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Robotizzazione: una risorsa da sfruttare o un nemico da distruggere?

Non più un sogno lontano, grazie al direttore del Museo di Pietrarsa, i robot in pochi anni arriveranno anche a Portici.

Tecnologia e innovazione. Questa, secondo le parole del direttore del Museo Ferroviario di Pietrarsa, Oreste Orvitti, la chiave per coniugare passato e futuro in un unico luogo che affonda le sue radici in un’epoca apparentemente così distante.

Da quanto emerso dall’intervista dei ragazzi della prima edizione napoletana della Summer School di Giornalisimo, il desiderio di Orvitti sarebbe quello di investire nell’impiego di tecnologie di ultima generazione.

Stando alle sue parole, tra pochi anni potremo visitare il museo sotto la guida di robot.

Una realtà quasi paradossale ma che nell’ultimo periodo sta già riscontrando il favore di molti grandi imprenditori.

Alcuni dati

L’azienda Foxconn, la più grande produttrice di prodotti e componenti per brand quali Apple, Samsung e Microsoft, ha recentemente annunciato di aver sostituito quasi la metà dei propri operai, in tutto 110 mila, con androidi.

Inoltre secondo uno studio condotto da due studiosi britannici, Carl Benedikt Frey e Michael A. Osborne, gli Stati Uniti potrebbero essere soggetti  nel giro di una decina d’anni ad una robotizzazione del 47% delle professioni attualmente esistenti.

Ad oggi i robot presenti in tutto il mondo sono circa 2 milioni, la maggior parte impiegati in Cina, Germania, USA, Giappone e Corea del Sud.

La storia

Nonostante questi automi sembrino essere figli di un futuro lontano, la loro “nascita” risale a tempi piuttosto antichi.

Il primo progetto di un robot umanoide che muovesse braccia e gambe, risale infatti al 1495 e si deve proprio a Leonardo Da Vinci.

I suoi appunti contengono bozzetti di un cavaliere meccanico basato sugli studi sull’uomo vitruviano che, tuttavia, non sappiamo se sia mai stato effettivamente realizzato.

Una nuova frontiera del lavoro

Se da una parte gli umanoidi potrebbero  rappresentare una forte minaccia per i lavoratori, dall’altra si  potrebbe instaurare una vera e propria sinergia tra queste due categorie.

Sulla base della seconda ipotesi sono stati di fatto ideati i cobot, i cosiddetti “ robot della collaborazione”, che non andranno a sostituire gli operai ma li affiancheranno sul posto di lavoro.

Tutto ciò è possibile grazie a speciali meccanismi  che rendono loro capaci di osservare ,memorizzare e replicare tutte le azioni compiute dall’uomo.

Tuttavia ad  oggi  gli interrogativi restano molti, pertanto non ci resta che aspettare poiché come diceva una celebre canzone di Battisti, “lo scopriremo solo vivendo”.

Francesca Parisi