemi, i secondi però erano nascosti da un rapporto di amicizia che lasciava il dubbio di uno di tipo amoroso. Il più discusso è sicuramente quello tra Achille e Patroclo, considerati cugini e compagni d’armi, il loro rapporto celava un amore omosessuale. A Sparta, inoltre, i ragazzi a 12 anni erano affidati a degli amanti, scelti tra i migliori in età adulta, e da questi amanti apprendevano ad essere dei veri spartiati. In questo tipo di società, il passaggio di un individuo da una classe all’altra è accompagnato da una serie di riti. Si tratta dei cosidetti riti di passaggio, è possibile arrivare a supporre che il rapporto omosessuale avesse un ruolo istituzionale nel complesso di questi riti. In particolare si può supporre che la pederastia fosse parte integrante del rapporto pegagoco tra l’adolescente e l’adulto e che, in quanto tale, fosse funzionale all’educazione dei giovani greci, che dall’amante apprendevano le virtù virili. Intanto anche nella società romana le pratiche sessuali dovevano soddisfare determinate ed assai rigorose regole e costumi sociali: alcune pratiche erano considerate “contro natura”, vale a dire in contrasto con gli usi dell’epoca. Uno schiavo doveva sottostare sempre e comunque ai desideri del suo padrone, mentre da par suo il liberto era moralmente tenuto a continuare a rendere questo servizio, anche solo per motivi di convenienza, al suo ex padrone. Il cittadino romano aveva così il dovere di essere sempre e comunque prepotente, oltreché sessualmente attivo. Ciò che era visto come un problema da questo punto di vista per un cittadino romano era quello di subire passivamente il rapporto. Basandoci quindi su ciò che è stato appena letto la contemplazione di un mondo caratterizzato da idee che non vedono la sfera sessuale come un tabù era presente prima ancora che noi ne avessimo memoria. Perché quindi ci ostentiamo a far parte di una società chiusa mentalmente e non proviamo a prendere posizione anche solo sostenendo la comunità LGBTQ+?

Adriana De Bernardo 2 Q  Classico Cambridge 2.0