Il diritto ad essere uguali: la legge e la salute

Durante lo scorso anno, a causa della pandemia, molte nazioni sono state poste in stato di lockdown. Molti Paesi, nonostante fosse stata dichiarata emergenza sanitaria in quasi tutte le aree della terra, a causa delle scarse possibilità economiche, non hanno imposto l’isolamento a casa, esponendo molte persone al virus. Il diritto alla salute è un diritto fondamentale garantito a tutti, ma che non sempre è tutelato: siamo davvero tutti uguali davanti alla legge? Il peso del lockdown si è sentito anche nei Paesi più ricchi, per colpa di questa situazione; infatti, l’economia ha subito un grosso danno e molte persone hanno perso il lavoro. Nei luoghi in cui  le risorse scarseggiano già in partenza la salute è stata messa in secondo piano, perchè bisognava badare al sistema produttivo. L’espressione: “o si muore di virus o si muore di fame” descrive perfettamente questa situazione. Un altro motivo che ha impedito il “blocco” è la terribile condizione in cui vive questa gente: basti pensare alle favelas brasiliane, Makoko in Nigeria, Cité Soleil (Haiti), Petare in Venezuela e tante altre. In questi territori dove perfino l’acqua è considerata un lusso, a causa della scarsa igiene e dell’alta densità abitativa, istituire norme di sicurezza e tutelare la salute delle persone è quasi impossibile. Nonostante tutti siano a conoscenza del clima respirato nelle “baraccopoli”, nessuno interviene, mettendo, così, a rischio, ogni giorno, la vita di questa gente. Il COVID, per fortuna, non ha colpito in modo grave la maggior parte di queste aree che riescono ancora a “sopravvivere”.  Non si può dire lo stesso delle favelas poiché, per un periodo, il Brasile è stato il secondo paese al mondo con più morti causate dal COVID.  Un altro problema a cui si deve far fronte “chi è nato dalla parte sbagliata del pianeta” è la cura per il virus. In Italia e nella maggior parte dell’ Europa, sono stati messi a disposizione dei posti in terapia intensiva per coloro che sono risultati positivi, rischiando la morte. Sebbene i posti non siano abbastanza, hanno salvato molte vite. Tutto questo, ovviamente, non è accaduto nei paesi poveri dove milioni di persone, ogni giorno, rischiano ancora di morire. I dati stimati dall’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità), che riguardano la condizione del  territorio africano, sono i seguenti: 5 posti letto per ogni milione di persone. Nel caso in cui questa condizione  dovesse peggiorare e l’Africa diventi uno dei principali “bersagli” del COVID 19, la situazione sarebbe insostenibile. Un altro tasto dolente, riguardo al coronavirus, è la questione dei vaccini: potenze come la Russia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, hanno già iniziato la “corsa ai vaccini”,  cercando di somministrare, al proprio paese, più dosi possibili; ad oggi, circa il 96% delle dosi del farmaco sono già state acquistate. Questi dati  confermano che, anche stavolta, i paesi poveri verranno messi in secondo piano; secondo gli esperti, infatti, 9 cittadini su 10 non saranno vaccinati.  Tutto questo ci fa riflettere e ci fa sorgere un dubbio: esistono vite più importanti di altre? Trovo che sia inconcepibile che ci siano persone rischiano la morte ogni giorno senza ricevere alcun tipo di aiuto. Questa situazione mette ancora di più in luce il divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri. L’unica strada da percorrere per cercare di salvare più persone possibili è quella della solidarietà. Ora che la nave sta per affondare, non ci sono abbastanza scialuppe di salvataggio per tutti.

Camilla Patscot

3 A Liceo Classico Cambridge G. B. Vico Napoli