Lo spannung dei social

In tedesco il termine “spannung” indica il momento di massima tensione di una narrazione testuale o il culmine di un film.
Questa premessa è più che doverosa e capirete perchè.

È estate ed aprendo Facebook noto l’avviso di una richiesta di amicizia in arrivo.
Con la manualità di un fabbro davanti al tornio apro l’apposita sezione e vedo che la suddetta richiesta proviene da mia nonna.
Precisazione: mia nonna è la stessa donna che, in piena età pensionabile, va al collocamento a rinnovare la sua iscrizione.
Torniamo allo spannung. Vedere la richiesta di mia nonna mi ha costretto a fermarmi, chiudermi nel mio bozzolo fatto di libri e notizie di cronaca lette su Flipboard e, mentre la mia mente viaggia alla ricerca di un precedente storico che potesse ricalcare il presente, mi rendo conto di una grande verità: il mondo “social” non è solo un’utopia.
Ho esplorato quasi tutti i social network creati e disponibili in Italia e l’approdo degli over su alcuni di essi ci pone dinanzi ad un bivio perchè potremmo ritrovarci ad esasperare questo modo di comunicare da entrambe le parti.
Andare avanti così porterebbe ad un mondo dove bisognerebbe spuntare una casella che afferma di aver letto e sottoscritto i termini e le istruzioni d’uso per baciare la propria fidanzata.
Tralasciando la poca praticità, toglierebbe anche la poesia del bacio.
Prima ho parlato di bivio e sì, l’ho fatto con cognizione. Infatti l’altra “strada” porta ad un rigetto del tessuto epiteliale dopo un trapianto. Non sono impazzito. Intendo che c’è la possibilità di un rigetto di questo mondo poco empatico e di un ritorno al passato, alla comunicazione “old school”.
Se avessi delle fiches le punterei su quest’opzione. Ricordiamo che i social e la corsa ad essi (manco fossero l’oro del Klondike) sono nati un po’ con la moda e, per dirla alla Coco Chanel, la moda passa. Pace.

Arnaldo Di Fraia