“La grande amica”: un grande romanzo di Catherine Dune

Di Amodeo Alessandro

 

La protagonista della vicenda è senza dubbio Miriam. La quale ha compiuto il suo sedicesimo compleanno da poco, provenendo da una famiglia non benestante, a lei come ai fratelli, i vestiti venivano cuciti dalla madre, la stessa provvedeva pure a tagliargli i capelli qualora fossero cresciuti. Miriam è una ragazza in gabbia, la vita che conduce non fa si che la ragazza, lo spirito della gioventù si possa liberare. Il tutto dettato in primo luogo dalla situazione economica ed in secondo dai tanti fratelli a cui badare. Miriam però cambia; in seguito ad un viaggio a Galway con Marie-Thérèse, decide di cambiare sia abbigliamento sia capigliatura. Fa shoppping con l’amica comprando jeans di Levi’s, magliette aderenti, vestiti lungi e scollati, la stessa amica una volta che Miriam finisce i suoi soldi le offre il parrucchiere. Miriam capisce che Marie-Thérèse è la sua guida, è la ragazza alla quale ambire ad essere il più presto possibile, ma facendo così, essendo come una spugna perde di vista quello che è stato fino ad ora; dopotutto una volta che si incontra una persona che rispecchia in pieno la nostra idea di esempio, che è ciò che vorremmo essere noi è difficile restare se stessi. Una volta che si ha provato a volare è difficile smettere di farlo, perché si ha gustato il sogno che ogni ragazzo ha.

Marie-Thérèse incarna il successo. È una ragazza descritta come ideale, ne troppo alta ne troppo bassa, bionda con gli occhi verdi, ogni suo modo di fare è definito elegante e sensuale dal tenere la sigaretta con le lunghe dita nobili, al soffiare in alto il fumo, al camminare persino il tono della voce è aggraziato, viene descritto solo una volta il modo in cui è vestita: “Mentre ti guardavo, con i tuoi Levi’s neri e la tua camicetta da zingara[…]”. Per non parlare della personalità, “era come una fiamma” ne sfacciata ne timida, sa sempre cosa dire e come dirlo, ogni cosa che fa è corretta e giusta. Più volte nel libro si fa riferimento a “sentivo sempre di più quella vita diventare mia” la vita che Miriam fa accanto a Marie-Thérèse non è altro che un sogno, le sembra tutto bello ed idilliaco, ma il prezzo da pagare è la fiducia. Come un patto col diavolo, ottieni tutto ciò che desideri, ragazzi, notorietà, soldi grazie ai trucchetti delle mance; ma alla fine perdi quella cosa a cui non hai mai pensato e che comprendi essere stata la chiave di tutto e allo stesso tempo la più grande illusione. Il personaggio di Marie-Thérèse è geniale, è la chiave della vicenda ed è il motore della storia, se non ci fosse stata lei Miriam non sarebbe cambiata di una virgola e non avrebbe provato quella doccia fredda che è la delusione. La stessa Marie-Thérèse è un personaggio molto interessante sul quale riflettere a lungo per capire se sia una manna dal cielo o una condanna; nel caso di Miriam, alla fine del sogno c’è stato un brusco risveglio alla realtà.

L’intero libro vede tre diverse ambientazioni: Dublino con la casa di Miriam, il paesino dove è situato l’albergo con tre pub ovvero la nuova casa di Miriam per tutta l’estate oltre che essere il suo posto di lavoro, ed infine Galway, la cittadina irlandese dove Miriam cambia radicalmente, dove matura come realizzare il suo sogno di essere ragazza, ad immagine e somiglianza di Marie-Thérèse.

Miriam scrive a quarant’anni di distanza, ma tutti i fatti relativi all’estate coprono un periodo di, inizialmente 2 giorni, poi una e due settimane fino ad arrivare a due mesi, che coincide con l’inizio di agosto 1973 -la Dunne da di volta in volta delle indicazioni temporali-.

L’intera storia non è altro che un unico flash-back all’interno del quale sono disposti ulteriori flash-back che rivelano il passato di Miriam e una anticipazione che fa intuire la triste vicenda: “Ma come ho detto ormai le cose erano già cambiate”.

L’intera narrazione avviene in prima persona, in quanto non è altro che Miriam stessa che scrive a Marie-Thérèse rievocando tutti i ricordi di quell’estate; all’interno del romanzo discorso diretto ed indiretto si alternano con un primato del tipo diretto, il quale posto in corrispondenza di un dialogo rende evidente come questi ultimi siano nettamente più frequenti delle descrizioni.

Di seguito una descrizione che si incontra nella lettura del libro:

“Scrollando la testa, mi sorridesti di nuovo sistemandoti dietro l’orecchio una lunga ciocca di capelli biondi. Allora per la prima volta notai quanto fossero verdi i tuoi occhi. E il tuo nome sofisticato, francese, quasi poetico, con le vocali aperte, generoso, non come il  mio. <Miriam> era severo e pio, biblico e antiquato. A quell’epoca lo detestavo. Lo trovavo mediocre.”

“Mi parve che cadesse, si ripiegasse su se stesso, che si sgretolasse per la delusione.”

Il libro contiene una grande quantità di frasi che fanno riflettere, per esempio: “Quando te ne andasti, feci una scoperta. Scoprii che non ero più capace di volare”. Questa è forse una delle frasi più gelide che il libro ha, la freddezza della realtà è come una lama, sottile; la frase non è lunga e non contiene parole di difficile comprensione. Ma soffermandosi su quelle stesse parole e cogliendo il significato che vi è dietro si può capire come un’amicizia salda e forte sia la motivazione a proseguire, quando si trova quell’amicizia che non ha bisogno di spiegazioni che vi è e basta, ecco perché penso che questa frase racchiuda in se il vero senso del libro. Il “volare” io lo penso come “vivere” ma non il “non posso vivere senza di te” ma più come un “stare nel mondo” e provare tutto ciò che il mondo offre ricordando ogni momento, non saper più volare vuol dire perdere la capacità di sperare e di avere la fiducia nelle persone e nel loro agire. Alla fine penso proprio che questa frase, seppur abbia tentato di spiegarla, non si può spiegare, la si capisce anche da sola.

Il romanzo scritto dalla Dunne è un romanzo incredibile; una storia di vera amicizia, ma come tutte le cose belle sono destinate a finire, se poi finiscano bene o male sta a noi deciderlo. L’ambientazione è stata scelta nel modo più giusto, un paesino abbandonato  al logoramento del tempo, ma che un tempo era un polo per i giovani con tre pub e un albergo dove passare l’estate guadagnando qualcosa. Interessante come da piccoli spunti presi dalla narrazione sia stato possibile ripercorrere il passato di Miriam; personaggio spettacolare, pieno di sfumature che muta e progredisce grazie alla sola amicizia di Marie-Thérèse, la quale altrettanto intrigante, come la seconda faccia della moneta tradisce l’amicizia creatasi grazie alla sua personalità autentica e al modo di fare ammaliante.

Altro aspetto importantissimo di questo libro: tratta una tematica molto importante e lo ha fatto nel modo più naturale possibile, ovvero come nasce un’amicizia, per spontaneità e puramente per caso, per un evento fortuito e paradossalmente inaspettato poiché quasi banale.

 

Amodeo Alessandro 4^B LSSA IIS Luigi Galvani Milano