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“Un amministratore deve avere il coraggio di prendere decisioni impopolari”

La tragedia di Ponte Morandi raccontata dall’assessore Stefano Garassino

 di Elena Dellacasa

 

 

Stefano Garassino, 50 anni, assessore alla Sicurezza, Polizia Locale, Immigrazione e Centro Storico, lavora presso la sede del Comune di Genova di Via Garibaldi; si occupa della rassegna stampa, organizza incontri con cittadini, comitati, presidenti di municipio, consiglieri con cui si confronta riguardo alle problematiche dei vari quartieri e appuntamenti istituzionali per eventi che richiedono la presenza dell’istituzione. Si dedica a progetti per il miglioramento della sicurezza a Genova, ma anche per la riqualificazione estetica della città e a sopralluoghi di persona in tutte le zone, promuove assemblee pubbliche che danno modo al cittadino di essere costantemente informato.

Da chi è stato inizialmente informato il 14 Agosto riguardo al crollo del Ponte Morandi?

Sono stato chiamato qualche minuto dopo dal comandante della polizia locale. Inizialmente, come la maggior parte di noi, pensavo alla caduta di qualche calcinaccio, perché tutto immaginavamo il 14 di Agosto tranne che crollassero duecento metri di ponte; poi è arrivata una macchina a prendermi e siamo andati sul posto un’oretta dopo. Devo dire che è stata un’esperienza agghiacciante che non dimenticherò mai, perché la città era completamente paralizzata: vicino al luogo della tragedia si sentivano solo rumori di pale di elicotteri, un’ odore di pioggia, – infatti pioveva – di umidità mista a sangue e c’era la polvere del cemento sbriciolato, un po’ come quando ci sono i terremoti. Naturalmente lo spettacolo che si prospettava di vedere, quindi i poveri cadaveri estratti dalle auto che erano crollate giù da settanta metri, rimane impresso nella mente e nel cuore.

 

Quindi lei quel giorno si trovava a Genova?

Assolutamente sì. Tra l’altro devo dire, quasi tra virgolette, che come al solito la ruota del destino e della fortuna alle volte assiste, ma altre no, purtroppo. Avevo pensato di fermarmi per una settimana di ferie e l’idea era quella di partire proprio il 14. Caso vuole e fortuna vuole, è stato convocato un consiglio comunale per discutere di AMIU proprio il 14 di Agosto e ho pensato “guarda che iella che c’è il consiglio comunale la vigilia di ferragosto”. Benchè gli assessori non votino, mi faceva piacere esserci, quindi avevo posticipato la partenza al 16, altrimenti potevo essere anche io tra quei tanti che intorno a quell’ora (quella in cui uno con calma parte per un viaggio in auto) avrei dovuto transitare sul Ponte Morandi. Avendo il consiglio, ovviamente, avevo deciso di fermarmi a Genova e quindi di partire due giorni dopo. Naturalmente poi non sono partito perché con quello che è successo avevamo da organizzare un po’ tutta la “macchina”. Devo dire che è stata eccellente da tutti i punti di vista, a partire dal sindaco, alla polizia locale e dalla protezione civile ai vigili del fuoco. C’è stata un’ ottima sinergia, motivo di vanto, perché per un evento del genere non c’è nessun protocollo da seguire, infatti non è come un terremoto o qualche evento catastrofale per esempio un’ alluvione per cui ci sono dei protocolli di azioni da mettere in campo. Nel caso del crollo del ponte, niente era già definito. Il 15 di agosto, il giorno dopo, alle 9 del mattino eravamo già all’ufficio della protezione civile insieme al sindaco e agli assessori, tra cui Campora che si occupava dell’Aster e dell’Amiu e il vicesindaco Balleari a cui invece è affidata la mobilità. Questo perché purtroppo c’era anche da pensare a portare tutte le persone decedute nella camera mortuaria, quindi allestirne una che comunque non bastava per raccogliere tutti e 43 i cadaveri. Ci sono state quindi anche delle esigenze pratiche da risolvere che ovviamente non erano  preventivate. Nessuno mai sarebbe andato ad immaginare di dover allestire una camera ardente per così tante persone.

 

Quali procedure ha adottato appena è venuto a conoscenza della notizia ?

E’ il sindaco che poi coordina tutte le operazioni. Noi abbiamo dato supporto ovviamente alla polizia locale che ha dovuto gestire il traffico, una cosa che sembra da poco, ma ricordiamoci che sul ponte Morandi transitavano ogni giorno 58.000 auto e camion che da quel momento in poi non potevano più percorrerlo. Si sono quindi riversate sulla città di Genova che notoriamente, non ha delle strade particolarmente grandi; non siamo a Milano, a Torino, a Parma o in città pianeggianti  dove poteva essere più facile costruire qualcosa di nuovo. Non avendo spazi, il primo problema è stato l’emergenza traffico.

Devo dire che abbiamo avuto degli eccellenti esempi anche dalla nostra polizia locale, dalle persone che sono rientrate volontariamente dalle ferie per mettersi a disposizione, da tutta la macchina dei volontari della protezione civile e dal lavoro dei vigili del fuoco, i quali fin dall’inizio hanno cercato di trovare qualcuno che è stato salvato da sotto le macerie con l’aiuto dei cani che si usano anche per i terremoti. C’è stata subito anche da parte del governo un’iniziativa molto vicina a noi. Il capo  della Protezione Civile Nazionale si è appunto messo immediatamente a disposizione e il giorno dopo c’è stato un consiglio dei ministri in prefettura alle ore 15.00, dove si è discusso un po’ di tutte le emergenze. In un mese siamo riusciti, grazie ad Aster, ad aprire una strada nuova, quella della cosiddetta “Superba” . Questa viene presidiata da circa 20/25 agenti della nostra polizia locale perché non è una strada che in teoria può essere pubblica: è una strada interna al porto che sarebbe privata, ma l’autorità portuale ha dato il via libera al transito a patto che noi la presidiassimo in maniera consistente.

Qui c’è anche da fare un grande elogio  al sindaco che si è preso la responsabilità di tutto quello che potrebbe succedere, pur di aprirla subito. E’ stato però molto utile perché molto del traffico pesante viene convogliato su quella via e ci dà la possibilità di smaltire i camion che prima prendevano l’autostrada e il ponte Morandi. Successivamente è stato allargato il lungomare Canepa concludendo i lavori anche lì molto in fretta. Adesso hanno già montato due dei “pezzi” del ponte (ne manca solo uno piccolissimo) che collega direttamente l’uscita di Genova aeroporto con lo stradone, che consentirà soprattutto ai mezzi pesanti poi di prendere la via del porto, senza entrare in Cornigliano. Questo quindi non aggraverà un traffico che era già sostenuto prima del crollo del ponte Morandi e ora è diventato critico, ma che siamo riusciti comunque a gestire, in maniera direi egregia, grazie al grande lavoro dei nostri agenti sul territorio che sono circa 150, tutti i giorni impiegati fra la strada nuova, la zona del ponte Morandi che è stata monitorata e controllata fino all’arrivo dei militari dai nostri agenti di polizia locale, e poi naturalmente tutti gli incroci. Abbiamo infatti levato a Sestri molti semafori per rendere il traffico più fruibile. Questo significa però avere anche degli agenti in strada a controllare che non si formino dei blocchi. Un impegno che comporta un dispendio enorme di uomini, ed è per questo che abbiamo anticipato il concorso che doveva uscire l’anno prossimo a quest’anno.

A fine novembre uscirà la graduatoria che, grazie anche al decreto Genova, ci darà la possibilità di assumere a tempo determinato 150 persone più 40 a tempo indeterminato che vanno a coprire quelli che nel 2018 sono andati in pensione. Quest’innesto di nuovi agenti, tra l’altro anche giovani, ci consentirà di far respirare un po’ chi fino ad oggi ha fatto un sacco di ore tutti i giorni pur non avendo più un’età da ragazzini. Ricordiamo che l’ età media della nostra polizia locale è di 55 anni, quindi molto elevata, mentre è di 56 e mezzo per i funzionari. Con l’inserimento di nuovi lavoratori che verranno ovviamente messi su strada a rimpolpare i distretti in sofferenza, dovremmo riuscire a respirare. Sperando che non ci siano altre tragedie o che non spunti Gozzilla dal mare, dovremmo riuscire anche a migliorare un po’ rispetto a prima il corpo di polizia locale, il quale riprenderà molti dei controlli sul territorio che naturalmente sono passati in secondo piano proprio per poter stare dietro all’emergenza traffico.

 

Oltre alla recente riapertura di Corso Perrone, sono in programma altre strade che possano essere utilizzate per favorire la circolazione del traffico?

Sì certamente. Riguardo a Corso Perrone, sul ponte al momento ci sono dei sensori che sono stati messi dai vigili del fuoco per controllare, quasi ogni ora, eventuali vibrazioni della struttura ancora in piedi. E’ evidente infatti che non sia particolarmente sicura. Nel momento in cui questi sensori scattano, avviene un’ evacuazione della zona circostante e di un’altra zona definita “di sicurezza”, per evitare che, se crollasse qualcosa, qualcuno possa ovviamente rimetterci la vita. Il 15 dicembre dovremmo riuscire a partire con la demolizione e poco dopo tutta la zona, anche a livello stradale, potrà essere riaperta. E’ quindi evidente che riusciremo ad alleggerire la situazione della Valpolcevera oggi schiacciata da queste chiusure. L’isolamento infatti porta anche ad un problema non indifferente a livello commerciale.

 

Dopo la ricostruzione del nuovo ponte e le altre opere adottate per ottimizzare la viabilità in generale, la città risulterà più efficiente di prima o avrà bisogno di ulteriori migliorie ?

Dalla tragedia, secondo me, usciremo fortemente migliorati perché  dal momento in cui ci sarà il ponte nuovo (da quello che ha detto il sindaco si parla, e io lo spero, del ponte come regalo per il Natale 2019), 58.000 veicoli fra auto e camion  riprenderanno la via autostradale. Con questi miglioramenti resisi necessari per la viabilità – tra cui lungomare Canepa, lo stradone Guido Rossa e, se riusciremo a tenerla aperta, anche la “Strada della Superba” per i camion -, sicuramente riusciremo ad avere una città con un traffico molto più fluente di quanto non fosse prima del crollo del ponte Morandi.

 

E’ d’accordo con il decreto secondo il quale la demolizione e successiva ricostruzione venga affidata a imprese edili non collegate alla Società Autostrade?

Mi interessa che si faccia presto e bene, soprattutto bene. Alla luce di quello che è successo, sono sicuro che, grazie all’ ottimo commissario che abbiamo e sicuramente all’ottima squadra di persone che lo affiancano, costruiranno un ponte che non avrà bisogno di manutenzioni come il Ponte Morandi, che aveva costantemente qualche squadra che ci lavorava sopra, ma un ponte che possa durare in sicurezza. Dopo di che è importante anche abbreviare i tempi per ridurre il periodo critico che la città di Genova sta attraversando, sia a livello di viabilità sia a quello commerciale. Che lo faccia un gruppo o un altro, devo dire che questa diatriba mi appassiona molto poco. Sicuramente Autostrade ha delle grosse responsabilità, ma non entrerei a fondo nella polemica, perché ci sono dei motivi per perorare entrambe le cause, sia la partecipazione, che l’esclusione di Autostrade della costruzione.

 

Mi potrebbe aggiornare riguardo all’attuazione dei progetti Tav e della Gronda?

Quelli dipendono molto dalle scelte governative; per la Tav per ora non c’è ancora una linea votata, mentre la Gronda pare che si faccia, quindi direi che l’opera va avanti. Quest’ultima sicuramente sarà importantissima per la viabilità e anche per far uscire la Liguria da una sorta di mura che la tengono isolata. Vista la conformazione orografica della nostra regione, abbiamo la possibilità di avere una grande opera in più che ci aiuti ad uscire  dall’isolamento in cui ci troviamo. Ricordiamo che ad esempio Genova, a differenza di Milano, Firenze, Roma e anche Torino, non ha una linea di alta velocità, servizio che è stato più facile arrivare dove c’è pianura. Noi non ce l’abbiamo, e questo vuol dire che da Genova per arrivare a Roma ci mettiamo ancora quattro ore e quarantacinque minuti, mentre da Milano, che è molto più lontana si impiega meno tempo. Ogni tanto, quando vado ad esempio a  Bologna o a Parma, mi accorgo di quanto sia importante la loro posizione geografica: hanno migliaia di strade che la collegano, e quindi chiaramente, se fossi un’azienda, preferirei andarmi ad insediare laddove i miei camion possono uscire agevolmente e raggiungere tutta Italia, piuttosto che percorrere strade sicuramente più strette, più rischiose, ma anche più lente come percorrenza, che indubbiamente aumentano i costi e non favoriscono la velocità dei trasporti.

 

Tutti gli sfollati hanno già ottenuto una sistemazione ?

Sì, assolutamente sì. Anche questo è un risultato per cui bisogna fare un plauso al sindaco e agli assessori che se ne sono occupati, in modo particolare all’assessore Piciocchi. Devo dire che, guardando a eventi catastrofici accaduti in Italia e che possono essere assolutamente paragonati al crollo del nostro ponte, come il terremoto in Emilia e il terremoto in Abruzzo, ci sono ancora persone delle sistemazioni di fortuna, tende, case provvisorie o quant’altro, mentre il comune di Genova fin da subito ha garantito la possibilità di avere degli alloggi e nel giro di 60 giorni abbiamo assicurato a tutti gli sfollati una sistemazione. Ma non solo, infatti verrà  riconosciuta una quota per ogni casa che, se sarà abbattuta, risulterà di tre volte superiore al valore commerciale che aveva l’immobile. Faccio un esempio: in Via Fillak, in zona ponte, se prima della caduta si vendeva una casa di cento metri quadrati, se va bene si ottenevano settanta/ottantamila euro…adesso si parla di un risarcimento di circa duecentomila euro, quindi di fatto di tre volte il valore precedente. A livello affettivo naturalmente nessuno ti può ripagare il valore della tua abitazione, ma sicuramente aumentare il suo valore dà la possibilità di trovare una casa magari in una zona più bella e anche più comoda. Ciò aiuta sicuramente a provare un po’ meno nostalgia nell’allontanarsi dal luogo in cui si è vissuti per tanti anni.

 

Un’ultima domanda…Quali emozioni ha provato dopo l’accaduto, considerato che il  Morandi era un collegamento importante e utilizzato da tutti?

Beh…le immagini non si cancellano…quindi abbiamo dovuto farci forza, soprattutto per una città che non poteva avere degli amministratori che si fermassero e che si disperassero.

Abbiamo pianto in silenzio, a casa; pubblicamente abbiamo invece cercato di mantenere la mente lucida e di portare avanti tutto, perché la città aveva bisogno di amministratori presenti, amministratori che non perdessero neanche per un attimo la lucidità e la razionalità. E’ evidente che, ancora nella commemorazione che abbiamo fatto per l’ultima manifestazione tenutasi a Podistica, quando ci si trova vicino ai parenti delle vittime, viene un senso di infinita tristezza, ma anche di rabbia. Visto che per me la vita umana è il valore più grande, non è accettabile che una persona, comprese delle famiglie con dei bambini, non vedranno mai la gioia di finire la scuola, di laurearsi, di avere una famiglia…è qualcosa che mi rimarrà impressa.

Noi ci teniamo le nostre emozioni, ma poi ognuno somatizza e dà l’importanza che pensa. Per me è enorme, e anche se fosse stata una sola vita umana sarebbe stata comunque troppo. Quarantatré vittime, compresi molti giovani, alcuni dei quali bambini, è ancora più straziante. Non è accettabile che sia accaduto per colpa di superficialità umana, ma anche di chi non ha saputo prendersi la responsabilità di bloccare un ponte chiudendolo, decisione che avrebbe causato sicuramente dei problemi, ma avrebbe salvato quarantatré vite. Un amministratore pubblico deve avere il coraggio di prendere decisioni che possono essere indigeste, che possono creare altri problemi; però se questo vuol dire fare un buon lavoro salvando delle vite umane e impedendo che succeda una tragedia del genere, tu lo DEVI fare, costi quel che costi. Questo è quello che penso io e quello che farò sempre, finché sarò qui.

 

 

 

 

Fonte immagin: www.genoatangomarathon.com