Conosco la gioia – Racconto

L’acqua faceva quasi paura quella notte. Era tutto nero come la pece, vedevo a malapena la sagoma dei riccioli di Lui, e tutto ciò che sentivo era questa “cosa“ ghiacciata che mi arrivava fino ai fianchi e di tanto in tanto più in su portata dalle onde, facendomi rabbrividire. Pensai che per Lui dovesse essere peggio, dato che era basso su per giù una testa meno di me, invece non lo avevo mai visto così tranquillo. Aveva il piede sinistro appoggiato sopra uno scoglio, mentre faceva l’ennesimo commento su “X- Men: lo scontro finale“ e agitava costantemente le mani per non farsi trascinare dalla corrente, ma aveva un’ aria così calma che mi sarei addormentata se non fossi stata troppo impegnata a non affogare. Alla fine mi sono dovuta sistemare con il piede sopra il suo per paura di prendere un riccio, il che ha messo alla prova di non poco il mio orgoglio. Sì, è tutto qua: due ragazzetti di quinta elementare, non proprio magrissimi, in mezzo al mare alle dieci di sera a fare gli equilibristi su un solo scoglio e… ah, giusto: a parlare del terzo capitolo di un film che insieme avevamo già visto quattro volte. Sembra una barzelletta, eppure è stato uno dei momenti più importanti della mia giovane vita. Il momento in cui guardando negli occhi il mio migliore amico ( non ero perfettamente a conoscenza delle coordinate dei suoi occhi, ma non è rilevante ) mentre parlava di mutanti e professori telepatici e ho promesso a me stessa che niente, NIENTE, me lo avrebbe mai portato via. Avrebbero potuto togliermi i miei libri, avrebbero potuto togliermi il resto del mondo, ma lui sarebbe rimasto sempre e per sempre il mio Luke Skywalker. Lo so, commovente, vero ?
Quando più tardi siamo usciti dall’acqua, eravamo tutti pieni di sabbia e fradici, e io avevo perso una scarpa. Ovviamente non potevo dirlo alla mamma, sarà costata tantissimo e, insomma, sono sicura che qualunque figlio o foglia mi può capire benissimo. Quindi, stando ben attenti che i nostri genitori fossero occupati altrove, ci siamo stretti in un asciugamano e abbiamo iniziato a cercare la maledetta scarpa, con la speranza che le onde non se la fossero portata via. Alla fine, indovinate un po’, eravamo stati derubati da un cane di nome, ironia della sorte, Stella. Credo che Lui mi prenderà in giro fino alla morte per quello, ma che mi importa, ci sono abituata. Riconquistare il bottino non è stato affatto facile. Noi correvamo, il cane correva e io non ci ho capito più niente. Il suo padrone rideva e non muoveva un dito per aiutarci, avrei potuto benissimo informarlo che litigare con un enorme pastore tedesco non era esattamente la mia idea di sabato sera, ma ero una persona educata e ho lasciato stare. Ci eravamo allontanati parecchio, e avevamo perso la cognizione del tempo mentre rincorrevamo il cane, quindi abbiamo corso per tutta la strada di ritorno, tra schizzi d’acqua e sabbia fredda tra le dita. Con le braccia occupate a non far cadere gli asciugamani poi, sembravamo un incrocio tra due pinguini e Dracula. Alla fine abbiamo trovato i nostri preoccupatissimi genitori accanto a un piccolo locale a mangiare patatine e a ballare moonage daydream. Ci hanno anche offerto di unirci a loro, ma noi abbiamo preferito prenderci le patatine e sederci in disparte. E abbiamo riso, accidenti se abbiamo riso, stretti l’uno contro l’altra nei nostri asciugamani. Quindi sì, per chi se lo domanda, conosco la gioia…
Stella Alemanno – Classe 2D