Il metodo di scrittura poetica del Caviardage

Il linguaggio, le parole, il senso, la comunicazione, il racconto di sé, di una storia e tanto altro ancora. Oggi si parla spesso di impoverimento del lessico e quindi della possibilità di comunicare; forse stiamo perdendo pezzi della nostra lingua madre, l’italiano, rischiando di smarrire le sfumature con cui esprimere le nostre esperienze e il mondo che ci circonda. Eppure è possibile invertire le tendenze e continuare ad arricchire il linguaggio e con esso il pensiero. Giocare con le parole, con la fantasia,  con il trovare nuovo senso a ciò che apparentemente non lo ha e  l’esperienza del Caviardage si inserisce in questa sorta di omaggio alle parole in modo creativo ed intuitivo.

Partiamo dall’etimologia. La parola deriva dal francese caviar, caviale, e potrebbe essere tradotta come “cavialeggiare”, cioè, all’incirca “annerire”.  Si oscurano infatti le parole che non servono, per mettere in evidenza invece quelle prescelte che, insieme, andranno a formare una frase, un pensiero, un componimento poetico.

L’origine del nome Caviardage risale alla Russia del periodo zarista nel quale venivano cancellati gli elementi indesiderati di un documento, anche in altre epoche storiche questa pratica di “censura” era praticata: vi sono prove che la cancellazione era presente sin dai tempi dei sumeri. Oggi , invece, questa pratica si colloca all’interno di un più ampio movimento artistico letterario della Found Poetry che, insieme alla Blackout Poetry e alla Erasure Poetry, sostengono l’arte di trovare poesie cancellando. Dal 2014 la pratica del Caviardage, dopo anni di ricerca e sperimentazione, è diventata addirittura un metodo di scrittura poetica che mette in atto un processo inverso rispetto a quello da cui prende in prestito il nome. La censura, infatti, pone attenzione alla eliminazione delle parole mentre la cancellazione, nel Caviardage diventa il modo per metter in luce le parole salvate. State a vedere, anzi a leggere.

Gli elaborati possono essere creati in più modi, tagliare alcune parole da un libro vecchio e  attaccarle su un foglio di quaderno, annerire direttamente una pagina scritta, per far emergere parole che daranno un nuovo contenuto, fino  all’esperienza curiosa di scontrini della spesa che aspettano di essere “altro”, magari  piccoli epigrammi.

Non so cosa sia questo incredibile temporale

Continua a tenermi per mano prima che piova

un tuono minaccia

rimbomba nel cielo grigio.

Non so cosa pensare

Ti è tornato il buonumore

Neanch’io capisco perché

 

 

Nella stanza

Ci sono quadri che raffigurano barche e ancore.

Rimango alla finestra, immersa nei pensieri,

non distinguo bene sotto la pioggia.

Ci ho provato tante volte e non ci riesco proprio.

 

di Sara Aquino