Trump contro la democrazia

E’ il 6 gennaio 2021, ore circa 14:15, e tutto il mondo in diretta sta assistendo a qualcosa che forse nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere: ciò che può definirsi un vero e proprio attentato alla democrazia e in particolare al Campidoglio, sede del Congresso americano con sede a Washington. Il Campidoglio era stato vittima di solo un altro attentato, nel 1979 da parte del Movimento Rivoluzionare Popolare. Questa volta però coloro che compiono la razzia sono estremisti del partito repubblicano, partito che è appena stato sconfitto alle elezioni da quello democratico, eleggendo così Joe Biden 46° presidente degli Stati Uniti d’America.

Donald Trump, un uomo considerato folle da molti, ma geniale e rivoluzionario da altri, spinge su questi ultimi affermando che non avrebbe mai lasciato la vittoria a Biden, che le elezioni erano state truccate da macchinari che lui ha ritenuto “non affidabili” e spingendo i suoi sostenitori con questa dichiarazione: “Non vi riprenderete mai il nostro paese con la debolezza. Dovete esibire forza e dovete essere forti”. Ecco. Tutto è iniziato da qui, l’inizio di quella che passerà alla storia come “un’azione di terrorismo interno”, come ha affermato Biden il giorno seguente. Verso le 14:30 la folla di repubblicani che si era radunata intorno il Campidoglio diventa violenta e guidata da Jake Angeli, un aspirante attore dal cognome italiano vestito da nativo americano con le corna da bisonte, ha fatto irruzione nel Campidoglio degli Stati Uniti, causando danni e profanando luoghi ritenuti di massima importanza.

Ma perché ne stiamo parlando come se fosse il primo attentato che l’America subisce? Nel corso della storia, gli Stati Uniti sono stati luogo di numerosi attentati. Ma c’è un particolare che cambia completamente il retroscena di questo avvenimento: è stato provocato dal Presidente degli Stati Uniti, in quel momento ancora in carica il quale ha esortato esplicitamente a marciare fino al Campidoglio: “se non lottate fino all’impossibile non avrete più un paese. […] Andremo al Campidoglio.”

Ormai aggiunta a una delle pagine nere della storia d’America, si ha un grande augurio che il nuovo presidente la faccia presto dimenticare.

Matteo Cannata