INTERNET E CIO’ CHE FA SCATTARE NEL NOSTRO CERVELLO

Mai come negli ultimi tempi il Web è stato una componente fondamentale nelle nostre vite. Ci si affida infatti a esso per ricerche di ogni genere: dalle informazioni scolastiche alle fake news, dal deep web ai programmi televisivi. Ma cosa fa scattare la nostra mente ad interessarsi a ciò che troviamo online fino a spingerci a fare di tutto?

Ne sono esempio le tendenze reali adottate dalla ‘generazione del Web’, non in casi sporadici, bensì diramati, come d’altronde la rete virtuale, in più aree e culture. Come catturare l’attenzione tramite internet e quali sono queste nuove ‘mode’?

La prima a essere considerata è la ‘challenge’ chiamata BLUE WHALE.  Si presenta come un gioco di adescamento on line, che prevede il passaggio attraverso 50 prove in 50 giorni impartite da un cosiddetto “tutor” ai suoi seguaci, tramite diversi social. Un climax di comportamenti autolesionisti che culmina dell’istigazione al suicidio. In Russia a partire dalla seconda metà del 2016, anche se già nella prima metà dell’anno si comincia a parlare anche in Occidente, avviene un preoccupante aumento del numero di suicidi fra gli adolescenti. Forse che i ragazzi vengano attirati da questa sfida suicida? Talvolta sì: per curiosità, per moda o per incredulità sul fatto che possa essere vero; ma molte altre vittime vengono associate a questo fenomeno inadeguatamente.

Pur essendo stato un caso amplificato, poiché tocca la sensibilità delle persone, e sia stato espanso iperbolicamente il suo raggio d’ azione, resta il fatto che, trovandosi dietro uno schermo,  una mente psicolabile e intimidita può finire per deviare le sue abitudini comuni e seguire quel che gli viene imposto dall’alto.

Come sostiene infatti lo psicoterapeuta Antonio Piotti nella rivista “Psicologia Contemporanea”: « il suicidio ha uno strano potere di fascinazione rispetto al quale i ragazzi dovrebbero essere messi sull’avviso.(…)   Il potere della balena quindi non si situa nell’ordine simbolico della comunicazione scientifica e non basta una dimostrazione razionale per sconfiggerlo. Una volta che la notizia viene diffusa nell’immaginario massmediale essa acquista una sua dimensione di verità che trascende la realtà effettiva dei fatti. La psicoanalisi ha dato da tempo un nome a questa localizzazione degli eventi quando ha parlato fin dai tempi di Freud di realtà psichica: non c’è bisogno, per produrre un sintomo, che il trauma sia reale. Basta che esso abbia abitato la mente del soggetto perché possa trasformarsi in un evento capace di modificarne la vita. »                                   

Fonte immagine: https://www.paolomusano.it/transcendence-e-lupload-della-mente-umana/

                

Ma questo non è l’unico caso mediatico che si può considerare riguardo all’adescamento di persone; persone che fanno quello che vuole una mente probabilmente malata al di là di un qualche computer. Basti pensare a quella che si è definita quasi ironicamente ‘sfida alle mamme’.

Qual è il motivo di vantaggio maggiore per una madre? Chi se non il proprio bambino! Sono stati infatti tantissimi i casi online in cui catene di Sant’Antonio, apparentemente innocue, si sono rivelate essere raffinate tattiche per guadagnare contenuti altrimenti difficili da ottenere. In questo caso la polizia postale ha invitato queste madri a smettere: per rispetto nei confronti dei bimbi e perché le foto sarebbero potute finire in siti pedopornografici.

Insomma, come dichiara il sociologo Antonio Marziale, “Ogni epoca  ha i suoi percorsi estremi e quella che ci è data da vivere è marcata dalla tecnologia applicata alle comunicazioni”,  perciò non è un male salvaguardarsi online, non limitandosi solamente allo strato superficiale delle informazioni ma indagando con occhio critico.

 

 

Di Giulia Sgarzi