Giovanna D’Arco nacque in Borgogna, a Domrémy, in una famiglia di contadini della Lorena, ma appartenente alla parrocchia di Greux e alla castellania di Vaucouleurs, soggetta alla sovranità francese. Era una ragazzina cattolica molto devota e caritatevole. Le fonti storiche riportano che visitava e confortava i malati e non era insolito che offrisse il proprio giaciglio ai senzatetto per dormire lei stessa per terra, sotto la copertura del camino.
All’età di tredici anni iniziò a udire “voci celestiali”, spesso, accompagnate da un bagliore e da visioni dell’arcangelo Michele, di santa Caterina e di santa Margherita. Sorpresa e impaurita, Giovanna decise di consacrarsi interamente a Dio facendo voto di castità.
Un giorno di ritorno dai campi, scoprì che il suo villaggio era stato attaccato dagli inglesi e che sua sorella era stata violentata e uccisa. Voleva andare in guerra in difesa della Francia e i genitori, per dissuaderla da quell’idea, la mandarono a vivere a casa degli zii, ma Giovanna continuava ad avere delle visioni.
Un giorno, si recò a Chinon per incontrare il Delfino e proporgli di mandarla in guerra. All’inizio, il sovrano non credeva alle sue parole, ma ben presto decise di metterla a capo dell’esercito. Inoltre, avvezza com’era alla disciplina severa e spartana con la quale aveva impostato la propria vita, fatta di contatto con Dio, meditazione, essenzialità e rigore, impose ai militari un regime quasi ‘monastico’, dedito alla difesa del Regno ma anche alla preghiera, alla confessione religiosa, alla fratellanza con gli altri soldati, nel più totale rispetto dei nemici che in base ai suoi ordini non dovevano essere spogliati, uccisi e nemmeno torturati.
La ragazza si presentò in campo di battaglia (la Guerra dei Cent’anni), indossando un’armatura bianca e con un proprio vessillo: una bandiera bianca con la raffigurazione di Dio che benediceva il Giglio, simbolo di Francia e gli Arcangeli Gabriele e Michele. Entrambi gli eserciti schierati per la battaglia s’impressionarono nel vederla, non abituati a combattere con una ragazza.
Nessuna donna prima d’ora aveva mai condotto un esercito; poco dopo più tardi, la giovane donna aveva vinto la sua battaglia e divenne un’eroina. Chi aveva la fortuna di incontrarla cercava di toccarla, le chiedeva preghiere e grazie, tentava di strapparle anche solo un brandello d’abito o un ciuffo di capelli per poter conservare un pezzo di quella straordinaria impresa storico politica che aveva favorito la Francia e permesso a Carlo di diventare re.
L’anno successivo, però, la sua fama decadde: a seguito di un improvvido assedio di Parigi, condotto senza l’ausilio dell’ex Delfino Carlo, divenuto ormai re, i Borgognoni, alleati degli Inglesi, la fecero prigioniera. Carlo, che pure avrebbe dovuto esserle riconoscente per le vittorie e l’incoronazione ricevuta a Reims, non fece nulla per impedire che la ragazza fosse venduta agli stessi Inglesi, né offrì un riscatto per liberarla: Giovanna fu abbandonata a se stessa, venne considerata una strega e incarcerata.
GIOVANNA D’ARCO NELLASTORIA DELL’ ARTE
Giovanna D’Arco è conosciuta in tutto il mondo come un’eroina nazionale francese e santa patrona di Francia. E’ probabilmente la donna più celebre di tutto il medioevo per aver sbaragliato l’esercito inglese che minacciava il suo regno. Il sette dicembre è andata in scena alla Scala di Milano la Giovanna D’Arco di Verdi, così abbiamo deciso di celebrare l’evento, anche se con un mese di ritardo, dedicando alla giovane guerriera la rubrica di questo mese.
Ho scelto di raccontare questo personaggio perché racchiude in se l’immagine della purezza, della bontà, del cambiamento, ma rappresenta anche l’opposizione. Opposizione e ribellione che porta la giovane alla morte. Mi sono immedesimato in Giovanna D’Arco e i sentimenti ed emozioni che sono prevalse in me sono l’idea di forza unita alla sensazione di paura. Paura di poter perdere la vita per i propri ideali o di perdere la libertà per essi. Anche oggi, ci sono persone che perdono la libertà per non cedere al dominio di altri, sia persone che si oppongono e che in alcuni casi possono incontrare cosi la morte.
Orlando Burgo, IV B SIA