La scoperta degli esopianeti che potrebbero ospitare forme viventi è di un team di ricercatori belga
Di Luca Cocozza (Liceo Classico – ISISS “A. Giordano” Venafro)
La notizia, preannunciata dalla pubblicazione, lo scorso anno, di un articolo sulla rivista scientifica Nature, è arrivata, il 22 febbraio 2017, con grande entusiasmo dalla NASA stessa: sono ben sette gli esopianeti orbitanti attorno a TRAPPIST-1, una stella a circa 39 anni luce dal nostro sistema solare.
Scoperti da un team di ricercatori dell’università belga di Liegi, i sette pianeti sono molto vicini gli uni agli altri, ma tutti di dimensioni simili a quelle della Terra. E se tre di essi potrebbero essere troppo vicini a TRAPPIST-1 per poter ospitare vita, mentre il più lontano dalla stella potrebbe essere altrettanto inospitale per via delle temperature estremamente basse, i ricercatori assicurano che i tre pianeti intermedi si trovano nella “zona abitabile” e potrebbero, cioè, ospitare oceani e quindi, almeno potenzialmente, la vita. Una scoperta, questa, di portata sensazionale: “E’ la prima volta che troviamo così tanti pianeti di questo tipo attorno alla stessa stella” ha dichiarato M. Gillon, astronomo dell’Università di Liegi e capo del team di ricercatori che sta studiando TRAPPIST-1, una nana rossa circa dieci volte più piccola del nostro Sole.
Ad oggi, sono circa 3500 gli esopianeti confermati, il primo dei quali venne scoperto nel 1992. Di questi, forse meno di una decina potrebbero davvero ospitare forme viventi e solo tre, ha affermato la NASA, presentavano condizioni ideali come quelle dei pianeti di questo “nuovo” sistema. Ma per molti questo è solamente l’inizio. In ottobre 2018 è difatti previsto il lancio, da parte della NASA, del telescopio spaziale James Webb, con il quale sarà essere possibile valutare le caratteristiche chimiche dei sette pianeti, alla ricerca di biomarcatori, molecole che possano suggerire la presenza di vita sulla superficie di un pianeta.