Le quattro donne di palazzo Besta

Ippolita, Agnese, Anna e Alba. Sono le quattro donne della famiglia Besta che hanno abitato palazzo Besta, la meravigliosa dimora rinascimentale di Teglio. L’archivista Gloria Camesasca ha studiato, tramite documenti di archivio, le quattro donne e le ha raccontate in una mostra, promossa dal Polo museale della Lombardia e dall’Archivio di Stato di Sondrio. E se la mostra è conclusa, la ricerca di Camescasca risulta sempre attuale per conoscere il ruolo della donna fra Cinquecento e Seicento in Valtellina. In base agli statuti civili che disciplinavano istituti come matrimoni e successioni, la donna non poteva stipulare negozi giuridici senza il consenso del padre se questa viveva ancora in famiglia, del marito se era sposata o, in assenza dei due, di un parente oppure di uno dei “vicini”. «Emerge una situazione di subordinazione delle donne, anche se i giuristi più attenti evidenziano un intendimento di tutela nei confronti delle donne – spiega Gloria Camesasca. Ad esempio nel capitolo 142 sui beni dotali si dice che le donne quando contraevano il matrimonio avevano una dote, una donazione per le nozze pagata da marito o suocero e l’antifatto, ovvero una somma (pari alla metà della dote) pagata dal marito o dal suocero che sarebbe servita alla donna per mantenersi. Qualora la donna fosse rimasta vedova, secondo gli statuti, questa sarebbe dovuta rimanere per un anno nella dimora coniugale e poi avrebbe potuto scegliere di risposarsi, abbracciare la vita religiosa oppure rimanere nella casa coniugale mantenendosi – appunto – con i beni dotali».
Ippolita proveniva dalla nobile famiglia bormina degli Alberti. Contrasse le prime nozze con Azzo I Besta che doveva avere 30 anni di differenza. Per questo si è ipotizzato che la loro unione fosse stata per motivi politici. Quando Azzo morì, Ippolita era incinta del figlio. I parenti di Azzo avanzarono dubbi sulla paternità di Azzo I nei confronti di Azzo II, ma Ippolita non si perse d’animo e riuscì a intessere una vertenza legale che si protrasse per molti mesi con cui riuscì a dimostrare la paternità di Azzo I; diversamente Azzo II non sarebbe potuto essere erede dei beni del padre.
Agnese Quadrio, della famiglia di Ponte in Valtellina, sposò in prime nozze Azzo II Besta; la loro unione fu felice. Di lei ci sono importanti testimonianze letterarie. Ad esempio nelle “Lettere di molte valorose donne” di Ortensio Lando c’è un’epistola attribuita ad Agnese scritta all’amica Flavia Rovega nella quale Agnese forniva suggerimenti pratici all’amica, che stava per intraprendere un viaggio in Germania, mettendola in guardia, ad esempio, dal bere bevande alcoliche anche se tali non parevano. Negli “Oracoli de moderni ingegni” sempre di Lando ci sono altri aneddoti attribuiti ad Agnese come quello in cui Agnese rivolgendosi ad una fanciulla che voleva prendere marito, scrisse: “Se prenderai marito guadagnerai un marito, ma perderai libertà e riposo”.
La bellissima sala della Creazione è dedicata ad Anna Travers, originaria di Zuoz in Svizzera. Con le nozze nel 1576 fra Anna e Carlo I Besta ci fu l’incontro fra due ambienti religiosi diversi: quello cattolico con i Besta e quello riformato con i Travers. Incontro che ha avuto ripercussioni nel matrimonio. Secondo testimonianze del 1576, Carlo costringeva la novella sposa a non frequentare le prediche del pastore, ma ascoltare la Messa. Fu necessario stabilire un accordo scritto: Carlo si impegnò a non mettere più in atto costrizioni nei confronti della moglie. Anna, dopo la morte del primo marito, contrasse un secondo matrimonio con il nobile bresciano Maffio Cagnola. E qui c’è una gustosa lettera firmata da “Anna Traversi di Cagnola” indirizzata ad un cugino cui chiese un salvacondotto, ovvero di aiutarla ad ottenere un libero permesso di circolazione per un “gentiluomo veronese bandito per omicidio”. Lei diceva di non conoscerlo ma “mi è stato raccomandato da una persona che ha favorito e favorisce me nei miei intrighi di qua” (chissà quali intrighi!).
Alba, figlia di Azzo IV e Apollonia Robustelli contrasse matrimonio con Prospero Robustelli, ma i due erano cugini con doppio grado di consanguineità sia da parte di madre che di madre. Pertanto dovette ottenere, prima delle nozze, una dispensa dal Papa. Il proto vicario apostolico Ippolito Turconi incaricò l’arciprete di Gravedona di appurare che non ci fossero costrizioni fra i due consanguinei e si chiamarono tre testimoni per le deposizioni, alla presenza del notaio. Alla fine il matrimonio si celebrò nel 1625 a Domaso. Dopo la morte del marito, Alba si sposò con Pietro Bazzini di Lovere. Purtroppo, essendo Alba l’unica figlia ed erede di Azzo IV, con la sua morte si estinse anche il ramo dei Besta Azzones.
La visita a palazzo Besta di Teglio, che si può effettuare comodamente con App mobile, potrà condurre il visitatore alla scoperta di tanti altri aspetti del museo, l’unico statale della provincia di Sondrio. Informazioni consultando https://musei.lombardia.beniculturali.it

Alice Corvi 3AL