La musica, linguaggio dell’anima

Articolo/Racconto

Ciao ragazzi!

Oggi vogliamo parlarvi di un linguaggio particolare, capace di imprimersi nelle nostre menti e nei nostri cuori, regalandoci emozioni straordinarie: la MUSICA.

Conosciamo una storia molto bella e vogliamo condividerla con voi!

È la storia di un ragazzo della nostra età, uno studente bravo e diligente che riusciva bene in ogni ambito…eccetto uno! Avete capito quale?! Proprio così: l’educazione musicale. La musica non gli andava affatto a genio, non la ascoltava nel suo tempo libero e provava quasi un senso di insofferenza quando l’insegnante entrava in classe e dava avvio alle esercitazioni con i diversi strumenti. Era un ragazzino chiuso e anche un po’ burbero. Se ne stava sempre in disparte, alle domande rispondeva seccato adoperando odiosi monosillabi e, al suono della campanella, scappava via quasi sollevato. Un giorno, in classe,  il prof. propose delle canzoni sull’amicizia. Nessuna nota, solo teoria: analisi dei testi, del loro significato, e qualche paginetta per casa per saperne di più sugli ideatori di quei brani. La settimana seguente fu la volta delle interrogazioni: ce l’aspettavamo un po’ tutti e andammo generalmente preparati. Giovanni invece si era categoricamente rifiutato e, come al solito, non aveva nemmeno aperto il libro, ammesso che lo avesse mai avuto. Chiamato alla cattedra, oppose un ‘no’ secco e deciso che gli valse la solita predica. Ma stavolta il prof. non si limitò a dirgli che doveva mettersi in riga anche nella sua materia se voleva evitare brutte sorprese in pagella. Lo invitò a prendere una sedia e quando il ragazzo fu al suo fianco, senza neanche dargli il tempo di replicare, avvicinò le cuffiette alle sue orecchie e fece partire un pezzo.

Quale fosse nessuno riuscì mai a saperlo, ma i più attenti fra i compagni ebbero modo di notare una diversa espressione sul volto di Giovanni: qualcosa di molto simile a un sorriso. Fu un attimo, d’accordo, perché si sfilò subito le cuffie dicendo: “Bella canzone, ma non fa per me!”.E tornò a sedersi al suo posto, nel banchetto singolo che si trovava in fondo all’aula. Per tutto il resto della giornata scolastica si sentì strano. Tornato a casa, non riusciva a smettere di pensare a quelle note e alla sensazione che in lui avevano suscitato: si sentiva, finalmente, di buon umore. E non se ne vergognava affatto. Anzi, era desideroso di comunicarlo agli altri.

L’indomani, a scuola, per prima cosa cercò l’insegnante di musica, ansioso di conoscere il titolo del brano che aveva ascoltato per pochi secondi. Quella divenne la “sua” canzone. Ognuno di noi ha la propria, no?! E quella canzone misteriosa fece, in un certo senso, da apripista: perché da quel momento Giovanni si lasciò conquistare da tante altre melodie.

La musica aveva avuto nella sua vita un impatto terapeutico: aveva smosso le sue emozioni, rasserenato i tratti di un viso sempre accigliato, inaugurando un nuovo corso nella sua esistenza. Qualche volta, ma non diteglielo, lo abbiamo sorpreso perfino a ballare. Ma cosa più importante, grazie alla musica, abbiamo imparato a conoscere un altro Giovanni, un ragazzo sensibile, acuto, perfino simpatico. Niente a che spartire con l’orso che era prima!

Qual è la morale di questa storia? Che i grandi scrittori ci prendono sempre! In questo caso ha proprio ragione Oscar Wilde quando dice che la musica è il genere d’arte perfetto e che non c’è ragione che riveli il suo segreto più nascosto.

Dalla Redazione: Rossella Fabiano e Giuseppe Palermo

Classe 2a A

I.C. “G. Garibaldi – Giovanni Paolo II” Salemi